pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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Riassunto. Il poeta è stato lasciato dalla sua donna,<br />
che gli ha preferito un altro. Egli però ha superato il<br />
momento dell’abbandono, e riesce a parlare <strong>di</strong> lei<br />
senza emozionarsi e a notare in lei aspetti che prima<br />
gli sembravano belli ma che non lo erano. Alla fine<br />
conclude <strong>di</strong>cendo che la donna ha perso un innamorato<br />
fedele, mentre egli può trovare facilmente un’altra<br />
donna capace <strong>di</strong> ingannarlo.<br />
Commento<br />
1. La libertà, con La partenza (1746), è una delle<br />
canzonette più famose del poeta. Essa sintetizza la<br />
poetica metastasiana ma anche il gusto estetico della<br />
prima metà del Settecento, prima della <strong>di</strong>ffusione delle<br />
idee e dei principi artistici dell’Illuminismo.<br />
2. La canzonetta svolge un motivo ormai <strong>di</strong>venuto un<br />
tópos letterario: il poeta è abbandonato dalla sua donna.<br />
Il contenuto è esilissimo ed anche banale, ma i<br />
versi musicali riescono a farlo lievitare. Le strofe potevano<br />
procedere indefinitamente. Comunque sia, ognuna<br />
<strong>di</strong> esse riesce a interessare l’ascoltatore. La<br />
strofa migliore è giustamente quella conclusiva (come<br />
il Barocco aveva insegnato), pregevole per l’osservazione<br />
psicologica. Ad ogni modo il linguaggio <strong>di</strong> tutta<br />
la canzonetta riesce a rinnovare il contenuto e i “fatti”<br />
descritti.<br />
3. La canzonetta è estremamente musicale, e procede<br />
sino alla fine con grazia e con leggerezza, senza mai<br />
annoiare. Il poeta descrive un abbandono tranquillo e<br />
senza drammi: la poetica arca<strong>di</strong>ca, ma anche quella<br />
illuministica, non va mai oltre il sentimentalismo, verso<br />
il dramma.<br />
La partenza (1746)<br />
1. Ecco il momento più crudele. O Nice, o dolce Nice,<br />
ad<strong>di</strong>o! Come vivrò, o mio bene, così lontano da te? Io<br />
vivrò sempre addolorato, io non avrò più alcun bene.<br />
E tu, chi sa se mai ti ricorderai <strong>di</strong> me!<br />
2. Sopporta almeno che alla ricerca della mia pace<br />
perduta il mio pensiero segua le orme del tuo piede.<br />
Sempre nel tuo cammino, sempre mi avrai vicino! E<br />
tu, chi sa se mai ti ricorderai <strong>di</strong> me!<br />
3. Io, volgendo triste i passi in luoghi lontani da te,<br />
andrò chiedendo ai sassi dov’è la mia donna. Da<br />
un’aurora all’altra io ti chiamerò sempre! E tu, chi sa<br />
se mai ti ricorderai <strong>di</strong> me!<br />
4. Io ricorderò spesso, o Nice, i luoghi meravigliosi<br />
dove vivevo felice, quando vivevo con te. Per me saranno<br />
dolorosi cento e cento ricor<strong>di</strong>! E tu, chi sa se<br />
mai ti ricorderai <strong>di</strong> me!<br />
5. Ecco – <strong>di</strong>rò – quella fontana dove essa si sdegnò<br />
con me, ma poi come pegno <strong>di</strong> pace mi <strong>di</strong>ede la sua<br />
mano. Qui si viveva pieni <strong>di</strong> speranza, là ci si abbandonava<br />
al languore! E tu, chi sa se mai ti ricorderai <strong>di</strong><br />
me!<br />
6. Quanti [nuovi innamorati] tu vedrai, giungendo al<br />
tuo nuovo soggiorno, ad offrirti amore e fedeltà! Oh<br />
Dio! Chi sa se fra tanti complimenti e lacrime, oh<br />
Dio!, chi sa se mai ti ricorderai <strong>di</strong> me!<br />
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7. Pensa che dolce ferita, o cara, mi lasci nel cuore;<br />
pensa che Fileno (=lo stesso poeta) amò senza sperare<br />
<strong>di</strong> ricevere alcuna ricompensa. Pensa, o mia vita, a<br />
questo crudele e funesto ad<strong>di</strong>o. Pensa... Ah!, chi sa se<br />
mai ti ricorderai <strong>di</strong> me!<br />
Riassunto. Nice parte. Il poeta è addolorato. Vuole<br />
seguirla almeno con il pensiero. Poi ricorda i tempi<br />
felici, quando erano insieme. Adesso la donna riceverà<br />
i complimenti ed i pianti da altri innamorati. Egli<br />
ha il cuore ancora ferito dall’amore. E si chiede, a più<br />
riprese, se la donna si ricorderà ancora <strong>di</strong> lui.<br />
Commento<br />
1. Il motivo della canzonetta è anche qui assai esile. Il<br />
nome della donna, Nice, significa vittoria o, meglio,<br />
la vincitrice. Essa insomma vince il poeta e tutti gli<br />
altri amanti che la corteggiano.<br />
2. La canzonetta, che viene musicata dallo stesso poeta,<br />
poi da Angelo Maiorana e, per le prime due strofe,<br />
anche da Ludwig van Beethoven, trasforma tutto in<br />
grazia e sentimento. Il dramma non è consono alla<br />
cultura del Settecento. Il finale <strong>di</strong> strofa ricorda<br />
Quant’è bella giovinezza (1492) <strong>di</strong> Lorenzo de’ Me<strong>di</strong>ci.<br />
3. La Scuola siciliana (1230-1260ca.) inizia l’opera <strong>di</strong><br />
recupero della figura femminile, che la Chiesa presentava<br />
come la tentatrice, colei che portava l’uomo alla<br />
per<strong>di</strong>zione eterna. Il Dolce stil novo poi fa della donna<br />
la donna-angelo, <strong>di</strong>scesa sulla terra per portare<br />
l’uomo a Dio. Metastasio, come altri poeti del Settecento,<br />
la trasforma nell’ingannatrice, che tra<strong>di</strong>sce<br />
l’uomo. E comunque – almeno sulle scene teatrali –<br />
sorge una articolata <strong>di</strong>alettica tra i sessi: l’uomo non è<br />
più onnipotente, e la donna ha una volontà, che fa pesare<br />
sull’uomo. Può scegliere ed abbandonare il suo<br />
amante. Può farlo soffrire.