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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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(1496ca.-1542). Il confronto mostra le <strong>di</strong>verse e contrapposte<br />

funzioni che i vari autori attribuiscono alla<br />

cultura e, in particolare, alla comme<strong>di</strong>a. Dovizi<br />

dall’alto del potere vuole semplicemente <strong>di</strong>vertire.<br />

Machiavelli vuole continuare l’indagine della realtà<br />

effettuale iniziata nel Principe. Ariosto vuole offrire<br />

uno spaccato <strong>di</strong>vertente ma brutale e <strong>di</strong>sincantato della<br />

società e della corte del suo tempo. Beolco vuole<br />

portare sulla scena gli emarginati, gli esclusi, i conta<strong>di</strong>ni,<br />

il mondo rovesciato. Il confronto permette <strong>di</strong> cogliere<br />

la ricchezza della prospettiva goldoniana e la<br />

ricchezza delle prospettive delle comme<strong>di</strong>e del Cinquecento.<br />

Permette soprattutto <strong>di</strong> riflettere sul passato<br />

e sul presente, sui problemi dell’altro ieri, <strong>di</strong> ieri e <strong>di</strong><br />

oggi. I gran<strong>di</strong> scrittori non sono legati al loro tempo.<br />

Per questo motivo riescono a parlare della realtà molto<br />

<strong>di</strong> più e molto meglio delle inchieste sociologiche.<br />

E, nello stesso tempo, riescono a farlo <strong>di</strong>vertendo il<br />

loro pubblico.<br />

13. A 250 anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza Goldoni risulta ancora uno<br />

scrittore attuale, interessante e coinvolgente. E si può<br />

apprezzare nella lingua originale, perché l’ita<br />

liano, come il <strong>di</strong>aletto, non sono mutati. Non sono<br />

mutati in modo significativo né negli ultimi 250 anni,<br />

né negli ultimi 900 anni. La <strong>di</strong>fferenza o<strong>di</strong>erna tra<br />

l’italiano standard e il <strong>di</strong>aletto è la stessa tra l’italiano<br />

<strong>di</strong> oggi e l’italiano parlato dagli scrittori della scuola<br />

siciliana. Il <strong>di</strong>aletto delle varie regioni italiane ha subito<br />

invece ra<strong>di</strong>cali trasformazioni: era una lingua<br />

straniera e, in genere, è scomparso o si è ricostruito<br />

sulla lingua ufficiale. La duplice realtà costituita da<br />

lingua ufficiale e <strong>di</strong>aletto locale mostra però che<br />

l’Italia è stata sempre <strong>di</strong>visa in due classi: quella dominante,<br />

che parlava la lingua ufficiale o un <strong>di</strong>aletto<br />

profondamente italianizzato, e quella dominata, che<br />

parlava un <strong>di</strong>aletto strettissimo, che sarebbe <strong>di</strong>venuto<br />

incomprensibile agli stessi popolani <strong>di</strong> qualche generazione<br />

successiva.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 117<br />

GIUSEPPE PARINI (1729-1799)<br />

La vita. Giuseppe Parini nasce a Bosisio, in Brianza,<br />

nel 1729. A 10 anni va a Milano da una prozia, che<br />

gli promette una piccola ere<strong>di</strong>tà, se <strong>di</strong>venta sacerdote.<br />

Nel 1752 termina gli stu<strong>di</strong> ed entra nell’Accademia<br />

dei Trasformati, che appoggia il moderato rinnovamento<br />

culturale ed economico del governo asburgico.<br />

Nel 1754 è or<strong>di</strong>nato sacerdote. Entra poi come precettore<br />

in casa dei duchi Serbelloni, dove resta fino al<br />

1762. Qui viene in contatto con i maggiori intellettuali<br />

e con la società milanese, e conosce le opere degli<br />

illuministi francesi. Nel 1763 pubblica il Mattino,<br />

la prima parte del poema Il Giorno, che gli frutta<br />

qualche guadagno e il consenso degli intellettuali filogovernativi.<br />

Nel 1765 pubblica il Mezzogiorno, la<br />

seconda parte del poema. Con essa termina il periodo<br />

<strong>di</strong> Illuminismo moderato che aveva caratterizzato la<br />

sua attività culturale. Quando il governo asburgico dà<br />

un impulso più ra<strong>di</strong>cale alle riforme, gli intellettuali<br />

milanesi filogovernativi si <strong>di</strong>vidono: il gruppo del<br />

“Caffè”, che segue la nuova linea <strong>di</strong> governo; e Parini<br />

e l’Accademia dei Trasformati, che si <strong>di</strong>mostrano più<br />

cauti, in nome <strong>di</strong> una visione tra<strong>di</strong>zionale dell’economia,<br />

che puntasse sull’agricoltura e non sui<br />

commerci. Dietro a queste scelte stanno classi <strong>di</strong>verse:<br />

l’aristocrazia latifon<strong>di</strong>sta e la borghesia de<strong>di</strong>ta ai<br />

commerci. Parini si schiera con la prima, che a suo<br />

avviso garantirebbe stabilità e or<strong>di</strong>ne sociale; ed è ostile<br />

alla seconda, che sarebbe causa <strong>di</strong> mutamenti<br />

sociali. Ciò però provoca la sua emarginazione politica,<br />

che aumenta dopo il 1780, quando il governo asburgico<br />

accentua il riformismo. Il poeta teme <strong>di</strong> perdere<br />

il moderato benessere economico raggiunto ed<br />

invi<strong>di</strong>a gli intellettuali, come il gruppo del “Caffè”,<br />

che si sono de<strong>di</strong>cati non alla poesia, ma a settori più<br />

red<strong>di</strong>tizi, come l’economia, il <strong>di</strong>ritto e la finanza. Parini<br />

si de<strong>di</strong>ca anche alla vita mondana e coltiva amori,<br />

più o meno platonici, per numerose dame: tra il 1773<br />

e il 1776 ha un rapporto burrascoso con Teresa Mussi<br />

e, quando essa si sposa, ne <strong>di</strong>venta per qualche tempo<br />

il cavalier servente. Negli anni successivi scrive alcune<br />

delle sue o<strong>di</strong> più famose, che de<strong>di</strong>ca alle sue dame<br />

protettrici e alla <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> una moralità austera. Nel<br />

1777 entra a far parte dell’Accademia dell’Arca<strong>di</strong>a.<br />

Riprende in mano Il Giorno, senza riuscire a continuarlo.<br />

Nel 1789 scoppia la Rivoluzione francese. Per<br />

essa <strong>di</strong>mostra più interesse che entusiasmo. Nel 1796<br />

i francesi entrano a Milano. Egli accetta un incarico<br />

come membro della Municipalità citta<strong>di</strong>na, preoccupandosi<br />

soprattutto <strong>di</strong> opporsi alle angherie dei francesi.<br />

Ben presto ne viene estromesso. Muore nel<br />

1799.<br />

Le opere. Parini scrive il poemetto Il Giorno, che doveva<br />

essere composto <strong>di</strong> 3 parti: Mattino (1763), Mezzogiorno<br />

(1765) e Sera. Egli pubblica soltanto le prime<br />

due; in seguito sdoppia la Sera in Vespro e Notte,<br />

che però restano incompiuti. Scrive numerose O<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

ispirazione civile o autobiografica (La vita rustica,

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