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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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4. La doppia personalità <strong>di</strong> Belli è comprensibile: è <strong>di</strong><br />

estrazione popolare e vede le tremende con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

vita del popolo, perciò o<strong>di</strong>a il potere costituito. La rivoluzione<br />

giacobina del 1798, che dovrebbe <strong>di</strong>struggere<br />

questo potere, gli fa conoscere invece miseria e<br />

paura. Dunque – la conclusione è imme<strong>di</strong>ata – i cambiamenti<br />

sono peggiori della dura vita che si sta vivendo.<br />

Per <strong>di</strong> più il primo benessere che raggiunge<br />

proviene dal matrimonio con una nobile, che gli assicura<br />

un po’ <strong>di</strong> tranquillità economica e <strong>di</strong> libertà. La<br />

conseguenza, inevitabile, è che i papi opprimono la<br />

plebe, ma i cambiamenti proposti dalla Repubblica<br />

romana (1849) sono peggiori del male. Il male minore<br />

è quin<strong>di</strong> lasciare le cose come stanno. Così Belli <strong>di</strong>venta<br />

più reazionario del papa. Si identifica con la<br />

plebe, o<strong>di</strong>a l’oppressione papale, ma ancor più o<strong>di</strong>a<br />

l’oppressione che può venire dall’esterno.<br />

5. Belli ha ormai concluso il suo “monumento” alla<br />

plebe romana, quando un altro poeta si prepara a spiccare<br />

il volo: Giosue Carducci (1835-1907). Inizia cantando<br />

Satana, simbolo del progresso, ma poi si avvicina<br />

alla monarchia (1878), deluso dalla Destra come<br />

dalla Sinistra. Si rifugia nella Roma antica, non ha il<br />

coraggio <strong>di</strong> scagliarsi contro le speculazioni urbanistiche<br />

che stravolgono Roma, propone un’arte tersa e<br />

classicheggiante, che <strong>di</strong>viene per 40 anni l’espressione<br />

più forbita della cultura ufficiale. La classe <strong>di</strong>rigente<br />

e gli intellettuali sono contenti <strong>di</strong> quest’arte che<br />

canta il vuoto e nasconde con parole sonanti la loro<br />

miseria interiore e la loro in<strong>di</strong>fferenza verso le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vita della popolazione.<br />

6. Pochi anni dopo Belli Giovanni Verga (1840-1922)<br />

in Fantasticheria (1878-79) riba<strong>di</strong>sce la sua ostilità al<br />

cambiamento con l’ideale dell’ostrica: finché rimane<br />

attaccata allo scoglio, l’ostrica fa una vita <strong>di</strong> stenti ma<br />

sicura; quando se ne stacca per migliorarla, va incontro<br />

alla rovina, e nella rovina coinvolge anche i suoi<br />

cari.<br />

7. I timori <strong>di</strong> Belli come <strong>di</strong> Verga sono giustificati al<br />

<strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni ragionevole dubbio. Tuttavia portano in<br />

un vicolo cieco, cioè alla conclusione che i cambiamenti<br />

sono impossibili. Verga per <strong>di</strong> più ha una <strong>di</strong>mostrazione<br />

<strong>di</strong>retta che i cambiamento non ci sarebbero<br />

stati e che anzi le cose sarebbero peggiorate. Lo Stato<br />

italiano, uscito dalle lotte per l’unità, non prende le<br />

<strong>di</strong>fese dei conta<strong>di</strong>ni, non fa i loro interessi (la sud<strong>di</strong>visione<br />

del latifondo nel Meri<strong>di</strong>one), si schiera con i poteri<br />

<strong>di</strong> sempre ed ora – ad<strong>di</strong>rittura! – ammazza chi<br />

protesta: 6.000 briganti nel Meri<strong>di</strong>one (1862-63) e, 40<br />

anni dopo, 2.000 manifestanti a Milano (1898). La<br />

giustificazione è subito trovata ed è sempre la stessa:<br />

chi protesta mette in pericolo l’unità nazionale. Così<br />

lo Stato unitario si sente in <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> introdurre nuove<br />

tasse e la leva obbligatoria, lunga ben sette anni. Per<br />

la popolazione <strong>italiana</strong> del Centro e del Sud l’unità<br />

d’Italia è stata una sciagura nel breve come nel me<strong>di</strong>o<br />

periodo, poiché porta soltanto svantaggi. I regimi reazionari<br />

dello Stato pontificio e del regno <strong>di</strong> Napoli<br />

non avevano mai ammazzato tanti sud<strong>di</strong>ti quanti il<br />

nuovo Stato, che si era arrogato il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> unificare<br />

152<br />

la penisola. Insomma il nuovo Stato si forma contro e<br />

a spese delle classi “inferiori” e contro i loro interessi.<br />

8. La soluzione al vicolo cieco in cui si sono infilati<br />

Belli e Verga si trova forse in Manzoni: se volete la<br />

libertà dall’oppressione, impugnate le armi e combattete;<br />

abbiate pure fiducia in Dio, ma datevi da fare.<br />

Dio vi aiuta dopo che voi vi siete aiutati. Mettetevi a<br />

lavorare e non aspettate aiuti da nessuno (nemmeno<br />

da Dio). Manzoni è una voce isolata. È sempre stato<br />

o<strong>di</strong>ato dagli intellettuali, poiché li richiamava alle loro<br />

responsabilità civili e sociali. Egli si è sempre <strong>di</strong>mostrato<br />

duro e feroce contro gli intellettuali reggi borse,<br />

volta ban<strong>di</strong>era, asserviti al potere costituito.<br />

9. Belli è giustamente critico nei confronti del potere<br />

costituito, cioè della Chiesa. Peraltro la Chiesa stessa<br />

era in una profonda decadenza. Dopo il Concilio <strong>di</strong><br />

Trento (1545-63) si era impegnata a riconquistare la<br />

società, e aveva ottenuto un grande successo con la<br />

cultura barocca. Alla fine del Seicento riesce ancora a<br />

imporre la sua egemonia culturale con l’Arca<strong>di</strong>a. Nella<br />

seconda metà del Settecento ispira il Neoclassicismo,<br />

che tuttavia si sviluppa altrove. Ma alla fine del<br />

secolo è emarginata dalla cultura laica – il Romanticismo<br />

–, e si avvia a un inarrestabile declino. Leopar<strong>di</strong><br />

è deluso da quel che trova a Roma (1821) e ugualmente<br />

Belli è deluso dal potere costituito, ma non<br />

vede nessuna alternativa. E, in effetti, non ci sono alternative.<br />

L’Italia ecclesiastica come l’Italia laica del<br />

nuovo regno risente dell’emarginazione culturale, economica<br />

e scientifica del Seicento e del Settecento,<br />

che ha voluto e che ha subito; e paga la sua arretratezza<br />

sociale, economica, politica e culturale sia<br />

nell’Ottocento sia nel Novecento. La rivoluzione industriale,<br />

avvenuta in Inghilterra nel 1770, arriva in<br />

Italia soltanto nel 1950, ben 180 anni dopo.

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