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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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igò le guance <strong>di</strong> belle lacrime. 20. Quin<strong>di</strong> piangendo<br />

<strong>di</strong>ceva: “Su <strong>di</strong> voi conservate questa dolente storia, o<br />

amiche piante, perché, se avverrà che sotto le vostre<br />

ombre gra<strong>di</strong>te riposerà qualche innamorato fedele,<br />

senta risvegliarsi nel cuore una dolce pietà per le mie<br />

sventure così varie e così numerose e <strong>di</strong>ca: ‘Ah!, la<br />

Fortuna e l’Amore <strong>di</strong>edero una ricompensa troppo ingiusta<br />

e troppo crudele ad una fedeltà così grande!’.<br />

21. Forse avverrà, se il Cielo benigno ascolta affettuoso<br />

qualche preghiera dei mortali, che un giorno venga<br />

in queste selve colui (=Tancre<strong>di</strong>) che forse ora non si<br />

cura affatto <strong>di</strong> me e, volgendo gli occhi dove giacerà<br />

sepolto questo mio corpo infermo e fragile, conceda<br />

alle mie sofferenze il tardo premio <strong>di</strong> poche lacrimette<br />

e <strong>di</strong> sospiri. 22. Perciò, se in vita il cuore fu infelice,<br />

almeno in morte lo spirito sia felice; e il mio cenere<br />

privo delle sue fiamme goda ciò che a me non è lecito<br />

godere”. Così ragiona con i tronchi sor<strong>di</strong> e fa scaturire<br />

due fontane <strong>di</strong> pianto dai suoi begli occhi. Intanto<br />

Tancre<strong>di</strong> si aggira dove la sorte lo trascina lontano da<br />

lei, per inseguirla (=la crede Clorinda, la donna che<br />

ama).<br />

Commento<br />

1. Erminia è la donna innamorata che, per vedere<br />

Tancre<strong>di</strong>, l’uomo che ama, compie l’impresa rischiosa<br />

<strong>di</strong> entrare nel campo cristiano. Non ha fortuna, perché<br />

viene scoperta, ma riesce a far perdere le sue tracce<br />

agli inseguitori. In tal modo può scoprire la natura, le<br />

rive del Giordano, i boschi e gli uccelli. Incontra anche<br />

il mondo tranquillo dei pastori, presso i quali decide<br />

<strong>di</strong> fermarsi. La donna indossa le vesti ruvide che<br />

le sono date, ma dai movimenti si vede che non appartiene<br />

al mondo pastorale. Conosce un po’ <strong>di</strong> tranquillità,<br />

ma il suo pensiero è sempre rivolto a Tancre<strong>di</strong>,<br />

<strong>di</strong> cui è innamorata. E, mentre le pecore riposano,<br />

incide la sua infelice storia d’amore sulla corteccia<br />

degli alberi; ed immagina che egli passi in quei luoghi,<br />

veda la sua tomba e sparga qualche lacrimetta.<br />

Ciò avrebbe reso felice almeno il suo spirito. Alla fine<br />

del poema dopo tante peripezie la sua storia con Tancre<strong>di</strong><br />

ha un lieto fine.<br />

2. Erminia è una tipica figura tassiana: le lacrime<br />

sgorgano fluenti dagli occhi ed il cuore è sempre tormentato<br />

da un amore o da una passione infelice. O da<br />

un dovere che contrasta con i propri desideri. Tasso<br />

vorrebbe contemporaneamente vivere i valori della<br />

natura, i valori della società ed i valori della fede. Perciò,<br />

come già nell’Aminta, canta le gioie naturali<br />

dell’amore e la vita pastorale; ma canta anche l’onore,<br />

la fama, la gloria; infine canta anche la fede religiosa,<br />

che vive in modo intenso, scrupoloso e drammatico.<br />

Gli uni e gli altri sono però in conflitto, ed egli non sa<br />

conciliarli. Vorrebbe contemporaneamente abbandonarsi<br />

all’amoralità della natura; raggiungere la gloria<br />

e l’onore; vivere sinceramente ma anche in modo<br />

formalistico ed esteriore la sua fede. I risultati sono<br />

personaggi <strong>di</strong>laniati, come lui, dai conflitti, che trovano<br />

pace soltanto nel sottomettersi esteriormente ad<br />

una regola (sociale o religiosa che sia) che non libera,<br />

ma opprime i loro sentimenti ed i loro desideri.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 93<br />

3. L’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Erminia mostra le <strong>di</strong>fferenze tra Ariosto<br />

e Tasso: il primo è interessato all’avventura, al<br />

movimento e ad esplorare la realtà; il secondo è invece<br />

interessato a parlare <strong>di</strong> sentimenti, <strong>di</strong> passioni, <strong>di</strong><br />

sospiri, <strong>di</strong> sofferenze amorose, <strong>di</strong> lacrime che sgorgano<br />

copiosissime, ed esplora con grande sensibilità e<br />

con grande intuito l’animo dei suoi personaggi.<br />

4. La parte finale dell’episo<strong>di</strong>o richiama la canzone<br />

petrarchesca Chiare, fresche e dolci acque (Canzoniere,<br />

CXXVI).<br />

La morte <strong>di</strong> Clorinda (XII, 52-70)<br />

52. [Tancre<strong>di</strong>] vuole provarla nelle armi: la stima un<br />

uomo valoroso, con il quale il suo valore si possa misurare.<br />

La donna (=Clorinda) sta girando intorno alla<br />

cima del colle verso un’altra porta della città, dove si<br />

propone <strong>di</strong> entrare. Egli la insegue con impeto; perciò,<br />

molto prima <strong>di</strong> raggiungerla, fa risuonare le armi.<br />

Ella si volta e grida: “Tu, che corri così, che cosa porti?”.<br />

Rispose: “Porto guerra e morte!”. 53. “Guerra e<br />

morte avrai” <strong>di</strong>sse, “io non rifiuto <strong>di</strong> dartela, se tu la<br />

cerchi!” E ferma attende. Tancre<strong>di</strong>, che ha veduto il<br />

suo nemico a pie<strong>di</strong>, non vuole usare il cavallo e scende.<br />

L’una e l’altro impugnano la spada <strong>appunti</strong>ta, aguzzano<br />

l’orgoglio e accendono l’ira, e si assaltano<br />

come due tori gelosi e infuriati. 54. Imprese così memorabili<br />

sarebbero degne <strong>di</strong> avvenire alla luce del Sole<br />

e alla presenza <strong>di</strong> un gran pubblico. O notte, che<br />

richiudesti nelle tue profonde tenebre e nell’oblio<br />

un’impresa così grande, conce<strong>di</strong>mi <strong>di</strong> trarla fuori<br />

dell’oscurità, <strong>di</strong> esporla e <strong>di</strong> tramandarla in piena luce<br />

alle genti future. Possa continuare a vivere la loro fama;<br />

e con loro possa risplendere il profondo ricordo<br />

delle tue tenebre! 55. Costoro non vogliono sfidare i<br />

colpi, non li vogliono parare, non vogliono <strong>di</strong>fendersi,<br />

né qui <strong>di</strong>mostrano la loro abilità <strong>di</strong> duellanti. Non<br />

danno colpi ora finti, ora pieni, ora scarsi: l’oscurità<br />

ed il furore tolgono loro la capacità <strong>di</strong> combattere abilmente.<br />

Si odono le spade urtarsi violentemente a<br />

metà lama, e il piede non abbandona l’impronta: il<br />

piede sta sempre fermo e la mano è sempre in movimento,<br />

né scendono invano i colpi <strong>di</strong> taglio, né quelli<br />

<strong>di</strong> punta vanno a vuoto. 56. La vergogna [d’essere stati<br />

colpiti] spinge lo sdegno alla vendetta e la vendetta<br />

[così ottenuta] rinnova poi la vergogna del [nemico],<br />

perciò sempre un nuovo stimolo e sempre una nuova<br />

causa si aggiungono per ferire e per colpire. Di momento<br />

in momento lo scontro si fa sempre più vicino<br />

e sempre più serrato: non giova adoperare la spada, si<br />

colpiscono con i pomi dell’elsa e, con furia bestiale e<br />

con ferocia, cozzano insieme con gli elmi e con gli<br />

scu<strong>di</strong>. 57. Il cavaliere stringe tre volte la donna con le<br />

sue braccia robuste; ed altrettante volte ella si scioglie<br />

da quei no<strong>di</strong> tenaci, no<strong>di</strong> <strong>di</strong> nemico feroce, non <strong>di</strong> amante.<br />

Tornano alle spade, e l’una e l’altro la intingono<br />

in numerose ferite; e, stanchi e desiderosi [<strong>di</strong> un<br />

po’ <strong>di</strong> tregua], ambedue alla fine in<strong>di</strong>etreggiano e, dopo<br />

quel lungo faticare, respirano. 58. L’un guarda<br />

l’altro ed appoggia sul pomo della spada il suo corpo<br />

esangue. Ormai la luce dell’ultima stella si sta spe-

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