pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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potere politico, ignorante e beota, non lo ascolta nel<br />
presente né nel futuro. Contemporaneamente ad Ariosto<br />
Machiavelli nel Principe (1512-13) si affanna a<br />
convincere Lorenzino de’ Me<strong>di</strong>ci a impugnare una<br />
ban<strong>di</strong>era e a mettersi a capo del popolo italiano per<br />
cacciare i barbari fuori d’Italia... Insomma la valutazione<br />
che Petrarca dà sulla classe politica <strong>italiana</strong> del<br />
suo tempo non è quella <strong>di</strong> uno sprovveduto intellettuale,<br />
che è apolitico e rinchiuso nella sua grettezza e<br />
nel suo egoismo. È quella <strong>di</strong> un intellettuale che non<br />
può capacitarsi che si possa vivere a livelli così bassi,<br />
così contingenti, così banali.<br />
Passa la nave mia colma d’oblio (CLXXXIX)<br />
Passa la mia nave (=la mia vita) piena d’oblio (=con<br />
la coscienza morale offuscata) Per un mare sconvolto,<br />
nel mezzo <strong>di</strong> una notte invernale, Fra gli scogli <strong>di</strong><br />
Scilla e <strong>di</strong> Carid<strong>di</strong>; e alla guida Siede il signore, anzi<br />
il mio nemico (=il <strong>di</strong>o Amore).<br />
A ciascun remo siede un pensiero sfrenato e colpevole,<br />
Che pare non curarsi della tempesta né della salvezza;<br />
La vela è rotta (=colpita) da un vento umido,<br />
continuo, Fatto <strong>di</strong> sospiri, <strong>di</strong> speranze e <strong>di</strong> desideri<br />
[vani].<br />
La pioggia delle lacrime e la nebbia degli sdegni Bagna<br />
e rallenta le sàrtie ormai stanche (=logore), Che<br />
sono fatte <strong>di</strong> errore intrecciato con l’ignoranza.<br />
Si celano i miei due dolci e consueti segni [<strong>di</strong> riferimento]<br />
(=gli occhi <strong>di</strong> Laura); È morta fra le onde la<br />
scienza e l’arte <strong>di</strong> navigare, Tanto che io incomincio a<br />
<strong>di</strong>sperare <strong>di</strong> raggiungere il porto (=la salvezza).<br />
Riassunto. Il poeta paragona la sua vita ad una nave,<br />
che con il mare in tempesta e in una notte d’inverno<br />
attraversa uno stretto pericoloso. Al timone siede il<br />
<strong>di</strong>o Amore, che è il suo signore, ma anche il suo nemico.<br />
Ai remi stanno pensieri sfrenati e colpevoli. E<br />
la vela è spinta dal vento irresponsabile delle passioni.<br />
Non ci sono più gli occhi <strong>di</strong> Laura a guidarlo. È<br />
scomparsa fra le onde la scienza e l’arte <strong>di</strong> navigare,<br />
tanto che ormai egli <strong>di</strong>spera <strong>di</strong> raggiungere il porto.<br />
Commento<br />
1. Il sonetto potrebbe risalire al 1343, quando il poeta<br />
attraversa una profonda crisi spirituale: gli nasce<br />
Francesca, la seconda figlia naturale, e il fratello Gherardo<br />
si fa monaco, nonostante che egli fosse contrario.<br />
Laura poi è lontana da lui, perché egli si reca a<br />
Napoli.<br />
2. Il sonetto è fatto con la consueta abilità letteraria e<br />
con il consueto uso <strong>di</strong> figure retoriche: il paragone tra<br />
la nave e la vita, l’accumulo <strong>di</strong> situazioni negative nei<br />
primi 11 versi, la lentezza dei versi che con la loro<br />
gravità accentuano il carattere drammatico della situazione,<br />
l’uso <strong>di</strong> termini pregnanti già in<strong>di</strong>cati nel<br />
sonetto iniziale (lacrimar, sdegni, error, ignorantia,<br />
desperar), l’antitesi (signore-nemico), i consueti due<br />
termini congiunti (“Scilla et Carib<strong>di</strong>”, “pronto e rio”,<br />
“bagna et rallenta”, “la ragion et l’arte”).<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 35<br />
3. La presenza massiccia, qui come altrove, della retorica<br />
anche in questo sonetto che sembrerebbe più sincero<br />
<strong>di</strong> altri pone il problema se il Canzoniere sia sincero<br />
o sia una semplice finzione letteraria. Una risposta<br />
potrebbe essere questa: il poeta ritiene che soltanto<br />
l’uso estesissimo della retorica sia capace <strong>di</strong> esprimere<br />
adeguatamente i suoi sentimenti. La retorica è<br />
quin<strong>di</strong> l’abito letterario con cui egli vuole e deve necessariamente<br />
rivestire e travestire i suoi pensieri ed i<br />
suoi sentimenti.<br />
La vita fugge e non s’arresta un’ora (CCLXXII)<br />
La vita fugge e non si arresta un momento E la morte<br />
le vien <strong>di</strong>etro a gran<strong>di</strong> passi; e le cose presenti e le<br />
passate Mi tormentano, ed anche le future;<br />
Ed il ricordo e l’attesa mi angosciano Da una parte e<br />
dall’altra, così che in verità, Se non avessi pietà <strong>di</strong> me<br />
stesso, Io sarei già fuori <strong>di</strong> questi pensieri (=mi sarei<br />
dato la morte).<br />
Mi torna in mente se il mio cuore infelice Ebbe mai<br />
una qualche dolcezza; e poi, guardando dall’altra parte<br />
(=al futuro), Vedo i venti sconvolti (=in tempesta)<br />
[che si oppongono] alla mia navigazione:<br />
Vedo tempesta nel porto (=alla fine della vita), ormai<br />
stanco Il timoniere, rotti l’albero e le sàrtie, E<br />
spenti i begli occhi [<strong>di</strong> Laura], che solevo ammirare.<br />
Riassunto. Il poeta vede la vita passare in gran fretta e<br />
la morte avvicinarsi. Il presente ed il passato lo tormentano<br />
ed ugualmente il futuro, tanto che egli, se<br />
non avesse pietà <strong>di</strong> se stesso, si sarebbe già suicidato.<br />
Il passato non gli ha dato gioie, il futuro si presenta<br />
minaccioso. Vede la sua vecchiaia sconvolta ancora<br />
dalle passioni, egli è ormai stanco e gli occhi <strong>di</strong> Laura<br />
si sono spenti.<br />
Commento<br />
1. Il sonetto sembra avere un contenuto maggiore <strong>di</strong><br />
altri (il riassunto è più lungo della me<strong>di</strong>a). In realtà il<br />
poeta <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> aver raggiunto un controllo ancora<br />
più raffinato del linguaggio, che ora controbilancia<br />
con il contenuto. Le figure retoriche sono numerose,<br />
ma non si avvertono, in tal modo il contenuto acquista<br />
più spazio e appare in primo piano.<br />
2. Il sonetto è pieno <strong>di</strong> figure retoriche: antitesi (fugge/s’arresta,<br />
vita/morte, cose presenti/passate,<br />
rimembrar/aspettar, or quinci/or quin<strong>di</strong> ecc.); litote<br />
(Non s’arresta); ripetizioni (il secondo verso ripete il<br />
concetto espresso nel primo); metafore (i lumi, cioè<br />
gli occhi <strong>di</strong> Laura) ecc. Ricompare la metafora della<br />
vita come <strong>di</strong> una nave e, <strong>di</strong> conseguenza, del vivere<br />
come <strong>di</strong> un navigare, e della morte come del porto.<br />
Ad<strong>di</strong>rittura il poeta me<strong>di</strong>ta una cosa reale come il suici<strong>di</strong>o.<br />
Si tratta, come <strong>di</strong> consueto, <strong>di</strong> un atteggiamento<br />
letterario.<br />
3. I motivi del sonetto sono i consueti della poesia petrarchesca:<br />
il passato angoscioso, il ricordo del passato,<br />
il presente doloroso; il futuro incerto e sconvolto<br />
dalle passioni; l’amore per Laura che non conosce