pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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mo<strong>di</strong>ficarla, <strong>di</strong> ribellarsi, <strong>di</strong> riservarsi un ambito, per<br />
quanto piccolo, in cui praticare l’amicizia, la solidarietà,<br />
la <strong>di</strong>fesa della propria umanità e dei propri interessi<br />
economici grazie al fatto <strong>di</strong> stare uniti. Non sono<br />
“sindacalizzati” né “sindacalizzabili”, né hanno alcuna<br />
coscienza <strong>di</strong> classe.<br />
6. La stessa in<strong>di</strong>fferenza e la stessa <strong>di</strong>sumanità sono<br />
espresse dal padrone della miniera e dai compaesani<br />
<strong>di</strong> mastro Misciu e <strong>di</strong> suo figlio. Tutti sono chiusi in<br />
una gabbia <strong>di</strong> egoismo, dalla quale non riescono ad<br />
uscire nemmeno davanti alla morte <strong>di</strong> un padre <strong>di</strong> famiglia.<br />
Lo stesso ingegnere, che per motivi <strong>di</strong> formazione<br />
culturale doveva avere un comportamento più<br />
aperto, se ne ritorna a teatro, quando vede che non si<br />
può fare più niente né per salvare né per recuperare il<br />
corpo <strong>di</strong> mastro Misciu. Ad<strong>di</strong>rittura gli operai pensano<br />
che sia stato Rosso Malpelo a causare la morte del<br />
padre: non erano mai riusciti a vedere l’affetto che legava<br />
padre e figlio. Forse essi e i loro figli si comportavano<br />
<strong>di</strong>versamente da mastro Misciu e da Rosso<br />
Malpelo?<br />
7. L’evaso viene alla miniera per nascondersi. Ma non<br />
resiste a quella vita: dopo 15 giorni se ne va, affermando<br />
che la vita in prigione è migliore <strong>di</strong> quella. Un<br />
<strong>di</strong>scorso chiarissimo, che però non fa riflettere gli altri<br />
minatori: non hanno esperienza <strong>di</strong> vita né sanno riflettere.<br />
8. Nella società umana c’è una gerarchia <strong>di</strong> violenza,<br />
e tale violenza si trasmette anche nei rapporti dell’uomo<br />
con gli animali. L’asino grigio la subisce fin dopo<br />
la morte. In vita era stato declassato a lavorare nella<br />
miniera (l’altra alternativa era <strong>di</strong> finire al mattatoio).<br />
Qui muore <strong>di</strong> stenti e <strong>di</strong> fatica. Il suo corpo, gettato<br />
senza pietà nella sciara, subisce la violenza degli altri<br />
animali, che lo <strong>di</strong>vorano. Eppure in questo modo esso<br />
si rende ancora utile.<br />
9. Nella novella c’è un grande assente, la cui assenza<br />
è colpevole: è lo Stato unitario, che con le tasse e con<br />
la leva obbligatoria ha peggiorato le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita<br />
della popolazione meri<strong>di</strong>onale. In cambio non ha dato<br />
alcun servizio, né giustizia sociale – la terra ai conta<strong>di</strong>ni<br />
–, né sviluppo economico, né un minimo <strong>di</strong> protezione<br />
alle classi meno abbienti. Esso è ancora assente<br />
a 20 anni dall’unità d’Italia. Verga però sottolinea<br />
le con<strong>di</strong>zioni durissime della popolazione, ma non critica<br />
né attacca mai lo Stato italiano, anzi plaude la repressione<br />
milanese del 1898. Lo scrittore crede ingenuamente<br />
a una delle tesi più care alla classe dominante,<br />
sia <strong>di</strong> Destra che <strong>di</strong> Sinistra, che le proteste popolari<br />
(legittime o illegittime che fossero) andavano<br />
represse perché minacciavano l’unità nazionale. Per<br />
questo motivo sono ammazzati i briganti siciliani<br />
(1862-63) e 45 anni dopo a Milano si spara sulla folla<br />
inerme che chiede il pane (1898). Grazie a questa tesi<br />
<strong>di</strong> comodo, assolutamente infondata, la classe <strong>di</strong>rigente<br />
<strong>di</strong>ssangua la popolazione con le tasse in<strong>di</strong>rette, con<br />
la leva obbligatoria... Essa si informa delle con<strong>di</strong>zioni<br />
della popolazione <strong>italiana</strong> soltanto con l’Inchiesta Jacini<br />
(1887), cioè ben 26 anni dopo l’unità.<br />
10. Davanti a questa vita pervasa <strong>di</strong> violenza la conclusione<br />
<strong>di</strong> Verga è amara e senza speranza: sono for-<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 157<br />
tunati coloro che sono morti; è meglio non essere nati.<br />
La violenza è talmente penetrata negli animi, che per<br />
lo scrittore non esiste nessuna possibilità <strong>di</strong> cacciarla.<br />
Da ciò deriva la convinzione pessimistica e <strong>di</strong>sperata<br />
che non ci sia nulla da fare per uscire dallo status quo:<br />
né la denuncia sociale, né l’impegno culturale, né<br />
l’impegno politico. Il pessimismo dell’autore è talmente<br />
assoluto, che non lascia aperta la strada nemmeno<br />
alla più piccola speranza terrena. E nemmeno<br />
ultraterrena.<br />
11. Verga racconta la novella dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong><br />
Rosso Malpelo. Poteva raccontarla assumendo il punto<br />
<strong>di</strong> vista <strong>di</strong> un qualsiasi altro personaggio, o anche<br />
<strong>di</strong> due o più personaggi, o anche un punto <strong>di</strong> vista esterno<br />
al racconto (narratore onnisciente). I risultati<br />
sarebbe stati molto <strong>di</strong>versi. Ad esempio poteva raccontare<br />
la storia dal punto <strong>di</strong> vista del padrone della<br />
miniera, che si lamentava perché la miniera non rendeva<br />
o perché i minatori lavoravano poco o perché<br />
doveva pagare molte tasse. Poteva narrare la storia dal<br />
punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> qualche minatore, che era oppresso<br />
dalla moglie o dal datore <strong>di</strong> lavoro e che si prendeva<br />
gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni a tirare calci a Malpelo.<br />
Fantasticheria (1878-79) è una specie <strong>di</strong> riassunto de<br />
I Malavoglia. Verga immagina <strong>di</strong> accompagnare una<br />
giovane nobildonna milanese ad Aci Trezza. Qui incontrano<br />
i personaggi che poi saranno i protagonisti<br />
del romanzo. L’autore descrive la noia della donna e<br />
l’estrema povertà dei paesani, che tuttavia <strong>di</strong>mostrano<br />
un incre<strong>di</strong>bile attaccamento alla vita. La novella contiene<br />
l’espressione più ra<strong>di</strong>cale del pessimismo verghiano,<br />
quando il protagonista – lo stesso scrittore –<br />
ripete più volte che per quegli abitanti era meglio non<br />
essere nati. Presenta anche l’ideale dell’ostrica:<br />
l’ostrica, finché resta attaccata allo scoglio, fa una vita<br />
grama ma sicura; quando, per sete d’ignoto o per desiderio<br />
<strong>di</strong> migliorare la sua con<strong>di</strong>zione, va nel vasto<br />
mare, è preda <strong>di</strong> pesci voraci e nella catastrofe coinvolge<br />
anche i suoi cari. La conclusione, pessimistica e<br />
desolatamente senza speranza, è che è meglio accettare<br />
una vita dura ma sicura piuttosto che cercare <strong>di</strong> migliorare<br />
le proprie con<strong>di</strong>zioni economiche: ciò non<br />
farebbe altro che peggiorare la situazione. Nella novella<br />
sono in<strong>di</strong>cati anche alcuni valori: il focolare, la<br />
famiglia, l’unità e la solidarietà fra i membri della famiglia.<br />
Commento<br />
1. La riflessione <strong>di</strong> Verga è paradossale e senza vie<br />
d’uscita: così come è, la vita è durissima; se si cerca<br />
<strong>di</strong> uscire da questa situazione (de<strong>di</strong>candosi ad esempio<br />
al commercio), non si fa altro che peggiorare le<br />
cose e coinvolgere nella rovina anche chi non ha colpa.<br />
Questa convinzione porta l’autore ad un pessimismo<br />
assoluto, che non è illuminato nemmeno dalla<br />
speranza che le cose possano mutare. C’è sì l’ideale<br />
del focolare, ma nemmeno esso sembra fugare l’insensatezza<br />
della vita e la convinzione che era meglio<br />
non essere nati (o era meglio essere morti). Eppure, al<br />
<strong>di</strong> là <strong>di</strong> queste riflessioni pessimistiche, lo stesso Ver-