pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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4. Il sonetto è costruito come un contrasto, cioè un<br />
componimento a botta e risposta tra un uomo e una<br />
donna. La spontaneità delle battute è soltanto apparente:<br />
il poeta è riuscito con grande abilità a tenere la<br />
sua battuta e la risposta <strong>di</strong> Becchina nello stesso verso,<br />
per tutto i 14 versi del sonetto.<br />
5. Il lettore può confrontare la vivace figura <strong>di</strong> Becchina<br />
con le donne finora incontrate e con quelle che<br />
incontrerà.<br />
6. La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> fare un riassunto che sintetizzasse<br />
il contenuto – il sonetto invece è costruito sul <strong>di</strong>alogo<br />
tra Cecco e Becchina – mostra l’elaborazione e<br />
l’inventiva letteraria che gli sta <strong>di</strong>etro.<br />
Dante Alighier, s’i’ so’ begolardo<br />
Dante Alighieri, se io parlo a vanvera, Tu mi tiene la<br />
lancia alle reni (=tu mi tieni <strong>di</strong>etro); Se io desino con<br />
altri, tu vi ceni; Se io mordo il grasso, tu vi succhi il<br />
lardo;<br />
Se io cimo il panno, tu vi freghi il cardo (=il pettine);<br />
Se io parlo senza tregua, tu poco ti freni; Se io faccio<br />
il gentiluomo, tu vuoi fare il signore; Se io son fatto<br />
romano (=sono ospite a Roma), tu sei fatto lombardo<br />
(=sei ospite in Lombar<strong>di</strong>a).<br />
Così che, sia lodato Dio, ben poco Può rimproverare<br />
l’uno all’altro <strong>di</strong> noi due: La sventura o il poco senno<br />
ce lo fa fare.<br />
E, se <strong>di</strong> tale materia vuoi <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più, Dante, io rispondo<br />
che ti potrò stancare, Perché io sono il pungolo e<br />
tu sei il bue.<br />
Commento<br />
1. Questo sonetto mostra un altro aspetto <strong>di</strong> Cecco letterato:<br />
il confronto che fa tra la sua vita e quella <strong>di</strong><br />
Dante. La conclusione è malinconica: “Tu ti puoi atteggiare<br />
a grande intellettuale, ma nella realtà nessuno<br />
<strong>di</strong> noi due è migliore dell’altro; la sventura o il poco<br />
cervello ci fa litigare”. Cecco però si prende una piccola<br />
rivincita (sarebbe stato un errore voler strafare):<br />
“Dante, ricordati che, se mi vuoi rispondere per le rime,<br />
ti posso stancare, perché io sono il pungolo del<br />
boaro, tu sei il bue”.<br />
2. Il sonetto è scritto quando Dante è già in esilio, ospite<br />
forse <strong>di</strong> Bartolomeo della Scala, il “gran lombardo”.<br />
3. Il sonetto è in genere censurato, perché fa fare brutta<br />
figura a Dante: lo abbassa ai piccoli, vili e <strong>di</strong>fficili<br />
problemi della vita quoti<strong>di</strong>ana, quelli <strong>di</strong> sbarcare il lunario.<br />
E comunque neanche qui, davanti a questo sonetto<br />
abilmente o ingannevolmente sincero, si deve<br />
<strong>di</strong>menticare che il sonetto offensivo è un genere letterario,<br />
nel quale lo stesso Dante si cimenta, scambiando<br />
tre sonetti velenosi con il cognato Forese Donati.<br />
Osservazioni<br />
1. Anche in questo caso, come nei precedenti, si rispetta<br />
lo stesso schema nel presentare una corrente: a)<br />
il luogo in cui sorge; b) il tempo in cui si sviluppa; c)<br />
gli autori più importanti, la loro vita (se è importante);<br />
d) la loro opera; ed e) la loro poetica. Eventualmente<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 21<br />
anche il loro pubblico ed ogni altra informazione che<br />
possa essere considerata importante e caratterizzante.<br />
Ad esempio i poeti precedenti da cui la corrente prende<br />
idee e motivi, i poeti successivi che essa ha influenzato,<br />
lo specifico pubblico a cui essa si rivolge.<br />
2. Si è dato uno spazio particolarmente ampio a Cecco<br />
Angiolieri, perché è un letterato forbito che vuole fare<br />
l’antiletterato e perché in tutta la <strong>letteratura</strong> <strong>italiana</strong> ci<br />
sono rarissimi esempi <strong>di</strong> anti<strong>letteratura</strong>. I critici in genere<br />
non lo apprezzano e lo mettono da parte, preferendogli<br />
Dante, Boccaccio e Petrarca. La stessa denominazione<br />
della corrente implica un giu<strong>di</strong>zio limitativo<br />
e riduttivo su questa produzione consapevolmente<br />
antiletteraria.<br />
3. Si può concludere quin<strong>di</strong> che la scelta <strong>di</strong> un’opera<br />
anziché <strong>di</strong> un’altra non <strong>di</strong>pende dal valore dell’opera<br />
stessa, valutato oggettivamente. Dipende dalle convinzioni,<br />
dai valori, dai criteri adottati da chi opera la<br />
scelta. Dante, Petrarca e Boccaccio sono senz’altro<br />
gran<strong>di</strong> e resteranno gran<strong>di</strong>. Ma anche in questo caso<br />
esiste la <strong>di</strong>screzione: ad esempio si deve privilegiare<br />
la Vita nova o il De monarchia? La corrente comicorealistica<br />
perciò merita più spazio <strong>di</strong> quello che tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
le viene riservato. Tanto è vero che lo<br />
stesso Dante non si vergogna affatto <strong>di</strong> scrivere sonetti<br />
salaci. Per Dante, Petrarca e Boccaccio la <strong>letteratura</strong><br />
non è separata dalla vita, non è richiusa nelle biblioteche,<br />
come i critici credono e dove i critici la relegano!<br />
La <strong>letteratura</strong> è vita.