pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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che un po’ <strong>di</strong> pace ai suoi affanni e alle sue passioni.<br />
D’Annunzio fa tacere completamente la ragione e si<br />
abbandona a pure sensazioni visive, au<strong>di</strong>tive e olfattive;<br />
parla <strong>di</strong> amore alla donna che sta vicino a lui; e<br />
vede nelle colline del paesaggio due labbra ardenti,<br />
che si preparano a pronunciare parole segrete. Rispetto<br />
all’estroversione <strong>di</strong> costoro Pascoli ha un comportamento<br />
opposto: sentendosi minacciato dal mondo<br />
esterno, si ritrae in sé e si rifugia nel suo io, nella sua<br />
casa, nel suo “nido”.<br />
8. Un ulteriore confronto si può fare con la conclusione<br />
de I promessi sposi: per Renzo e Lucia i guai sono<br />
venuti anche se non li hanno cercati, e comunque la<br />
fiducia in Dio li ha resi più sopportabili. Essi però sono<br />
serviti anche a farli maturare.<br />
Nei Poemi conviviali (1892-05) Pascoli rivisita in<br />
termini decadenti il mondo antico greco, latino e cristiano.<br />
Le figure che incontra sono Solone, Achille,<br />
Ulisse, Alessandro Magno ecc. Essi sono attraversati<br />
da una vena <strong>di</strong> mestizia; e costituiscono l’espressione<br />
più perfetta dell’estetica pascoliana.<br />
Poemi <strong>di</strong> Ate, II. L’etera (189 )<br />
O quale, un’alba, Myrrhine si spense, la molto cara,<br />
quando ancora si spense per la stanchezza l’insonne<br />
lampada lasciva, conscia <strong>di</strong> tutto. Ma Evèno vi infuse<br />
5. ancora rugiada (=olio) <strong>di</strong> ulivo perenne; e sulla via<br />
dei campi in un tempietto, chiuso, <strong>di</strong> marmo, appese<br />
la lucerna affinché rischiarasse le notti a Myrrhine.<br />
Invano: ella alla fine dormiva, e [dormiva] sola. 10.<br />
Ma lievemente a quel chiarore, che ardeva nel gran<br />
silenzio opaco della strada, la sua anima volò con lo<br />
stridìo <strong>di</strong> una falena: vagava in cerca del corpo amato,<br />
per vederlo ancora, 15. bianco perfetto, il suo bel fiore<br />
<strong>di</strong> carne, fiore che apriva tutta la corolla tutta la<br />
notte, e si chiudeva all’alba avido ed aspro, senza più<br />
profumo. Ora la falena stridula cercava 20. quel fiore<br />
morto, e batté le ali al lume della lucerna, che conosceva<br />
gli amori. Ma ella non vide il corpo amato,<br />
chiuso nell’arca con molti e misteriosi balsami.<br />
Né volle andare ancora al suo cammino 25. come le<br />
anime fatte d’aria, che tardano a prendere il volo, simili<br />
all’incenso, il cui destino è <strong>di</strong> olezzare svanendo.<br />
E per l’opaca strada ecco sopravvenne un coro allegro,<br />
con le fiaccole spente, 30. da un ricco banchetto<br />
<strong>di</strong> giovani. E Moscho [davanti] a quella lampada solitaria<br />
accese la sua fiaccola, e lesse sulla stele:<br />
MYRRHINE DORME AL LUME DELLA SUA<br />
LUCERNA. È LA PRIMA VOLTA ORA, E PER<br />
SEMPRE. 35. E <strong>di</strong>sse: Amici, la sorte ci è propizia!<br />
Myrrhine dorme le sue notti, e [dorme] sola! Io ben<br />
pregavo il <strong>di</strong>o Amore, che alla fine mi addormentasse<br />
Myrrhine sul cuore: pregai l’Amore e mi ascoltò la<br />
Morte. 40. E Callia <strong>di</strong>sse: Ella era un’ape, e stillava il<br />
miele, ma pungeva con il pungiglione. E Agathia <strong>di</strong>sse:<br />
Ella mesceva ai bocci dell’amore le spine, ai dolci<br />
fichi i funghi. E il vecchio Phaedro: Pace alle parole<br />
amare! 45. Ella, buona, scambiava l’oro con il rame.<br />
E, ebbri <strong>di</strong> vino dolce, stettero un poco lì nel silenzio<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 175<br />
opaco della strada. E la lucerna, tremula, accarezzava<br />
sul loro capo il serto intrecciato <strong>di</strong> rose, 50. e forse<br />
attratta da quel profumo <strong>di</strong> morte una invisibile falena<br />
ronzava. Ma poi [davanti] alla lucerna tutti, uno dopo<br />
l’altro, accesero la fiaccola. Poi l’auletride destò suoni<br />
profon<strong>di</strong> con il suo flauto 55. doppio, <strong>di</strong> busso, e con<br />
un sonoro trepestìo il coro si mosse tra le faville.<br />
L’anima non si mosse. Rimase ancora lì, e vide le luci<br />
e il canto <strong>di</strong>leguarsi lontano. Era sfuggita al demone<br />
che insegna 60. le vie ammuffite alle anime dei morti.<br />
Gli era sfuggita. Ed ora non sapeva trovare la strada<br />
da sola: stette ancora ai pie<strong>di</strong> del suo sepolcro, [davanti]<br />
al lume vacillante della sua conscia lampada. E<br />
la notte 65. era al suo culmine, piena <strong>di</strong> stelle dorate;<br />
quando sentì venire un passo, venire un pianto acuto,<br />
e riconobbe Evèno. Perché Evèno aveva perduto il<br />
dolce sonno da molti giorni, ed ora sapeva che era 70.<br />
chiuso nell’arca con la morta etèra. E tra i singulti aprì<br />
la porta del bel tempietto, prese la lucerna ed entrò.<br />
Poi abilmente, con la spada <strong>appunti</strong>ta, tentò [<strong>di</strong><br />
aprire] il solido coperchio dell’arca 75. e lo mosse, e<br />
con ambedue le mani, puntellando i ginocchi, lo alzò.<br />
Era lì con lui, non vista, alle sue spalle (e il lieve stridìo<br />
svaniva nel desiderio aspro <strong>di</strong> Evèno), un’ombra<br />
che voleva vedere 80. Myrrhine morta. E questa apparve;<br />
e quegli con un urlo lasciò cadere giù il marmo<br />
e il suo amore sopra il suo sonno, per sempre.<br />
E fuggì, fuggì via l’anima, e un gallo rosso cantò con<br />
l’aspro inno la vita: 85. la vita; ed ella si trovò tra i<br />
morti. Né la via <strong>di</strong> morte era una per tutti, ma tante e<br />
tante, e si perdevano irraggiandosi nell’infinita opacità<br />
del vuoto. Ed a lei era ignota la sua. Ma nell’ombra<br />
90. ella vedeva molte ombre passare e <strong>di</strong>leguarsi: alcune<br />
con il loro mite demone andavano serene per la<br />
via, ed altre rifiutavano, ma invano, la mano del loro<br />
destino. Ma ella era sfuggita 95. da tanti giorni al demone;<br />
ed la via le era ignota. Dunque si volse ad una<br />
anima dolce e vergine, che andando si rivolgeva ancora<br />
al dolce mondo; e chiese a quella la sua via. Ma<br />
quella, 100. l’anima pura, ecco che tremò tutta come<br />
l’ombra <strong>di</strong> un nuovo esile pioppo: «Non la so!» <strong>di</strong>sse,<br />
e nel pallore del Tutto svanì. L’etèra si rivolse ad<br />
un’anima santa e flebile, seduta, 105. Che teneva tra<br />
le mani il dolce viso in pianto. Era una madre che<br />
pensava ancora ai dolci figli; ed anche lei rispose:<br />
«Non la so!»; quin<strong>di</strong> nel dolore del Tutto sparì.<br />
L’etèra errò tra i morti a lungo 110. miseramente come<br />
già tra i vivi. Ma ora invano. E molto era il ribrezzo<br />
<strong>di</strong> là per l’inquieta anima nuda, che su nei trivi<br />
sorgeva in faccia a tutti.<br />
E alfine, insonne, l’anima <strong>di</strong> Evèno 115. passò veloce.<br />
Correva al fiume dell’oblìo, riarsa <strong>di</strong> sete,. Né l’una<br />
riconobbe l’altra. Non l’aveva mai vista. Myrrhine<br />
corse su dal trivio, e a quella sconosciuta anima veloce<br />
chiese 120. la strada. Evèno le rispose: «Non posso,<br />
devo affrettarmi».<br />
E l’anima <strong>di</strong> Evèno corse più veloce, in orrore, e la<br />
trista anima ignuda la seguì. Ma la prima <strong>di</strong>sparve<br />
in lontananza, nella nebbia eterna; 125. e l’altra, ansante,<br />
l’etèra, sostò a un nuovo trivio incerto,. E intese<br />
là bisbigli, ma così tenui, come <strong>di</strong> pulcini gementi