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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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Riassunto. La nebbia sale sulle colline, mentre pioviggina.<br />

Sotto il vento <strong>di</strong> maestrale il mare urla e<br />

biancheggia. Per le strade del paese si <strong>di</strong>ffonde<br />

l’odore del vino nuovo, che va a rallegrare gli animi.<br />

Lo spiedo gira sopra i ceppi accesi, che scoppiettano.<br />

Sulla porta <strong>di</strong> casa il cacciatore fischia, mentre guarda<br />

gli stormi <strong>di</strong> uccelli che si preparano a migrare nella<br />

sera.<br />

Commento<br />

1. Le prime due quartine sono festose e veloci; le altre<br />

due rallentano il ritmo e si concludono in una (impreve<strong>di</strong>bile<br />

ed incongrua) sensazione <strong>di</strong> te<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione<br />

dell’animo: il profumo del vino nuovo e<br />

dell’arrosto non riescono a <strong>di</strong>stogliere il cacciatore dal<br />

desiderio <strong>di</strong> andarsene, come si stanno preparando a<br />

fare gli uccelli.<br />

2. Le immagini, come i contrasti cromatici, sono semplici<br />

e chiare. Sono pure <strong>di</strong> facile comprensione il paragone<br />

tra uccelli neri ed esuli pensieri, e il sentimento<br />

<strong>di</strong> tristezza e <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione espresso dagli aggettivi<br />

neri ed esuli.<br />

3. Il poeta riesce a presentare un quadretto paesaggistico<br />

e <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, ravvivato da versi orecchiabili<br />

ed effervescenti, che colpiscono l’immaginazione<br />

e si fissano facilmente nella memoria. La poesia fa<br />

provare un rapido sentimento <strong>di</strong> malinconia, ma non<br />

riesce ad andare oltre.<br />

Traversando la Maremma toscana (1885)<br />

O dolce paese, da cui trassi il comportamento Fiero ed<br />

il canto sdegnoso Ed il cuore (dove l’o<strong>di</strong>o e l’amore<br />

non trovano mai riposo), Finalmente ti rivedo, ed intanto<br />

il cuore mi balza nel petto.<br />

Io riconosco bene in te le consuete forme [del paesaggio],<br />

[Guardandoti] con gli occhi incerti tra il sorriso e<br />

le lacrime, Ed in esse seguo le orme dei miei sogni,<br />

Che vagano <strong>di</strong>etro alle fantasie <strong>di</strong> quand’ero giovane.<br />

Oh, ciò che ho amato, ciò che ho sognato è stato inutile;<br />

E ho sempre lottato, ma non ho mai ottenuto il risultato;<br />

E domani la mia vita finirà. Ma in lontananza<br />

Mi invitano alla pace le tue colline, Con le loro nebbie<br />

che sfumano e la pianura verdeggiante, che sorride<br />

nelle piogge del mattino.<br />

Riassunto. Il poeta è felice nel rivedere la sua Maremma,<br />

da cui ha preso il suo carattere fiero e il suo<br />

canto sdegnoso. Il paesaggio gli ricorda i suoi sogni<br />

giovanili, i suoi o<strong>di</strong> e i suoi amori, che non hanno ottenuto<br />

il risultato voluto. E perciò pensa alla morte<br />

che verrà. Ma in lontananza le colline lo invitano alla<br />

pace, con le loro nebbie che sfumano e con la pianura<br />

che sorride nelle piogge del mattino.<br />

Commento<br />

1. Il poeta parla del suo animo indomito e della sua<br />

lotta senza fine, che tuttavia è destinata a terminare<br />

con la sconfitta. Egli professa un eroismo solitario e<br />

in<strong>di</strong>vidualista, <strong>di</strong> lontana ascendenza romantica, espresso<br />

con un linguaggio limpido e classicheggiante.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 161<br />

L’eroe passionale del Romanticismo <strong>di</strong>venta l’eroe<br />

classicamente virile, che si scontra con la realtà, a cui<br />

vuole imporre i suoi ideali, e che da questa è sconfitto.<br />

Questa realtà avversa (la Storia, la Società, lo Stato,<br />

la Chiesa, i letterati, gli altri poeti?), destinata a<br />

sopraffarlo, non è ulteriormente precisata.<br />

2. L’insod<strong>di</strong>sfazione e l’incapacità <strong>di</strong> rapportarsi agli<br />

altri emergono anche altrove, ad esempio in Pianto<br />

antico (1871), dove il poeta pensa soltanto al suo dolore<br />

e <strong>di</strong>mentica il dolore della moglie per la morte<br />

del figlio e quello dei figli per la morte del fratello, e<br />

in Alla stazione in una mattina d’autunno (1875-76),<br />

dove non riesce a comunicare con Li<strong>di</strong>a, la sua amante,<br />

che ha accompagnato a prendere il treno.<br />

3. Il sonetto può essere opportunamente confrontato<br />

con il classicismo, con il neoclassicismo e con il romanticismo<br />

<strong>di</strong> Foscolo, il quale nei sonetti proietta le<br />

sue passioni sulla realtà, che in tal modo perde la sua<br />

esistenza oggettiva; e vede nei dolori, che colpiscono<br />

l’in<strong>di</strong>viduo romantico, la manifestazione più completa<br />

<strong>di</strong> realizzazione e <strong>di</strong> successo in<strong>di</strong>viduale. Nel sonetto<br />

A Zacinto il poeta si sente superiore ad Ulisse, perché<br />

questi dopo tante sventure è riuscito a ritornare in patria,<br />

mentre egli è destinato a morire in terra straniera.<br />

4. I pregi (per il poeta e il suo tempo) e i limiti (per<br />

noi) della poesia <strong>di</strong> Carducci sono gli stessi: la sua esteriorità,<br />

il suo freddo splendore formale, sotto ed<br />

oltre il quale non c’è niente. L’ispirazione positivistica<br />

non riesce a trovare temi adeguati da cantare. A risultati<br />

ben più persuasivi giungeva la poetica veristica<br />

<strong>di</strong> Verga, che cantava il paesaggio e la società meri<strong>di</strong>onale;<br />

e poco dopo, su un versante completamente<br />

<strong>di</strong>verso, il Decadentismo intimistico <strong>di</strong> Giovanni Pascoli<br />

e quello attivistico, sensuale e superomistico <strong>di</strong><br />

Gabriele D’Annunzio.<br />

Pianto antico (1871)<br />

L’albero a cui tu tendevi La tua piccola mano, il melograno<br />

verde Ricoperto <strong>di</strong> bei fiori rossi,<br />

Nel giar<strong>di</strong>no silenzioso e solitario È or ora tutto rinver<strong>di</strong>to,<br />

E il mese <strong>di</strong> giugno lo rinvigorisce Con la sua<br />

luce ed il suo calore.<br />

Tu, o fiore della mia pianta (=o figlio mio) Colpita dal<br />

dolore e perciò <strong>di</strong>venuta arida; Tu, che eri l’ultimo<br />

fiore Della mia vita ormai inutile,<br />

Sei nella terra fredda, Sei nella terra oscura, Il sole<br />

non ti rallegra più, Né ti risveglia il mio amore.<br />

Riassunto. Il poeta pensa al figlio morto, che non può<br />

più giocare nel giar<strong>di</strong>no: il melograno, a cui il figlio<br />

tendeva la mano, si è nuovamente ricoperto <strong>di</strong> fiori<br />

rossi nel giar<strong>di</strong>no ora silenzioso. Il figlio invece ora si<br />

trova sepolto nella terra fredda ed oscura, dove il sole<br />

non lo può più rallegrare, né lo può risvegliare il suo<br />

amore <strong>di</strong> padre.<br />

Commento<br />

1. L’o<strong>di</strong>cina esprime il dolore del poeta per il figlio<br />

Dante, morto a tre anni nel 1870. Il pianto è l’espressione<br />

classica <strong>di</strong> dolore per un parente defunto.

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