pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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ga osserva che i monelli <strong>di</strong> Aci Trezza si riproducono<br />
inarrestabilmente e <strong>di</strong>mostrano un attaccamento ra<strong>di</strong>cale<br />
alla vita.<br />
2. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita del popolo siciliano erano effettivamente<br />
durissime ed era senz’altro <strong>di</strong>fficile pensare<br />
che si potesse uscire da quella situazione. Tutto<br />
ciò giustifica un pessimismo più o meno rassegnato,<br />
ma non giustifica l’assenza <strong>di</strong> qualsiasi barlume <strong>di</strong><br />
speranza. Più che nelle cose, il pessimismo <strong>di</strong> Verga<br />
sembra ra<strong>di</strong>cato nell’animo dello scrittore, ed imposto<br />
alle cose. L’attaccamento allo status quo, per quanto<br />
insod<strong>di</strong>sfacente, si trasforma in rifiuto totale e pregiu<strong>di</strong>ziale<br />
<strong>di</strong> tutto ciò che potrebbe sgretolare lo status<br />
quo e aprire il presente a nuove possibilità.<br />
3. Anche Leopar<strong>di</strong> ha una visione pessimistica della<br />
vita: dal pessimismo storico egli passa al pessimismo<br />
cosmico. Tuttavia il suo pessimismo non è totale, poiché<br />
egli continua ad essere attaccato alla vita, alle<br />
speranze, all’amore, anche se questi valori sono promesse<br />
che la natura fa e che poi non mantiene. Egli<br />
non è un rinunziatario né un rassegnato, ma con estremo<br />
vigore polemizza contro la natura e contro gli<br />
uomini. E nel suo testamento spirituale invita gli uomini<br />
alla solidarietà.<br />
4. Anche Manzoni, riflettendo sulla presenza del dolore<br />
e del male nella storia, nell’Adelchi (1820-22)<br />
giunge a conclusioni pessimistiche: o si è oppressori o<br />
si è oppressi; e la giustizia è possibile soltanto in cielo.<br />
Tuttavia nel romanzo i Promessi sposi (1827-42)<br />
cerca una funzione positiva ai “guai” che colpiscono<br />
Renzo e Lucia (i due popolani possono affrontare soltanto<br />
in termini così semplificati il tema del male e<br />
del dolore): la fiducia in Dio li rende più tollerabili ed<br />
essi spingono a una vita moralmente migliore. E mostra<br />
ottimisticamente Renzo che si de<strong>di</strong>ca con alacrità<br />
e con successo economico al suo lavoro <strong>di</strong> artigiano<br />
della seta e Lucia che bada alla casa e ai numerosi figli<br />
che arrivano.<br />
Il Ciclo dei vinti viene preannunziato nella prefazione<br />
a I Malavoglia ma non viene portato a termine:<br />
l’autore esamina le classi più semplici della società (i<br />
Malavoglia sono pescatori, mastro-don Gesualdo è un<br />
manovale che cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare nobile), ma la realizzazione<br />
del suo programma si rivela più <strong>di</strong>fficile del<br />
previsto. L’insuccesso <strong>di</strong> pubblico e <strong>di</strong> critica dei<br />
primi due romanzi lo spinge ad abbandonare<br />
l’impresa. D’altra parte la cultura milanese ben <strong>di</strong>fficilmente<br />
poteva prestare attenzione a romanzi <strong>di</strong> ambientazione<br />
siciliana, per <strong>di</strong> più pervasi da un fatalismo<br />
e da un pessimismo, che si contrapponevano totalmente<br />
alla ricerca della fama e del successo economico,<br />
all’attivismo e all’amore per il benessere, che<br />
essa professava.<br />
La trama de I Malavoglia, che si svolge tra il 1863 e il<br />
1875, è questa:<br />
Riassunto. I Malavoglia, soprannome della famiglia<br />
Toscano, sono una famiglia <strong>di</strong> pescatori <strong>di</strong> Aci Trezza,<br />
un paese vicino a Catania. Possiedono una barca,<br />
la Provvidenza. La famiglia si compone <strong>di</strong> padron<br />
158<br />
‘Ntoni, il patriarca, Bastianazzo, suo figlio, Maruzza<br />
(detta la Longa), la nuora, i nipoti ‘Ntoni, Luca, Alessio,<br />
Mena (Filomena, detta Sant’Agata) e Lia. Padron<br />
‘Ntoni decide <strong>di</strong> comperare a cre<strong>di</strong>to un carico <strong>di</strong> lupini,<br />
per assicurare un relativo benessere alla famiglia.<br />
La barca però affonda, nel naufragio muore Bastianazzo<br />
e il carico va perduto. La famiglia deve pagare<br />
il debito dei lupini. Da questo momento essa è<br />
colpita da una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgrazie: il nipote Luca muore<br />
nella battaglia <strong>di</strong> Lissa (1866) mentre fa il militare.<br />
Padron ‘Ntoni, impossibilitato a pagare il debito, deve<br />
vendere la casa del nespolo in cui la famiglia vive.<br />
‘Ntoni, l’altro nipote, è scontento della vita dura che<br />
conduce. Il fidanzamento <strong>di</strong> Mena con Brasi Cipolla,<br />
figlio <strong>di</strong> un ricco possidente <strong>di</strong> terre e <strong>di</strong> barche, viene<br />
rotto. La Provvidenza naufraga una seconda volta. La<br />
Longa muore <strong>di</strong> colera. Il nipote ‘Ntoni lascia il paese<br />
per andare a lavorare altrove, ma ritorna più povero <strong>di</strong><br />
prima. Il nonno non riesce a farlo lavorare con lui e<br />
con l’altro nipote, Alessi. Così <strong>di</strong>venta il mantenuto<br />
della Santuzza, la proprietaria <strong>di</strong> un’osteria. La donna<br />
però poi lo abbandona, e si riprende come protettore e<br />
mantenuto don Michele, il briga<strong>di</strong>ere del luogo. ‘Ntoni<br />
allora si mette nel giro del contrabbando. Una notte<br />
però viene sorpreso da don Michele e, per l’astio, lo<br />
colpisce con una coltellata, senza ucciderlo. Quando<br />
si celebra il processo, egli rischia molti anni <strong>di</strong> galera.<br />
Gli avvocati riescono a fare passare la tesi che abbia<br />
voluto <strong>di</strong>fendere l’onore <strong>di</strong> Lia, così è condannato a<br />
soli 5 anni <strong>di</strong> carcere. Per Lia però la vita in paese <strong>di</strong>venta<br />
impossibile, perciò fugge e finisce con il prostituirsi<br />
a Catania. Padron ‘Ntoni si ammala e muore<br />
all’ospedale, dove si era fatto portare per non pesare<br />
sulla famiglia. Alla fine però, dopo duri sacrifici, Alessi<br />
e Mena riescono a riscattare la casa del nespolo e<br />
a ricostituire la famiglia: il giovane sposa Nunziata,<br />
una vicina <strong>di</strong> casa, e Mena, sulla quale agli occhi della<br />
gente ricade il <strong>di</strong>sonore <strong>di</strong> Lia, rifiuta <strong>di</strong> sposare compare<br />
Alfio, che la ama, e si prende cura dei nipoti.<br />
Una sera ‘Ntoni ritorna a casa ma capisce che non può<br />
restare, perché non può più recuperare i valori che ha<br />
rifiutato, e riparte prima dell’alba.<br />
Commento<br />
1. Il romanzo si svolge intorno alla famiglia Malavoglia,<br />
ma è protagonista l’intero paese: la trama è corale.<br />
La famiglia Malavoglia però si <strong>di</strong>fferenzia dal resto<br />
del paese: ha il culto della casa, del focolare, del<br />
lavoro, della solidarietà tra i membri della famiglia,<br />
dell’onesta e della parola data. Le vicende sono collocate<br />
nell’imme<strong>di</strong>ato periodo post-unitario; e si inseriscono<br />
nella più vasta storia nazionale: tutta la vita paesana<br />
viene sconvolta dalle tasse, dai dazi, dalla leva<br />
e dalle decisioni che il governo prende.<br />
2. Il linguaggio adoperato, la grammatica come la sintassi,<br />
cerca <strong>di</strong> riprodurre – e con successo – la cultura<br />
e la mentalità dei protagonisti.<br />
3. Lo scrittore partecipa emotivamente alle vicende,<br />
ma, descrivendo le vicende, si mette da parte e scompare,<br />
in nome dei presupposti veristici e per lasciare<br />
parlare <strong>di</strong>rettamente i personaggi e la coralità del pae-