pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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troparte. Così dà una possibilità al servo, riservandosi<br />
<strong>di</strong> arrabbiarsi in seguito. Un ulteriore motivo <strong>di</strong> questa<br />
<strong>di</strong>sponibilità può essere la consapevolezza, dettatagli<br />
dalla sua esperienza, che nel mondo ci sono più ragioni<br />
<strong>di</strong> quanto possa prevedere la mente umana; e<br />
che è conveniente fare professione <strong>di</strong> flessibilità intellettuale<br />
e <strong>di</strong> curiosità. In questo modo si potevano<br />
scoprire cose interessanti. E poi che vale una coscia <strong>di</strong><br />
gru davanti alla possibilità <strong>di</strong> scoprire qualche altro<br />
aspetto del mondo reale? Il prezzo da pagare è minimo;<br />
la possibilità <strong>di</strong> guadagnare è massima. In nome<br />
<strong>di</strong> questa flessibilità intellettuale Currado accetta anche<br />
la non-risposta: egli chiede al servo una <strong>di</strong>mostrazione<br />
scientifica che le gru hanno una gamba sola. Il<br />
servo gli risponde prendendolo invece in contropiede,<br />
con una risposta che è una battuta <strong>di</strong> spirito. Currado<br />
sa che il mondo – come l’uomo – non è fatto soltanto<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrazioni e <strong>di</strong> verità astratte, e si mette a ridere.<br />
Fa la pace con il servo che sa molto bravo (il profumo<br />
che esce <strong>di</strong> cucina attira Brunetta), ma anche <strong>di</strong> poco<br />
cervello. E poi, se avesse cacciato Chichibìo, era sicuro<br />
<strong>di</strong> trovare un altro cuoco così bravo?<br />
3. L’intelligenza, la versatilità e l’irascibilità <strong>di</strong> Currdo<br />
ben si contrappongono con l’immagine fallita della<br />
nobiltà impersonata da Federigo degli Alberighi (V,<br />
9), il quale deve contare sulla fortuna, per ritornare a<br />
quella ricchezza che la sua intelligenza con il paraocchi<br />
e meccanica gli aveva fatto perdere. Ma Boccaccio<br />
mostra anche altri nobili, e ben <strong>di</strong>versi: l’esperto<br />
Musciatto Franzesi (I, 1), che ricorre a criminali per<br />
recuperare dei cre<strong>di</strong>ti, e il giovane e innamorato Nastagio<br />
degli Onesti (V, 8).<br />
4. Gli ospiti <strong>di</strong> Currado sono pure ombre, come altrove<br />
gli ambasciatori <strong>di</strong> Geri Spina (VI, 2).<br />
5. Chichibìo è un cuoco bravo, ma ha poco cervello:<br />
dà una coscia in cambio <strong>di</strong> una promessa <strong>di</strong> pagamento<br />
e <strong>di</strong>menticando <strong>di</strong> avere un padrone irascibile e capace<br />
<strong>di</strong> controllare con occhio vigile il comportamento<br />
e le malefatte dei servi. Cede al presente e <strong>di</strong>mentica<br />
quel che gli può capitare in futuro. Anche quando<br />
il padrone lo interroga, ricorre alla stessa strategia:<br />
uscire dalle <strong>di</strong>fficoltà presenti. Non si accorge che,<br />
così facendo, non risolve il problema, lo sposta soltanto<br />
nel futuro ed anzi lo aggrava. Per caso gli esce<br />
<strong>di</strong> bocca quella battuta che lo fa uscire dai guai. Probabilmente<br />
quella è stata l’unica battuta che in tutta la<br />
vita gli è uscita dal cervello. Tale mancanza d’intelligenza<br />
caratterizza, secondo Boccaccio, quasi tutti gli<br />
esponenti delle classi inferiori. Chichibìo si è trovato<br />
un padrone ben <strong>di</strong>verso da Geri Spina, che manda a<br />
prendere il vino da Cisti fornaio e non si preoccupa <strong>di</strong><br />
controllare il fiasco del servo!<br />
6. La Brunetta va da Chichibìo non perché innamorata,<br />
ma perché sente il profumo <strong>di</strong> arrosto. È guidata<br />
dai desideri del ventre, non da un qualche barlume<br />
d’intelligenza. Quin<strong>di</strong> minaccia Chichibìo, che poi<br />
paga con una promessa, non perché non fosse capace<br />
<strong>di</strong> mantenerla, ma perché sa <strong>di</strong> poter pagare il cuoco<br />
soltanto con le parole. Essa ricorda, ad un livello <strong>di</strong><br />
normalità, l’incre<strong>di</strong>bile serva del cuoco, che è corteggiata<br />
da Guccio Imbratta (VI, 10); e, più in generale,<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 57<br />
ricorda molte altre donne del Decameron – dalla giovane<br />
dei Traversari alle donne <strong>di</strong> Ravenna –, a cui<br />
Boccaccio fa fare brutta figura ed accusa <strong>di</strong> non pensare<br />
con il cervello (V, 8). Ad ogni modo anche qui<br />
l’autore fa delle eccezioni: la giovane siciliana, che<br />
con un piano abilissimo deruba Andreuccio da Perugia<br />
(però è una prostituta...) (II, 5); e la Giovanna, che<br />
restituisce al suo antico lignaggio il povero e balordo<br />
Federigo degli Alberighi (ma è frigida...)(V, 9). Boccaccio<br />
ama le donne, e si ven<strong>di</strong>ca come può quando<br />
esse non lo ricambiano con lo stesso trasporto...<br />
7. La gru svolge una funzione <strong>di</strong> primaria importanza<br />
nell’economia della novella. Altrove la stessa funzione<br />
era stata svolta dal falcone <strong>di</strong> Federigo. Su un banale<br />
comportamento <strong>di</strong> un animale, quello <strong>di</strong> dormire<br />
con una gamba alzata, Boccaccio sviluppa una storia<br />
garbata ed interessante.<br />
Frate Cipolla (VI, 10)<br />
Riassunto. Frate Cipolla era piccolo, buontempone e<br />
abile parlatore. Ogni anno era solito andare a Certaldo<br />
a raccogliere le elemosine fatte dagli sciocchi. Una<br />
volta, dopo la messa promette ai presenti che il pomeriggio<br />
avrebbe mostrato la penna che l’angelo Gabriele<br />
aveva perso quando era andato nella camera della<br />
Madonna a Nazareth. In chiesa tra i presenti ci sono<br />
due suoi amici, Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini,<br />
che pensano <strong>di</strong> giocargli una beffa: sottrargli la<br />
penna. Decidono <strong>di</strong> sottrargliela mentre è occupato a<br />
pranzare. Devono però superare l’ostacolo del servo<br />
del frate, il quale era variamente chiamato: Guccio<br />
Balena, Guccio Imbratta, Guccio Porco, che era bruttissimo,<br />
sempre pronto a dare consigli non richiesti e<br />
che corteggiava tutte le donne che incontrava. Il piano<br />
è semplice: uno intratteneva il fante, l’altro rubava la<br />
penna. Essi però non devono preoccuparsi del fante,<br />
perché è occupato in cucina a corteggiare una donna<br />
grassa e grossa, piccola e mal fatta, con un paio <strong>di</strong><br />
poppe che parevano due cestoni da letame, tutta sudata,<br />
unta ed affumicata. Entrano nella stanza del frate,<br />
trovano la cassetta che contiene la penna, prendono la<br />
penna e, per non lasciar la cassetta vuota, la riempiono<br />
con i carboni che erano in un angolo della stanza.<br />
Il pomeriggio la chiesa è piena <strong>di</strong> gente, accorsa anche<br />
dai paesi vicini, per vedere la penna dell’angelo<br />
Gabriele. Dopo una lunga pre<strong>di</strong>ca preparatoria, frate<br />
Cipolla apre la cassetta e vede i carboni. Non pensa<br />
che sia stato Guccio Imbratta, né se la prende con il<br />
servo inaffidabile. Male<strong>di</strong>ce se stesso per aver affidato<br />
le sue cose al servo che sapeva essere inaffidabile.<br />
Sul suo viso però non compare alcuna emozione e,<br />
dopo aver lodato Dio, richiude la cassetta e incomincia<br />
a raccontare dei suoi viaggi in mezza Europa (in<br />
realtà attraverso i quartieri <strong>di</strong> Firenze), in In<strong>di</strong>a, dove<br />
aveva visto volare i pennuti, a Gerusalemme, dove<br />
Maso del Saggio gli aveva mostrato le sue reliquie (il<br />
<strong>di</strong>to dello Spirito Santo, il ciuffetto del serafino che<br />
era apparso a san Francesco, l’unghia <strong>di</strong> un cherubino,<br />
una costa del Verbun-caro-fatti-alle-finestre). Con<br />
costui egli scambia alcune reliquie. In cambio riceve