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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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Vangelo 6. a tutti i popoli della terra. 7. O voi, che<br />

adorate falsi dei, rivolgétevi a Gerusalemme ed ascoltate<br />

la buona novella; ritornàte ad adorare il vero Dio!<br />

8. E voi, o spose, vicine al parto doloroso, non rivolgétevi<br />

più a Giunone: cresce consacrato allo Spirito<br />

Santo il figlio, che avete in grembo. 9. La schiava non<br />

deve più invi<strong>di</strong>are i figli nati liberi, perché il Signore<br />

è morto per tutti i figli d’Eva. 10. I cieli annunciano<br />

una nuova libertà, azioni più belle e una nuova pace,<br />

che il mondo deride ma che non può togliere. 11. O<br />

Spirito Santo, davanti ai tuoi altari, in selve inospitali,<br />

su mari deserti, da tutte le parti della terra, 12. noi<br />

T’imploriamo! Discen<strong>di</strong> su chi Ti conosce e su chi<br />

non Ti conosce; riànima i cuori presi dal dubbio; rinnova<br />

gli animi. 13. O Amore, smorza gli atteggiamenti<br />

<strong>di</strong> superbia; raffòrzaci con i tuoi doni; dònaci quei<br />

pensieri che il giorno della morte non cambia. E, come<br />

il sole dà e alimenta la vita del fiore, 14. che senza<br />

<strong>di</strong> lui morrebbe, così Tu fa’ con noi. 15. Noi<br />

T’imploriamo! Consola l’infelice, intimorisci il violento!<br />

16. Da’ forza e fiducia al povero: chi ha ricevuto<br />

in più, dòni con volto amichevole. 17. Spira nel<br />

sorriso dei nostri bambini; spargi rossore sul viso delle<br />

fanciulle; manda le gioie interiori alle vergini che si<br />

sono ritirate dal mondo; consacra l’amore pudìco delle<br />

spose. 18. Modera l’ar<strong>di</strong>re dei giovani; sorrèggi i<br />

propositi degli adulti; rièmpi <strong>di</strong> santi desideri il cuore<br />

dei vecchi; brilla nello sguardo errante <strong>di</strong> chi muore<br />

nella speranza.<br />

Commento<br />

1. L’inno si può <strong>di</strong>videre in quattro parti:<br />

a) la domanda (retorica) dov’era la Chiesa (=gli 11<br />

apostoli e la Madonna) quando Gesù Cristo era crocifisso;<br />

e la risposta che la Chiesa, tutta impaurita, se ne<br />

stava nascosta (1-4);<br />

b) l’effetto della <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo sulla<br />

Chiesa, che acquista il coraggio e la forza <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>care<br />

il Vangelo a tutti gli uomini (5-6);<br />

c) l’invito a tutti gli uomini ad ascoltare il Vangelo, a<br />

rivolgersi allo Spirito Santo e a fare propria la nuova<br />

libertà interiore (7-10); e<br />

d) l’implorazione finale allo Spirito Santo affinché <strong>di</strong>a<br />

forza e fiducia a tutti coloro che si rivolgono a Lui<br />

(11-18).<br />

2. L’autore non vuole presentare una Chiesa trionfante<br />

(come era solita fare la Chiesa post-tridentina e la<br />

gerarchia ecclesiastica del suo tempo): mostra la paura<br />

e l’incertezza degli apostoli dopo la crocifissione e<br />

la morte <strong>di</strong> Cristo. Essi non sono eroi, sono uomini<br />

come tutti gli altri, sono deboli e fragili. Mostra<br />

quin<strong>di</strong> l’effetto vivificante che ha su <strong>di</strong> essi e su tutti<br />

gli uomini la <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo, che dà forza<br />

e che fa sentire ovunque la sua presenza e il suo benefico<br />

influsso. Dio non è più lontano dall’uomo, irraggiungibile<br />

e misterioso; Egli, come l’aveva sentito<br />

sant’Agostino, è vicino all’uomo, ad<strong>di</strong>rittura dentro<br />

l’animo umano.<br />

3. Nella parte finale il poeta fa un lungo elenco <strong>di</strong> coloro<br />

che ripongono fiducia nello Spirito Santo e che<br />

da Lui aspettano forza e coraggio: l’infelice, il pove-<br />

144<br />

ro, i bambini, le fanciulle, le suore, le spose, i giovani,<br />

gli adulti, i vecchi e chi sta morendo. Non <strong>di</strong>mentica<br />

però il violento, a cui lo Spirito deve ispirare sgomento<br />

e pensieri <strong>di</strong> pietà. Questa parte propone personaggi<br />

e situazioni che saranno sviluppati nei Promessi<br />

sposi: Lucia, padre Cristoforo, l’Innominato, il car<strong>di</strong>nale<br />

Federigo Borromeo, don Rodrigo morente al lazzaretto<br />

ecc.<br />

4. L’autore riprende la <strong>letteratura</strong> religiosa e le dà una<br />

nuova <strong>di</strong>gnità artistica dopo secoli <strong>di</strong> silenzio: gli autori<br />

precedenti appartengono al Duecento: Francesco<br />

d’Assisi, Tommaso da Celano, Jacopone da To<strong>di</strong>; al<br />

Trecento: santa Caterina da Siena, Jacopo Passavanti;<br />

anche al Settecento: Metastasio. In Germania invece<br />

Martin Lutero (1483-1546) dà un grande impulso alla<br />

lirica religiosa.<br />

L’Adelchi (1819-22) affronta il problema del male e<br />

del dolore nella storia e il problema politico<br />

dell’oppressione degli italici, che rimanda all’oppressione<br />

presente degli italiani. La trage<strong>di</strong>a è ambientata<br />

nel 772-774. La trama è la seguente:<br />

Riassunto. I longobar<strong>di</strong> <strong>di</strong> re Desiderio, che già opprimono<br />

gli italici, invadono i territori della Chiesa. Il<br />

papa Adriano allora chiede aiuto a Carlo, re dei franchi,<br />

che scende in Italia e sconfigge i longobar<strong>di</strong>. Gli<br />

italici però non ottengono la libertà che speravano:<br />

vincitori e vinti si uniscono e pesano sulle loro spalle.<br />

Alla fine degli scontri Adelchi, ferito a morte, invita il<br />

padre a fare la pace.<br />

Il dramma dei tre popoli è anche il dramma degli in<strong>di</strong>vidui<br />

– soprattutto Adelchi e la sorella Ermengarda<br />

–, che si sentono schiacciati da fatti che non possono<br />

controllare e che si devono affidare con una fiducia<br />

incrollabile alla Provvidenza <strong>di</strong>vina, i cui fini restano<br />

imperscrutabili.<br />

Nel coro dell’atto III il poeta presenta il dramma e le<br />

illusioni degli italici alla vista dei longobar<strong>di</strong> sconfitti<br />

dai franchi.<br />

Adelchi (atto III, coro) (1819-22)<br />

1. Dagli antichi palazzi ricoperti <strong>di</strong> muschio, dalle<br />

piazze abbandonate, dai boschi, dalle officine riarse<br />

dal fuoco e rumorose per il lavoro, dai campi bagnati<br />

dal sudore [<strong>di</strong> un popolo] asservito, una plebaglia <strong>di</strong>visa<br />

rapidamente si sveglia, tende l’orecchio, solleva<br />

il capo, colpita da una nuova e sempre più <strong>di</strong>ffusa notizia.<br />

2. Dagli sguar<strong>di</strong> dubbiosi, dai visi timorosi – come un<br />

raggio <strong>di</strong> sole in mezzo a nuvole spesse – traluce il<br />

superbo valore degli antichi romani: negli sguar<strong>di</strong>, nei<br />

visi, confuso ed incerto, si mescola e contrasta il <strong>di</strong>sprezzo<br />

sofferto con il misero orgoglio <strong>di</strong> un tempo<br />

ormai passato.<br />

3. Si raduna desiderosa [<strong>di</strong> sapere], si <strong>di</strong>sperde impaurita<br />

[della sua audacia], per sentieri tortuosi, con passo<br />

indeciso; fra timore e desiderio avanza e si ferma; e<br />

guarda e riguarda, scoraggiata e confusa, la turba <strong>di</strong>-

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