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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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cite stelle, il singhiozzo del ruscello, quel cupo tumulto,<br />

il singulto del ruscello, un rivo canoro, gri<strong>di</strong> ecc.),<br />

le luci (lampi, cirri <strong>di</strong> porpora e d’oro ecc.) e le sensazioni<br />

(umida sera, infinita tempesta, la fame). La<br />

poesia quin<strong>di</strong> rivela una complessità insospettata, nascosta<br />

da una apparente spontaneità. Anche qui le rime<br />

alterne sono “nascoste” dalla ricchezza sonora dei<br />

versi.<br />

2. Il simbolismo della poesia è semplice ed imme<strong>di</strong>ato:<br />

il giorno fu sconvolto da un temporale, ma ora la<br />

sera è tranquilla; la vita del poeta fu piena <strong>di</strong> dolori,<br />

ma ora la vecchiaia è tranquilla. Il poeta compare per<br />

un momento al v. 21, quin<strong>di</strong> agli inizi del v. 31, infine<br />

appare in tutta l’ultima strofa. Il simbolismo però non<br />

è totale: il poeta non paragona soltanto la sua vita al<br />

giorno, poiché permette che ci sia un collegamento<br />

effettivo, costituito dall’identificazione, alla fine della<br />

poesia, tra la sera della sua vita e la sera del giorno.<br />

Anche il simbolismo così smussato vuole essere spontaneo,<br />

“naturale”, e vuole evitare <strong>di</strong> essere cervellotico,<br />

intellettuale, forzato. La strofa finale collega ben<br />

tre sere: la sera del giorno, la sera della vita del poeta<br />

e la sera <strong>di</strong> quand’era bambino. Il poeta ormai adulto<br />

vuole ritornare bambino e recuperare quelle manifestazioni<br />

<strong>di</strong> affetto che non ha ricevuto. Ma, contemporaneamente,<br />

anche la poetica <strong>di</strong> Pascoli invita a ritornare<br />

bambini. Quin<strong>di</strong> nel bambino (prodotto dal ricordo)<br />

che si addormenta c’è sia il Pascoli-in<strong>di</strong>viduo<br />

colpito da lutti familiari, sia il Pascoli-poeta antirazionale<br />

e decadente, sia il lettore che il poeta vuole<br />

riportare ad una situazione prelogica.<br />

3. La poesia ha la stessa struttura de Il gelsomino notturno:<br />

due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> eventi, uno naturale (il temporale<br />

del giorno, che si conclude con una sera tranquilla) e<br />

uno umano (la vita piena <strong>di</strong> dolori del poeta che si<br />

conclude con una maturità – la sera della vita – ugualmente<br />

tranquilla). La vita del poeta quin<strong>di</strong> ha le<br />

stesse caratteristiche degli eventi che hanno caratterizzato<br />

il giorno. A questo punto il poeta, che sta vivendo<br />

la sera del giorno e la sera della vita, va con il<br />

pensiero alla sera <strong>di</strong> quand’era bambino: sua madre<br />

gli rimboccava le coperte ed egli si addormentava.<br />

Questa struttura, assolutamente invisibile, rimanda a<br />

strutture simili, peraltro molto più semplici, della poesia<br />

barocca, ad esempio Donna che si pettina (la metafora<br />

è condotta senza forzature per tutto il sonetto) e<br />

Per la sua donna, che avea spiegate le sue chiome al<br />

sole (l’uso in più significati della parola sol) <strong>di</strong> Marino<br />

e Sembran fere d’avorio in bosco d’oro <strong>di</strong> Narducci<br />

(il triplice uso della parola preda).<br />

4. Il poeta, soprattutto nell’ultima strofa, parla non alla<br />

ragione, bensì alla parte sensitiva, irrazionale, inconscia<br />

dell’uomo, con un linguaggio fatto <strong>di</strong> suoni e<br />

<strong>di</strong> immagini suggestivi e ipnotici. Alla fine anche la<br />

coscienza si <strong>di</strong>ssolve nel ricordo del passato e nel sonno<br />

del bambino, indotto e cullato dalle campane.<br />

L’effetto suggestivo e ipnotico è prodotto da un climax<br />

<strong>di</strong>scendente: il suono delle campane <strong>di</strong>venta sempre<br />

più lontano e sempre più tenue, via via che il poeta<br />

cade nell’incoscienza del sonno.<br />

174<br />

5. La ripetitività e la ciclicità della vita e della morte,<br />

il ricongiungimento della maturità all’infanzia attraverso<br />

il ricordo viene confermato anche dalla chiusura,<br />

sempre uguale e sempre <strong>di</strong>versa, <strong>di</strong> ogni strofa:<br />

che pace, la sera!, nell’umida sera!, nell’ultima sera!<br />

ecc. Il ricorso a strutture cicliche (la fine del componimento<br />

si riallaccia al suo inizio) è presente anche in<br />

Lavandare e Orfano.<br />

6. Conviene confrontare La mia sera con La quiete<br />

dopo la tempesta e con Il passero solitario <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong>.<br />

Il poeta <strong>di</strong> Recanati fa del temporale il simbolo del<br />

dolore, che funesta la vita degli animali come degli<br />

esseri umani. Il <strong>di</strong>alogo avviene a tre: il poeta rimprovera<br />

la natura <strong>di</strong> aver fatto agli uomini promesse <strong>di</strong><br />

felicità, che poi non ha mantenuto e che ha sostituito<br />

con dolori ed affanni. Pascoli invece si rinchiude nel<br />

suo io egoistico: la sera è la sua sera, la sera della sua<br />

vita. Gli altri non vi hanno posto. Il <strong>di</strong>alogo avviene<br />

tra sé e sé o al massimo, come succede nel Gelsomino<br />

notturno (v. 2), tra sé e il ricordo dei familiari defunti.<br />

In ogni caso gli altri non ci sono o sono esclusi o, come<br />

ne La siepe dei Poemetti, sono tenuti lontani. Anche<br />

ne Il passero solitario Leopar<strong>di</strong> è proiettato verso<br />

il mondo esterno: guarda con un misto d’invi<strong>di</strong>a e rassegnazione<br />

i suoi coetanei che escono nelle vie del<br />

paese desiderosi <strong>di</strong> cogliere la loro giovinezza e l’amore.<br />

E tuttavia è anche capace <strong>di</strong> abbandonarsi con<br />

piacere e con stupore alla bellezza del paesaggio:<br />

“Questo giorno ch’omai cede alla sera [...] par che<br />

<strong>di</strong>ca Che la beata gioventù vien meno”. La stessa<br />

proiezione verso gli altri si trova anche ne Il sabato<br />

del villaggio. Pascoli invece si rinchiude dentro il suo<br />

mondo, la sua casa, il suo “nido”, incapace <strong>di</strong> avere<br />

un po’ <strong>di</strong> attenzione per il prossimo e <strong>di</strong> capire che<br />

anche il prossimo ha i suoi problemi e le sue <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Ancora: Leopar<strong>di</strong>, soprattutto nel Canto notturno<br />

<strong>di</strong> un pastore errante dell’Asia, mette in secondo piano<br />

il dolore personale davanti al fatto che tutti gli<br />

uomini provano dolore (è il pessimismo storico), anzi<br />

davanti al fatto che tutti gli esseri viventi, nessuno escluso,<br />

provano dolore (è il pessimismo cosmico). Pascoli<br />

invece è chiuso e immiserito nel suo dolore in<strong>di</strong>viduale,<br />

dal quale non sa né vuole uscire, anzi auspica<br />

La siepe che tenga gli altri fuori del suo “nido”<br />

e della sua intimità. Leopar<strong>di</strong> canta la giovinezza e<br />

l’amore, e prova nostalgia per il passato, anche se doloroso,<br />

mentre non prova alcun interesse, prova anzi<br />

rifiuto, verso il futuro (la maturità non realizza le speranze<br />

della giovinezza, la vecchiaia è triste e sconsolata,<br />

poiché non si ha nulla da <strong>di</strong>re agli altri). Pascoli<br />

invece prova un sospiro <strong>di</strong> sollievo: la fanciullezza<br />

con i suoi lutti e la sua mancanza <strong>di</strong> affetto (X agosto,<br />

La cavallina storna ecc.), e la giovinezza con la sua<br />

solitu<strong>di</strong>ne e la sua mancanza <strong>di</strong> amore (La piccozza<br />

ecc.) sono per fortuna passate. E la vecchiaia – la sua<br />

maturità – ha finalmente portato un po’ <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong><br />

tranquillità.<br />

7. Un confronto si può fare anche con il sonetto Alla<br />

sera <strong>di</strong> Foscolo e con La sera fiesolana <strong>di</strong> D’ Annunzio.<br />

Foscolo si rivolge alla sera, che personifica e con<br />

cui <strong>di</strong>aloga: essa gli fa pensare alla morte, ma dà an-

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