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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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LE MAGGIORI CORRENTI DEL DUECEN-<br />

TO<br />

Le maggiori correnti letterarie del Duecento sono: la<br />

Scuola siciliana (1230ca.-1260ca.), la Scuola toscana<br />

(1260ca.-1280ca.), la corrente comico-realistica<br />

(1260ca.-1310ca.), il Dolce stil novo (1274-1294).<br />

Per tutto il secolo poi ha una grande <strong>di</strong>ffusione la <strong>letteratura</strong><br />

religiosa.<br />

LA LETTERATURA RELIGIOSA<br />

I maggiori esponenti della <strong>letteratura</strong> religiosa sono<br />

Francesco d’Assisi (1182-1226), Tommaso da Celano<br />

(1190ca.-1260), Jacopone da To<strong>di</strong> (1236ca.-1306).<br />

Francesco d’Assisi (1182-1226) è figlio <strong>di</strong> un ricco<br />

mercante, conduce una vita <strong>di</strong>ssipata, quin<strong>di</strong> ha una<br />

crisi religiosa che lo porta a convertirsi. Fonda<br />

l’or<strong>di</strong>ne dei frati minori, i cui ideali sono l’umiltà, la<br />

povertà, la castità e una totale fiducia nella Provvidenza<br />

<strong>di</strong>vina. Francesco propone questi valori in una<br />

società <strong>di</strong>laniata dai contrasti politici tra fazioni rivali<br />

e dalle polemiche religiose, che impegnano le sette<br />

eretiche contro la corruzione della Curia romana. Egli<br />

vuole riformare restando dentro la Chiesa, perciò<br />

chiede ed ottiene il riconoscimento della Regola prima<br />

verbalmente da papa Innocenzo III nel 1209, poi<br />

ufficialmente da papa Onorio III nei 1223. Muore nel<br />

1226.<br />

Francesco scrive le due Regole, il Cantico <strong>di</strong> Frate<br />

Sole (o Laus creaturarum), e il Testamento. Il cantico,<br />

scritto forse nel 1224, riprende due salmi della Bibbia<br />

(Salmo 148; Daniele III, 52-90), che invitano le<br />

creature a lodare Dio. Esso presenta una <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

interpretazione: il significato da dare al per dei vv. 10,<br />

12, 15, 17 ecc. Per può significare da (e allora le creature<br />

sono invitate dal poeta a lodare Dio); o per<br />

l’esistenza <strong>di</strong> (e allora l’uomo loda Dio perché gli ha<br />

donato le creature). Nessuna delle due soluzioni però<br />

va bene per tutti i casi. L’ambiguità è comprensibile:<br />

Francesco usa il linguaggio per comunicare, non si<br />

preoccupa <strong>di</strong> riflettere sulla lingua come strumento<br />

rigoroso e formale <strong>di</strong> comunicazione. La seconda interpretazione<br />

è quella tra<strong>di</strong>zionale dell’Or<strong>di</strong>ne francescano,<br />

accolta anche dalla critica più recente.<br />

Cantico <strong>di</strong> Frate Sole<br />

1. O Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono<br />

le lo<strong>di</strong>, la gloria, l’onore ed ogni bene<strong>di</strong>zione. A te<br />

solo, o Altissimo, esse spettano, e nessun uomo è degno<br />

<strong>di</strong> nominare il tuo nome.<br />

2. Che tu sia lodato, o mio Signore, insieme con tutte<br />

le tue creature, specialmente [per][averci dato] messer<br />

fratello Sole, il quale è luce del giorno, e tu ci illumini<br />

per mezzo <strong>di</strong> lui. Esso è bello e irraggia grande splendore:<br />

<strong>di</strong> te, o Altissimo, è il simbolo. Che tu sia loda-<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 11<br />

to, o mio Signore, per [averci dato] sorella luna e le<br />

stelle: in cielo le hai create lucenti, preziose e belle.<br />

Che tu sia lodato, o mio Signore, per fratello vento, il<br />

cielo nuvoloso e sereno ed ogni tempo, per mezzo del<br />

quale sostieni la vita delle tue creature. Che tu sia lodato,<br />

o mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto<br />

utile, umile, preziosa e casta. Che tu sia lodato, o<br />

mio Signore, per fratello fuoco, per mezzo del quale<br />

tu illumini la notte: esso è bello, gioioso, gagliardo e<br />

forte. Che tu sia lodato, o mio Signore, per sorella nostra<br />

madre terra, la quale ci nutre e ci governa, e produce<br />

<strong>di</strong>versi frutti, fiori colorati ed erba.<br />

3. Che tu sia lodato, o mio Signore, per coloro che<br />

perdonano per tuo amore e sopportano malattie e sofferenze.<br />

Beati coloro che le sopporteranno in pace che<br />

da te, o Altissimo, saranno incoronati [in cielo]. Che<br />

tu sia lodato, o mio Signore, per sorella nostra morte<br />

del corpo, dalla quale nessun uomo vivente può fuggire:<br />

guai a coloro che morranno in peccato mortale;<br />

beati coloro che essa troverà conformi alla tua santissima<br />

volontà, perché la morte dell’anima non farà loro<br />

alcun male.<br />

4. Lodate e bene<strong>di</strong>te il mio Signore, e ringraziatelo e<br />

riveritelo con grande umiltà.<br />

Commento<br />

1. Il testo può essere <strong>di</strong>viso in quattro parti: a) l’introduzione<br />

che loda l’Altissimo; quin<strong>di</strong> b) la lode per<br />

le creature date da Dio all’uomo; c) la lode sia per<br />

quelli che perdonano e soffrono in nome <strong>di</strong> Dio, sia<br />

per coloro che muoiono in grazia <strong>di</strong> Dio; d) una conclusione<br />

che invita a lodare, a riverire e a servire il<br />

Signore.<br />

2. Dio viene definito come “altissimu, onnipotente,<br />

bon Signore”, al quale spettano tutte le lo<strong>di</strong>: l’uomo è<br />

nulla davanti a Lui e tuttavia Egli ama l’uomo, per il<br />

quale ha creato la Natura. Dio è padre buono e benefico<br />

nei confronti delle creature, alle quali è vicino.<br />

Esse possono riporre in Lui tutta la fiducia.<br />

3. Le creature, che sono al servizio e ad uso dell’uomo,<br />

sono in<strong>di</strong>cate or<strong>di</strong>natamente: il sole, simbolo <strong>di</strong><br />

Dio, la luna, le stelle, l’aria, il fuoco, l’acqua, il vento,<br />

il bello ed il cattivo tempo, la terra, che è madre e nutrice<br />

per gli uomini. Nel cantico sono presenti tutte le<br />

creature che fanno parte della natura; sono assenti gli<br />

animali, ma anche l’uomo e la società umana, che sono<br />

<strong>di</strong>laniati dai contrasti e che ignorano e rifiutano la<br />

vita semplice a contatto con le altre creature.<br />

4. Subito dopo le creature sono nominate le malattie,<br />

che hanno un’origine naturale, e le sofferenze, che invece<br />

hanno una origine sociale. Le une e le altre vanno<br />

sopportate per amor <strong>di</strong> Dio. L’invito acquista la<br />

sua importanza e mostra la sua utilità se si tiene presente<br />

che nel Me<strong>di</strong>o Evo il dolore e la malattia sono i<br />

compagni inseparabili della vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

5. Quin<strong>di</strong> sono nominate la morte del corpo, da cui<br />

l’uomo non può fuggire, e la morte dell’anima, che<br />

l’uomo deve fuggire morendo in grazia <strong>di</strong> Dio. La serenità<br />

del cantico è interrotta all’improvviso e per un<br />

momento dalla minaccia “Guai a coloro che muoiono<br />

in peccato mortale!”. L’accenno alle sofferenze <strong>di</strong> o-

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