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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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La poetica. Pascoli presenta numerose novità sia sul<br />

piano contenutistico sia su quello stilistico. I motivi<br />

della sua poesia sono molteplici:<br />

a) il paesaggio e la natura; le analogie, il simbolismo<br />

e le corrispondenze tra realtà e stati d’animo;<br />

b) il motivo autobiografico (l’infanzia, la famiglia, il<br />

“nido”, il suo dolore, la morte del padre, i lutti familiari,<br />

la ricostruzione della famiglia con le due sorelle,<br />

il vittimismo);<br />

c) la morte e il mistero che avvolge le cose;<br />

d) il mondo classico greco, latino e cristiano, e i suoi<br />

miti;<br />

e) la sistematica sperimentazione <strong>di</strong> schemi metrici<br />

della tra<strong>di</strong>zione letteraria, da tempo <strong>di</strong>menticati;<br />

f) la sperimentazione linguistica (pastiche, termini<br />

popolari, scientifici, aulici ecc.).<br />

Tutti questi motivi sono rivisti e rivissuti in termini<br />

decadenti.<br />

Natura, analogia e simbolismo. La natura e, in generale,<br />

la realtà a prima vista sembrano presentati in termini<br />

veristici, realistici, oggettivi. I termini che si incontrano<br />

provengono spesso da un vocabolario scientifico.<br />

Ma subito subiscono una ra<strong>di</strong>cale metamorfosi<br />

e <strong>di</strong>ventano immagini, sensazioni, proiezioni dell’animo<br />

del poeta. La natura traduce i sentimenti e le incertezze<br />

in cui l’uomo si trova a vivere. La realtà risulta<br />

ambigua, misteriosa, incontrollabile, anche limitata<br />

e meschina. Alessandro Magno ha conquistato<br />

tutto il mondo, ma non è felice (Alexandros). Sente<br />

che ha sbagliato il modo <strong>di</strong> entrare in contatto con la<br />

realtà: la ragione non è capace <strong>di</strong> capire il linguaggio<br />

della natura. Sua madre invece, immersa in un sogno,<br />

è riuscita a entrare in contatto con la natura. Nella poesia<br />

pascoliana esiste sempre un rapporto tra l’animo<br />

del poeta e la realtà <strong>di</strong> cui si parla. La sera del giorno<br />

<strong>di</strong>venta la sera della vita, la maturità, che fa riandare<br />

con il pensiero alla sera <strong>di</strong> quand’era bambino (La<br />

mia sera). Le stelle cadenti sono le lacrime che il cielo<br />

versa sul Male che avvolge la terra e che ha segnato<br />

la vita del poeta (X Agosto). Il verso dell’assiolo,<br />

che si fa sentire con insistenza nella campagna e tra i<br />

cespugli, è un prelu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> morte; e il dolore e la morte<br />

pervade il presente come il futuro, tanto che il poeta<br />

invoca la nebbia, affinché nasconda le cose lontane,<br />

sia uno schermo tra lui e il dolore, e gli risparmi la<br />

sofferenza (L’assiuolo). La neve che cade nella notte<br />

è la vita umana avvolta nel freddo, nell’oscurità, nella<br />

minaccia continua <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> dolore che sta in<br />

agguato sul poeta come sull’uomo (Orfano). La vita e<br />

la morte poi non hanno contorni niti<strong>di</strong> come la ragione<br />

vorrebbe, ma si ra<strong>di</strong>cano l’una nell’altra (Il gelsomino<br />

notturno). Inoltre non c’è soltanto la vita che si<br />

<strong>di</strong>spiega nella luce del giorno. C’è anche un’altra vita,<br />

intima e segreta, che compare sul far della sera e che<br />

dura sino alle prime luci dell’alba.<br />

Il mondo classico. Il Pascoli <strong>di</strong> Myricae o dei Canti <strong>di</strong><br />

Castelvecchio è quello più facile, più conosciuto. Esiste<br />

però anche un altro Pascoli, che riversa le sue ca-<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 167<br />

pacità non a produrre effetti sempre nuovi e sempre<br />

<strong>di</strong>versi, ma a confrontarsi con il mondo antico, greco,<br />

latino e cristiano. E allora egli mette da parte la ricchezza<br />

degli effetti per giungere a una poesia più secca<br />

ed essenziale, pervasa da una infinita tristezza. Nascono<br />

così i Poemi conviviali, la rilettura decadente<br />

delle figure <strong>di</strong> Solon, Achille, Ulisse, i Poemi <strong>di</strong> Ate, i<br />

Poemi <strong>di</strong> Psyche, La civetta, Alexandros... La riscoperta<br />

del mondo antico ha la stessa originalità e la<br />

stessa potenza delle riletture che ne erano state date<br />

nella Divina comme<strong>di</strong>a, nell’Umanesimo e nel Rinascimento.<br />

Le novità stilistiche e linguistiche. Le novità stilistiche<br />

sono l’estrema varietà <strong>di</strong> versi (e <strong>di</strong> versi ipermetri),<br />

<strong>di</strong> metri, <strong>di</strong> strofe, <strong>di</strong> linguaggi (da quello infantile,<br />

al pastiche italo-americano), <strong>di</strong> figure retoriche.<br />

Sono numerosissime le allitterazioni, le assonanze, le<br />

onomatopee, le anafore, le sinestesie, i simbolismi. I<br />

suoni delle parole sono usati per evocare le cose e per<br />

parlare all’inconscio del lettore: essi costruiscono le<br />

immagini e le emozioni dall’interno della materia<br />

poetica, la quale <strong>di</strong>venta un tutt’uno con il linguaggio<br />

che la esprime. Il poeta non parla alla ragione, parla a<br />

tutti i sensi del lettore: agli occhi con i colori, alle orecchie<br />

con i suoni; a più sensi contemporaneamente,<br />

con le sinestesie. Non le parole, ma i loro suoni sono<br />

gli strumenti del linguaggio poetico.<br />

Le onomatopee hanno grande spazio: il rumore delle<br />

foglie che si staccano dal ramo (Novembre), lo sciabordare<br />

e le lunghe cantilene delle lavandaie (Lavandare),<br />

il chiù dell’assiolo (L’assiuolo, Il chiù), il breve<br />

gre gre delle ranelle, i lampi e gli scoppi del temporale<br />

(La mia sera), il verso dello scricciolo<br />

(L’uccellino del freddo), il don don delle campane che<br />

compare in molte poesie...<br />

Le rime, pur semplici, non si notano. Sono schiacciate<br />

dalla ricca sonorità <strong>di</strong> tutto il verso, che a sua volta è<br />

inserito nella complessità della strofa (breve o lunga)<br />

e nel complesso delle strofe. Le strofe poi possono<br />

avere l’ultimo verso uguale (Il chiù) o quasi uguale<br />

(L’assiuolo, La mia sera): esse ripetono e rafforzano<br />

in un incastro più vasto i loro suoni, le loro immagini,<br />

l’effetto che devono avere sul lettore. I versi, le figure<br />

retoriche adoperate, gli effetti delle poesie non rivelano<br />

mai la loro artificiosità.<br />

Il linguaggio adoperato è quello quoti<strong>di</strong>ano, arricchito<br />

da termini scientifici e popolari. La sintassi è elementare<br />

e pre<strong>di</strong>lige la coor<strong>di</strong>nazione alla subor<strong>di</strong>nazione. I<br />

termini sono descrittivi. Eppure tutti questi elementi<br />

perdono la loro in<strong>di</strong>vidualità, per originare una poesia<br />

suggestiva ed ipnotica, che riporta il lettore ad un<br />

rapporto <strong>di</strong>verso con il linguaggio e con le cose. Nel<br />

1897 Pascoli propone esplicitamente la poetica del<br />

fanciullino: il poeta è come un fanciullo che vede le<br />

cose per la prima volta, al <strong>di</strong> là delle relazioni stabilite<br />

tra esse dalla ragione. E fa <strong>di</strong>ventare fanciullo anche il<br />

lettore. Lo splendore e la spontaneità delle poesie non<br />

devono perciò trarre in inganno: il poeta è un professionista<br />

della scrittura e della produzione letteraria,<br />

secondo i più gran<strong>di</strong> esempi del passato, da Dante a

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