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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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ai romani, dai Padri della Chiesa ad Agostino, da<br />

Tommaso d’Aquino a Dante, dagli umanisti a Machiavelli,<br />

da Lutero ad Hegel, dai romantici a Leopar<strong>di</strong>.<br />

Il poeta conosce questi autori, ed aggiunge la sua<br />

voce, che non è inferiore.<br />

Spesso il male <strong>di</strong> vivere ho incontrato (1923)<br />

Ho incontrato spesso il male (=il dolore) <strong>di</strong> vivere: era<br />

il ruscello strozzato che gorgoglia, era una foglia riarsa<br />

che si incartocciava, era il cavallo che cadeva [al<br />

suolo] morto.<br />

Non conobbi alcun bene, ad eccezione della con<strong>di</strong>zione<br />

pro<strong>di</strong>giosa, che si <strong>di</strong>schiude quando si raggiunge<br />

l’In<strong>di</strong>fferenza della <strong>di</strong>vinità [verso il male]: era la<br />

statua [inerte e insensibile] in un meriggio sonnolento,<br />

era la nuvola [leggera e impalpabile], era il falco che<br />

volava alto nel cielo.<br />

Riassunto. Il poeta ha incontrato spesso il male <strong>di</strong> vivere:<br />

il ruscello impe<strong>di</strong>to da una strozzatura, la foglia<br />

che si accartocciava, il cavallo che moriva. E, nello<br />

stesso tempo, non ha mai incontrato alcun bene, che<br />

non fosse l’in<strong>di</strong>fferenza verso il male che soltanto la<br />

<strong>di</strong>vinità può provare: la statua senza vita, la nuvola<br />

impalpabile e lontana, il falco che vola alto nel cielo.<br />

Commento<br />

1. La breve poesia è composta da due quartine che esprimono<br />

la stessa tesi, ma in modo contrapposto. La<br />

prima <strong>di</strong>ce: ho conosciuto il male <strong>di</strong> vivere (seguono<br />

tre esempi). La seconda <strong>di</strong>ce la stressa cosa, ma negando<br />

la tesi opposta: non ho conosciuto il bene <strong>di</strong><br />

vivere, tranne l’in<strong>di</strong>fferenza della <strong>di</strong>vinità [verso il<br />

male] (seguono tre esempi). Questa struttura “<strong>di</strong>mostrativa”<br />

semplice e lineare e perciò efficace sul piano<br />

<strong>di</strong>dattico e retorico si trova anche nel fioretto Della<br />

perfetta letizia (Fioretti <strong>di</strong> san Francesco, fine Trecento).<br />

2. Il male coinvolge anche la natura: il ruscello, la foglia,<br />

il cavallo. Curiosamente è assente il riferimento<br />

all’uomo, che è coinvolto in modo particolare nel male<br />

<strong>di</strong> vivere.<br />

3. Per il poeta Dio è lontano e in<strong>di</strong>fferente al male,<br />

agli uomini e alla loro con<strong>di</strong>zione. Si può contemporaneamente<br />

pensare che egli sia in<strong>di</strong>fferente anche al<br />

bene degli uomini, a procurare loro un qualche bene.<br />

La Provvidenza è quin<strong>di</strong> assente, e l’uomo è abbandonato<br />

a se stesso davanti al male. Il poeta però si<br />

riallaccia al pessimismo dell’Ecclesiaste e <strong>di</strong> altri libri<br />

sapienziali della Bibbia. Ma anche a Leopar<strong>di</strong> per il<br />

quale la Natura (Dio è negato a favore <strong>di</strong> una Natura<br />

<strong>di</strong>vinizzata) è in<strong>di</strong>fferente o ad<strong>di</strong>rittura ostile verso<br />

l’uomo (Dialogo della Natura e <strong>di</strong> un Islandese).<br />

4. Il poeta usa i versi per affrontare il problema filosofico<br />

ed esistenziale della con<strong>di</strong>zione umana. Prima <strong>di</strong><br />

lui avevano affrontato lo stesso tema Foscolo (la poesia<br />

tramanderà ai posteri le gran<strong>di</strong> imprese militari –<br />

l’uomo è condannato tragicamente dalla sua natura a<br />

muovere guerra ai suoi simili –, finché il sole risplenderà<br />

sulle sciagure umane), Manzoni (il problema del<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 199<br />

male nella storia, risolto positivamente con le tesi che<br />

le prove fanno maturare e che la Provvidenza <strong>di</strong>vina<br />

sa trarre il bene anche dal male), Leopar<strong>di</strong> (il problema<br />

del dolore e della morte, che coinvolge uomini ed<br />

animali, e che porta il poeta prima al pessimismo storico,<br />

poi al pessimismo cosmico), Verga (meglio per<br />

coloro che non sono nati, fortunati coloro che sono<br />

morti, che non devono affrontare la sofferenza della<br />

vita). Il problema del male è però affrontato sin dalle<br />

origini della filosofia: per i manichei esistevano due<br />

principi, quello del Bene e quello del Male; per Agostino<br />

il male non esiste, è semplice assenza <strong>di</strong> bene;<br />

per altri autori cristiani il male è prodotto dall’uomo e<br />

dalla natura umana corrotta dal peccato originale <strong>di</strong><br />

Adamo ed Eva. Per il filosofo tedesco Friedrich Georg<br />

Hegel (1770-1831) il male è l’immensa forza del<br />

negativo, che fa avanzare la storia e che perciò ha un<br />

valore positivo. Per l’esistenzialismo, sia ateo sia cattolico<br />

che si afferma tra le due guerre mon<strong>di</strong>ali, il male<br />

è connaturato alla stessa esistenza umana e perciò è<br />

inevitabile.<br />

Le occasioni (1939) proseguono la ricerca poetica ma<br />

anche filosofica e sapienziale dell’autore. Talvolta la<br />

memoria riesce a cogliere, ad attingere improvvisamente<br />

e ad isolare ricor<strong>di</strong> e oggetti nell’uniformità<br />

del tempo e nell’assurdo labirinto del mondo. Questa<br />

è l’illuminazione. Essa è sempre improvvisa e momentanea.<br />

Nelle occasioni in cui avviene, si scoprono<br />

i legami profon<strong>di</strong> e le segrete corrispondenze che uniscono<br />

le cose e gli acca<strong>di</strong>menti.<br />

Non recidere, forbice quel volto (1937)<br />

Non recidere, o forbice, quel volto, l’unica cosa che<br />

rimane nella mia memoria, che via via cancella i ricor<strong>di</strong>.<br />

Non trasformare quel grande volto, che mi ascoltava,<br />

nella nebbia confusa <strong>di</strong> sempre.<br />

Un freddo colpo <strong>di</strong> scure cala sul tronco... Il duro colpo<br />

taglia l’albero. E l’acacia, colpita a morte, dai suoi<br />

rami fa cadere il guscio vuoto della cicala nella prima<br />

fanghiglia <strong>di</strong> novembre.<br />

Riassunto. Il poeta prega la forbice <strong>di</strong> non <strong>di</strong>struggere<br />

quel volto, l’unico ricordo che gli rimane impresso<br />

nella memoria, che tende costantemente a <strong>di</strong>menticare.<br />

Quin<strong>di</strong> ripete lo stesso concetto con un esempio:<br />

come la forbice può recidere il ricordo <strong>di</strong> quel volto,<br />

così la scure taglia l’acacia, che si abbatte al suolo e<br />

nel crollo fa cadere il guscio vuoto della cicala nella<br />

prima fanghiglia <strong>di</strong> novembre.<br />

Commento<br />

1. La poesia è densa: il riassunto è più lungo del testo<br />

originale, che va esplicitato. La struttura a due strofe<br />

ripete la stessa struttura <strong>di</strong> Spesso il male <strong>di</strong> vivere ho<br />

incontrato.<br />

2. Le parole, soprattutto il primo verso delle due quartine,<br />

vanno oltre l’onomatopea: riescono a fare sentire<br />

la capacità della forbice e della scure <strong>di</strong> tagliare, <strong>di</strong>struggere<br />

ed uccidere. La lezione <strong>di</strong> D’Annunzio o <strong>di</strong>

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