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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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3. Per D’Annunzio esiste il (mondo) materiale e il<br />

(mondo) immaginario. Il poeta ha il compito <strong>di</strong> operare<br />

nel (mondo) immaginario e <strong>di</strong> forgiare belle immagini<br />

e nuovi miti, capaci <strong>di</strong> affascinare il lettore e<br />

<strong>di</strong> farlo evadere dalle miserie e dalle strettoie della vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana. Per il poeta la letizia consiste nella bellezza<br />

e nell’abbandonarsi alle sensazioni che essa<br />

provoca. Per l’autore dei Fioretti <strong>di</strong> san Francesco<br />

(fine Trecento) la letizia invece consiste nell’accettare,<br />

per amore <strong>di</strong> Dio, i dolori, le malattie, le offese e<br />

i <strong>di</strong>sagi che la vita riserva.<br />

4. Sul fascino e sulla forza irresistibile della parola<br />

avevano insistito nel V sec. a.C. i sofisti greci e in<br />

particolare Gorgia da Lentini (Siracusa) nell’Elogio <strong>di</strong><br />

Elena: la donna viene giustificata <strong>di</strong> aver abbandonato<br />

il marito e <strong>di</strong> aver provocato la guerra <strong>di</strong> Troia,<br />

perché non poteva resistere alle parole persuasive <strong>di</strong><br />

Paride. Anche in ambito religioso viene riconosciuto<br />

il potere ìnsito nella parola. Il Vangelo <strong>di</strong> Giovanni<br />

incomincia così: “In principio era la Parola”, dove il<br />

termine – che in<strong>di</strong>ca la <strong>di</strong>vinità – è sinonimo <strong>di</strong> ragione,<br />

ragionamento, razionalità.<br />

Le Lau<strong>di</strong> del cielo del mare della terra e degli eroi<br />

(1903) sono l’opera della maturità poetica <strong>di</strong><br />

D’Annunzio. Alcyone, il terzo libro, contiene alcune<br />

delle poesie più famose e significative.<br />

L’incontro con Ulisse (1900)<br />

1. Incontrammo colui che i latini chiamano Ulisse,<br />

nelle acque <strong>di</strong> Leucade (=a nord <strong>di</strong> Itaca), sotto le scogliere<br />

rosse e bianche, che stanno sopra il mare vorace,<br />

presso la grande isola (=Itaca), come un corpo costruito<br />

<strong>di</strong> ru<strong>di</strong> ossa incrollabili e circondato soltanto<br />

dalla cintura argentea del mare. Noi lo vedemmo sulla<br />

nave ricurva. E reggeva nel pugno la corda della vela,<br />

mentre in silenzio spiava i venti volubili; e il berretto<br />

<strong>di</strong> tessuto dei marinai gli copriva i capelli bianchi, la<br />

breve tunica gli copriva il ginocchio <strong>di</strong> ferro, la palpebra<br />

gli chiudeva un po’ l’occhio azzurro; e vigile in<br />

ogni muscolo era l’infaticabile potenza del cuore magnanimo.<br />

2. E non i tripo<strong>di</strong> massicci, non i vasi <strong>di</strong> bronzo roton<strong>di</strong><br />

rilucevano sopra il ponte della nave (i bei doni<br />

dati da Alcinoo, re dei Feaci), né erano <strong>di</strong>stesi la veste<br />

né il mantello, dove l’Eroe potesse <strong>di</strong>stendersi e dormire;<br />

ma egli si era soltanto levato l’arco con cui si<br />

era ven<strong>di</strong>cato, l’arco costruito con corna <strong>di</strong> cervo e<br />

con una corda resistente, che garrì come una ron<strong>di</strong>ne<br />

che annunzia il giorno in cui egli scelse la freccia che<br />

attraversò la gola del proco. Soltanto con quell’arco e<br />

con la sua nave nera – lontano da casa dall’alto tetto e<br />

risonante per i telai al lavoro – continuava la sua dura<br />

lotta, voluta dal destino, contro il Mare implacabile.<br />

3. “O figlio <strong>di</strong> Laerte – gridammo (e il cuore ci balzava<br />

nel petto come sul monte Ida balzava ai sacerdoti<br />

della Frigia durante le loro danze sfrenate; e il coraggio<br />

più accanito ci ardeva nelle viscere) –, o Re degli<br />

uomini, o <strong>di</strong>struttore <strong>di</strong> città, o pilota <strong>di</strong> tutti i mari pericolosi,<br />

verso quale luogo stai navigando? Verso<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 181<br />

quali meravigliosi pericoli conduci la tua nera nave?<br />

Noi siamo uomini liberi e, come tu tieni la tua cordatimone,<br />

così noi teniamo nel pugno la nostra vita,<br />

pronti a rischiarla o a tenerla ancora (=pronti a vivere<br />

come a morire). Ma, se volessimo avere un re, vorremmo<br />

avere te soltanto come re, te che conosci mille<br />

vie. Pren<strong>di</strong>ci sulla tua nave, per seguirti fino alla morte!”<br />

Egli non si degnò neppure <strong>di</strong> volgere il capo.<br />

4. Come davanti allo schiamazzo <strong>di</strong> vuoti ragazzi, egli<br />

non volse il capo dai capelli bianchi; e la rossa banda<br />

laterale del copricapo gli palpitava al vento sopra<br />

l’arida guancia, che il tempo e il dolore avevano segnato<br />

<strong>di</strong> solchi venerabili. “O<strong>di</strong>mi – io gridai, superando<br />

il clamore dei miei compagni –, o<strong>di</strong>mi, o Re<br />

delle tempeste! Tra costoro io sono il più forte. Mettimi<br />

a prova. E, se tendo il tuo grande arco, pren<strong>di</strong>mi<br />

con te come un tuo pari. Ma, se io non lo tendo, crocifiggimi<br />

alla tua prua.” Egli si volse meno sdegnoso a<br />

quelle parole piene <strong>di</strong> orgoglio giovanile, che risuonavano<br />

nel vento; e i suoi occhi sfolgoranti mi fissarono<br />

al centro della fronte.<br />

5. Poi tese la corda-timone al soffio impetuoso del<br />

vento; e, tutti in silenzio, guardammo la vela regale<br />

allontanarsi nel mare Ionio risplendente. Ma il mio<br />

cuore si era <strong>di</strong>viso per sempre dai miei compagni; ed<br />

essi alzavano il capo come sentissero che un giogo<br />

intollerabile stava per scendere su <strong>di</strong> loro. Io tacqui in<br />

<strong>di</strong>sparte, e fui solo; per sempre fui solo sul Mare. E in<br />

me solo credetti. O Uomo, io non credetti ad altra virtù<br />

che non fosse quella inesorabile <strong>di</strong> un cuore possente.<br />

E a me solo io fui fedele, e ai miei piani. O<br />

pensieri, o scintille dell’Azione, o faville del ferro<br />

battuto, o bellezza dell’incu<strong>di</strong>ne!<br />

Riassunto. 1. Il poeta incontra Ulisse e la sua nave a<br />

nord <strong>di</strong> Itaca. L’eroe impugnava la corda-timone. 2.<br />

Sulla tolda non c’erano i doni <strong>di</strong> Alcinoo, ma l’arco <strong>di</strong><br />

cervo. Aveva lasciato la reggia soltanto con quell’arco.<br />

3. Essi chiedono verso quali meravigliosi pericoli<br />

conduce la nave. E chiedono <strong>di</strong> seguirlo: sono uomini<br />

liberi e sono <strong>di</strong>sposti a rischiare la loro vita. Sono <strong>di</strong>sposti<br />

a seguirlo sino alla morte. 4. Ulisse li guarda<br />

come si guarda a ragazzi che schiamazzano. Il poeta<br />

però alza la voce sulle onde del mare e chiede <strong>di</strong> provare<br />

l’arco: se lo tende, l’Eroe lo prenderà con sé; se<br />

non lo tende, lo crocifiggerà alla prua della nave. Ulisse<br />

fissa intensamente gli occhi su <strong>di</strong> lui. 5. Poi tende<br />

la corda-timone sotto il soffio del vento. Ma il cuore<br />

del poeta si era staccato per sempre dai suoi compagni.<br />

Essi sentivano che il destino stava calando su<br />

<strong>di</strong> loro come un giogo. Egli in <strong>di</strong>sparte, in silenzio, è<br />

solo, solo sul Mare, ma fiducioso in se stesso e nel valore<br />

del suo cuore possente, fedele a se stesso e ai suoi<br />

piani. Il suo pensiero si sarebbe realizzato nelle scintille<br />

dell’atto, avrebbe imposto la sua volontà al destino.<br />

Riassunto. Il poeta incontra Ulisse mentre sta guidando<br />

la sua nave. I suoi compagni chiedono che li prenda<br />

con lui. L’Eroe non li degna <strong>di</strong> uno sguardo. Egli<br />

invece chiede che lo metta alla prova. Ulisse lo guarda<br />

per un attimo. Da quel momento il poeta è solo,

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