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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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fusa tra la malavita la voce del colpo fatto da madonna<br />

Fiordaliso a spese <strong>di</strong> un giovane, che girava nudo<br />

per la città, e il colpo fatto dai due malandrini a spese<br />

del vescovo e lasciando il giovane collaboratore rinchiuso<br />

nella tomba del vescovo. Perciò qualcuno (il<br />

gruppo <strong>di</strong> madonna Fiordaliso, i due malandrini che<br />

hanno proposto l’affare ad Andreuccio, il gruppo del<br />

prete) sarebbe riuscito in qualche modo, o prima o poi<br />

(ma era questione <strong>di</strong> pochissimo tempo: mezz’ora,<br />

un’ora al massimo), a ricostruire l’accaduto, e a mettersi<br />

in caccia <strong>di</strong> Andreuccio e del suo anello da 500<br />

fiorini: la preda era facile, perché tutti capiscono che è<br />

giovane, inesperto e perciò in<strong>di</strong>feso. E per <strong>di</strong> più si<br />

muove su un terreno – Napoli – a lui sconosciuto. Così<br />

Andreuccio, senza saperlo, si trovava tre gruppi <strong>di</strong><br />

malavitosi che gli davano la caccia. E il più pericoloso<br />

è quello della prostituta siciliana, che sa dove alloggia.<br />

L’oste, napoletano ma amico dei mercanti che<br />

hanno l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pernottare da lui, vede in un attimo<br />

tutte queste cose, e comunica ad Andreuccio la<br />

conclusione: deve andarsene da Napoli, perché prima<br />

lo fa, meglio è.<br />

7. Andreuccio da Perugia è uno dei giovani che si incontrano<br />

nel Decameron. Altri giovani sono Nastagio<br />

degli Onesti (V, 8) e Federigo degli Alberighi (V, 9).<br />

Rispetto agli altri giovani Andreuccio risulta essere<br />

figlio <strong>di</strong> un sensale <strong>di</strong> cavalli, <strong>di</strong> estrazione sociale<br />

piuttosto bassa (non ha alcun nome <strong>di</strong> famiglia, è “da<br />

Perugia”), anche se ricco o in via <strong>di</strong> arricchimento (ha<br />

un giro d’affari che da Perugia giunge sino a Napoli).<br />

Egli non ha avuto alcuna formazione dal padre né dalla<br />

madre né dalla scuola; ed è mandato in compagnia<br />

<strong>di</strong> mercanti amici a Napoli a fare un po’ <strong>di</strong> esperienza.<br />

Il padre non sa fare altro per educare il figlio. Lo<br />

manda allo sbaraglio ad affrontare il mondo. I mercanti<br />

a cui affida il figlio sono fidati, ma si lasciano<br />

sfuggire il ragazzo. Che la colpa sia loro o <strong>di</strong> Andreuccio<br />

è secondario: così il giovane è abbandonato<br />

a se stesso contro un mondo pericoloso com’è Napoli.<br />

Se in qualche modo sopravvive allo scontro, ed anzi<br />

guadagna un anello, vuol <strong>di</strong>re che ha capacità e che ha<br />

intelligenza, seppure ancora da affinare. D’altra parte<br />

è giovane e non ha avuto una educazione adeguata; ed<br />

è figlio <strong>di</strong> una famiglia e <strong>di</strong> una classe sociale – la<br />

borghesia – che sta emergendo.<br />

8. Con questa novella Boccaccio vuol <strong>di</strong>re che soltanto<br />

a Napoli possono succedere certe cose. Lo <strong>di</strong>ce a<br />

ragion veduta e per esperienza <strong>di</strong>retta, perché è vissuto<br />

per 14 anni in quella città (1327-41).<br />

9. Qui come altrove – fin dalla novella iniziale Ser<br />

Ciappelletto (I, 1) – l’autore alla formazione dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

fatta sui modelli astratti ed immutabili proposti<br />

dai libri contrappone la formazione continua nel<br />

contatto quoti<strong>di</strong>ano dell’intelligenza con l’esperienza.<br />

Introduzione alla quarta giornata<br />

Riassunto. Boccaccio vuole <strong>di</strong>fendersi da quei critici<br />

che lo hanno accusato <strong>di</strong> pensare troppo alle donne e<br />

troppo poco alle sue entrate economiche. Vista l’età<br />

che ha, farebbe bene a pensare a cose più concrete e a<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 49<br />

seguire le Muse. A sua <strong>di</strong>fesa egli racconta una favoletta.<br />

Un tempo a Firenze viveva Filippo Balducci, <strong>di</strong> modesta<br />

estrazione sociale, ma ricco e bene avviato. Aveva<br />

una moglie, che amava e da cui era ricambiato.<br />

Un giorno però la moglie muore, lasciandogli il figlio<br />

<strong>di</strong> circa due anni. Sconsolato dalla per<strong>di</strong>ta, Filippo<br />

decide <strong>di</strong> lasciare il mondo e <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi al servizio <strong>di</strong><br />

Dio. Perciò con il figlio si ritira a vivere in una celletta<br />

sul monte Asinaio. Qui vive <strong>di</strong> elemosine, pregando<br />

e <strong>di</strong>giunando. Al figlio non parla mai <strong>di</strong> cose terrene,<br />

affinché esse non lo <strong>di</strong>straessero dal servizio <strong>di</strong>vino.<br />

Ogni tanto scendeva a Firenze per essere aiutato da<br />

persone pie. Un giorno avviene che il figlio, ormai <strong>di</strong>ciottenne,<br />

chieda al padre, ormai vecchio, dove va. Il<br />

padre glielo <strong>di</strong>ce. Allora il figlio lo prega <strong>di</strong> prenderlo<br />

con sé, <strong>di</strong> fargli conoscere gli amici che lo aiutavano,<br />

così poi sarebbe sceso soltanto lui in città. Il padre acconsente.<br />

I due scendono in città. Il giovane vede palazzi,<br />

case, chiese e le altre cose che si vedono nelle<br />

città; si meraviglia, e chiede al padre come si chiamano.<br />

Il padre glielo <strong>di</strong>ce. Per caso incontrano una brigata<br />

<strong>di</strong> donne, che tornavano da un matrimonio. Il giovane<br />

chiede che sono. Il padre gli <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> abbassare<br />

gli occhi, perché sono mala cosa. Il figlio insiste. Allora<br />

il padre <strong>di</strong>ce che si chiamano papere. Il figlio, che<br />

non le aveva mai viste, <strong>di</strong>mentica i palazzi, il bue, il<br />

cavallo e l’asino; e prega il padre <strong>di</strong> fargliene avere<br />

una. Il padre insiste nel <strong>di</strong>re che sono mala cosa. Il figlio<br />

ribatte che egli non ha mai viste cose così belle e<br />

che esse per lui sono più belle degli angeli <strong>di</strong>pinti che<br />

il padre gli ha mostrato. E prega il padre <strong>di</strong> poter portare<br />

nella loro celletta una <strong>di</strong> quelle papere, che egli le<br />

darà da beccare. Il padre si rifiuta, <strong>di</strong>cendo che egli<br />

non sa dove si imbeccano. E in quel momento sente<br />

che la forza della natura era più forte dell’educazione<br />

che egli aveva impartito al figlio; e si pente <strong>di</strong> averlo<br />

condotto a Firenze.<br />

A questo punto Boccaccio interrompe la novelletta<br />

affermando che proprio la natura lo spinge verso le<br />

donne e verso la loro bellezza; e alla natura non si può<br />

resistere. D’altra parte anche Guido Cavalcanti e Dante<br />

Alighieri, già vecchi, si sono preoccupati <strong>di</strong> compiacere<br />

le donne. Oltre tutto è vero che si deve restare<br />

con le Muse in Parnaso; ma è anche vero che non possiamo<br />

restare sempre con le Muse, né esse con noi. E<br />

poi le Muse sono donne e le donne assomigliano alle<br />

Muse. Quin<strong>di</strong> non si <strong>di</strong>menticano le Muse se talvolta<br />

ci si <strong>di</strong>letta un po’ con le donne.<br />

Commento<br />

1. Boccaccio afferma che la cultura, l’educazione non<br />

può mo<strong>di</strong>ficare né reprimere la natura e le inclinazioni<br />

naturali. Dante invece sostiene il contrario nell’episo<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> Paolo e Francesca (If. V): grazie al libro –<br />

alla cultura – i due cognati possono scoprire la loro<br />

bellezza fisica e la loro sessualità, e possono esprimere<br />

in forme sociali molto elaborate l’attrazione reciproca,<br />

che provano. Soltanto l’insegnamento del libro<br />

(“Galeotto fu ‘l libro, e chi lo scrisse”) riesce a dare

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