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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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piti dalle sofferenze e dalle malattie. Anche Jacopone<br />

da To<strong>di</strong> avrebbe visto positivamente le <strong>di</strong>sgrazie: esse<br />

erano un segno <strong>di</strong> preferenza, che Dio accordava. E<br />

comunque servivano per espiare i peccati propri e altrui.<br />

I Canti <strong>di</strong> Castelvecchio (1903, 1912) costituiscono la<br />

prosecuzione <strong>di</strong> Myricae. Il poeta sviluppa i gran<strong>di</strong><br />

temi dell’amore e della morte, e li esprime attraverso i<br />

suoni della natura. L’opera è de<strong>di</strong>cata alla madre.<br />

Il gelsomino notturno (1901)<br />

1. E si aprono i fiori della notte (=del gelsomino)<br />

nell’ora in cui io penso ai miei cari [defunti]. Sono<br />

apparse in mezzo ai caprifogli le farfalle che volano<br />

al crepuscolo.<br />

2. Da un po’ <strong>di</strong> tempo tacquero tutte le grida: là, soltanto<br />

una casa continua a bisbigliare. [Con il capo]<br />

sotto le ali dormono gli uccellini, come gli occhi dormono<br />

sotto le ciglia.<br />

3. Dai calici aperti [dei fiori] fuoriesce l’odore <strong>di</strong> fragole<br />

rosse. Un lume risplende là, nella sala [della casa].<br />

L’erba nasce sopra le fosse [dei defunti].<br />

4. Un’ape ritardataria sussurra trovando già occupate<br />

le cellette [dell’alveare]. La costellazione della Chioccia<br />

va, per l’aia azzurra del cielo, con il suo séguito <strong>di</strong><br />

stelle pigolanti.<br />

5. Per tutta la notte fuoriesce [dalle corolle dei fiori] il<br />

profumo che viene portato via dal vento. Il lume passa<br />

[dalla sala] su per la scala, brilla al primo piano, e poi<br />

si spegne...<br />

6. Ormai è l’alba. I petali, un po’ gualciti, si chiudono<br />

[intorno alla corolla]. Dentro l’urna, molle e segreta,<br />

si prepara a nascere una inesprimibile e nuova felicità.<br />

Riassunto. Ormai è sera. I fiori della notte si aprono e<br />

ritornano le farfalle del crepuscolo, mentre il poeta<br />

pensa ai suoi cari defunti. Tutto è silenzio. In una casa<br />

un lume è ancora acceso. Un’ape cerca <strong>di</strong> entrare<br />

nell’alveare, ma trova tutte le celle occupate. Il lume<br />

sale su per la scala, brilla al primo piano, poi si spegne.<br />

Ormai è giunta l’alba: i fiori un po’ gualciti si<br />

richiudono; dentro un’urna molle e segreta nasce una<br />

nuova felicità.<br />

Commento<br />

1. La poesia è de<strong>di</strong>cata all’amico Gabriele Briganti in<br />

occasione del matrimonio. Pascoli ha così l’occasione<br />

<strong>di</strong> parlare della sua vita, rivolta al ricordo dei<br />

suoi morti. Egli la contrappone alla vita, piena <strong>di</strong><br />

gioia e <strong>di</strong> speranze, che si apre davanti all’amico. Il<br />

poeta però ra<strong>di</strong>ca nel mistero della notte il concepimento<br />

<strong>di</strong> una nuova vita e attribuisce una <strong>di</strong>mensione<br />

<strong>di</strong> violenza anche all’atto amoroso dell’uomo verso la<br />

donna. La poesia si basa sul contrasto tra vita e morte.<br />

Il contrasto però non è assoluto: l’erba nasce sopra le<br />

fosse, quin<strong>di</strong> la morte genera nuova vita; e l’amore<br />

può fare nascere una nuova vita. Un ulteriore motivo<br />

<strong>di</strong> contrasto è tra la fiducia nel futuro dei due sposi,<br />

che concepiscono una nuova vita, e l’atteggiamento<br />

172<br />

rinunziatario e rivolto verso il passato del poeta, che<br />

pensa invece ai suoi defunti.<br />

2. L’ape tar<strong>di</strong>va in<strong>di</strong>ca lo stesso poeta, che un destino<br />

avverso, pieno <strong>di</strong> lutti, ha escluso dagli affetti e<br />

dall’amore, e gli ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> costruire un “nido”<br />

familiare, che gli desse sicurezza e protezione dalla<br />

cattiveria del mondo. La Chioccetta (nome conta<strong>di</strong>no<br />

della costellazione delle pleia<strong>di</strong>) dà luogo ad un concettismo<br />

barocco: va per l’aia azzurra (= la volta celeste)<br />

seguita dal suo pigolio <strong>di</strong> stelle, cioè dalle stelle<br />

gialle il cui brillio oscillante ricorda il pigolio dei pulcini,<br />

ugualmente gialli e sempre in movimento. Il parallelismo<br />

è perfetto.<br />

3. Il poeta canta la notte, che percepisce come luogo<br />

in cui si manifesta una vita <strong>di</strong>versa da quella del giorno,<br />

ma altrettanto intensa e varia. Nel mistero<br />

dell’oscurità si sviluppano in parallelo due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

eventi, quelli naturali e quelli umani, che poi si riuniscono<br />

nell’ultima strofa. La vita che si svolge nella<br />

casa è il corrispettivo della vita delle piante e degli<br />

animali. La conclusione è la stessa: nell’urna-ovario<br />

del fiore, come nell’urna-grembo della donna sorge<br />

una nuova e inesprimibile felicità, cioè una nuova vita.<br />

Alle due urne si affianca però una terza urna,<br />

l’urna cineraria. Per il poeta la vita e la morte non si<br />

contrappongono, né hanno confini ben definiti: “Nasce<br />

l’erba sopra le fosse” (v. 12).<br />

4. L’urna molle e segreta è un termine polisignificante:<br />

è l’ovario del fiore; il grembo della donna; l’urna<br />

cineraria. Vita e morte non sono quin<strong>di</strong> né contrapposte,<br />

né ben definite, né <strong>di</strong>vise. Anche in questo caso il<br />

poeta rifiuta le certezze rigide e dogmatiche della<br />

scienza e della ragione, e propone una compenetrazione<br />

o una fusione degli opposti. Anche in questo<br />

caso c’è un recupero del concettismo barocco. Come<br />

il Barocco anche il poeta usa l’analogia per stu<strong>di</strong>are la<br />

realtà e trovare aspetti simili sorprendenti in aree della<br />

realtà molto lontane tra loro. Il recupero della poetica<br />

secentesca è sistematico: si trova anche in La mia sera.<br />

5. Come in Myricae, la poesia è piena <strong>di</strong> colori, odori,<br />

suoni, contrasti, onomatopee, sinestesie (il pigolio <strong>di</strong><br />

stelle). Il linguaggio è semplice, lineare, quoti<strong>di</strong>ano,<br />

popolare (la Chioccetta). Il periodo è privo <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nate.<br />

Le figure retoriche sono numerose e intense. Il<br />

simbolismo (l’ape è il poeta rimasto escluso dagli affetti)<br />

è imme<strong>di</strong>ato e non pesante. Alcune metonìmie<br />

sono straor<strong>di</strong>narie: “Sotto l’ali dormono i ni<strong>di</strong>, Come<br />

gli occhi sotto le ciglia” (la metonìmia è arricchita da<br />

una similitu<strong>di</strong>ne).<br />

6. Il piccolo io <strong>di</strong> Pascoli <strong>di</strong>venta misero davanti all’io<br />

titanico dei romantici. Ben altra cosa sono la “corrispondenza<br />

d’amorosi sensi” che per Foscolo lega i<br />

vivi ai morti o lo stimolo, sempre foscoliano, che le<br />

tombe dei gran<strong>di</strong> del passato hanno nello spingere<br />

l’animo forte a compiere gran<strong>di</strong> imprese. Dalle tombe<br />

dei suoi cari il poeta non trova conforto ed incitamento<br />

per affrontare virilmente la sua vita pubblica e privata;<br />

egli ripiega sul passato, su quel momento cruciale<br />

in cui la morte del padre ha bloccato per sempre la<br />

sua vita, gli ha tolto l’affetto che si sentiva in <strong>di</strong>ritto

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