pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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secchite che cadono e si spezzano. È l’estate, Fredda,<br />
dei morti (=l’11 novembre).<br />
Riassunto. L’aria è limpida ed il sole è così chiaro che<br />
con gli occhi si cercano gli albicocchi in fiore<br />
(=sembra primavera). Ma il pruno è secco e gli alberi<br />
alzano al cielo i loro rami senza foglie. Da per tutto è<br />
silenzio. In lontananza si sente il rumore delle foglie<br />
spezzate dal vento. È l’estate fredda dei morti (=è novembre;<br />
la realtà quin<strong>di</strong> è ben <strong>di</strong>versa da quello che<br />
appare).<br />
Commento<br />
1. Il poeta mostra che la descrizione veristica della realtà<br />
è inatten<strong>di</strong>bile e insufficiente: l’aria tiepida fa<br />
pensare alla primavera, invece è la breve estate <strong>di</strong> san<br />
Martino, che interrompe i giorni nebbiosi <strong>di</strong> novembre.<br />
Il poeta accentua il significato tra ciò che appare<br />
ai sensi e ciò che effettivamente è identificando<br />
l’estate <strong>di</strong> san Martino (11 novembre) con la commemorazione<br />
dei defunti (2 novembre).<br />
2. “Di foglie un cader fragile”, cioè “le foglie cadono<br />
accartocciandosi e facendo il rumore <strong>di</strong> spezzarsi”. La<br />
fragilità delle foglie in<strong>di</strong>ca però anche la fragilità e la<br />
caducità della vita umana. Il simbolismo appare giustificato<br />
e funzionale. L’onomatopea, contenuta nell’espressione,<br />
riesce a rendere tangibile il passaggio<br />
dalla vita alla morte delle foglie.<br />
3. La poesia presenta onomatopee (stecchite piante,<br />
piè sonante), contrasti <strong>di</strong> colori (chiaro/nere) e <strong>di</strong><br />
concetti (vita/morte) e simboli (cadere delle foglie e<br />
caducità della vita umana). Dà grande spazio al senso<br />
della vista, ma anche all’odorato (l’odorino amaro).<br />
L’idea <strong>di</strong> morte è espressa in<strong>di</strong>rettamente con le immagini<br />
del pruno secco, delle piante stecchite, del cielo<br />
vuoto e del terreno ghiacciato. In tal modo l’idea <strong>di</strong><br />
morte appare più concreta, più reale, incorporata nelle<br />
cose. L’uso del termine morte sarebbe stato molto<br />
meno efficace. Un altro elemento <strong>di</strong> contrasto è tra il<br />
sole del primo verso e i morti dell’ultimo.<br />
4. Le rime alterne non si fanno notare, “schiacciate”<br />
dalla ricchezza degli altri suoni dei versi. La poesia<br />
sembra spontanea e imme<strong>di</strong>ata, ma una lettura un po’<br />
attenta mostra le basi complesse della sua perfezione.<br />
5. Il poeta non si rivolge alla ragione né usa la ragione<br />
per interpretare la realtà: è il cuore che sente (o si illude<br />
<strong>di</strong> sentire) l’odorino amaro del biancospino.<br />
L’uomo ora <strong>di</strong>venta pura sensibilità, e con i sensi tesi<br />
allo spasimo si mette in rapporto con (e vive) la realtà,<br />
con la natura.<br />
Arano (1885)<br />
Nel campo, dove lungo il filare [<strong>di</strong> vigne] brilla qualche<br />
pampino <strong>di</strong> color rosso, e [dove] dal terreno ricoperto<br />
<strong>di</strong> cespugli sembra che la nebbia del mattino<br />
fumi,<br />
[i conta<strong>di</strong>ni] arano: uno spinge le lente vacche con<br />
grida lente [e monotone], un altro semina, un altro ribatte<br />
pazientemente le zolle con la sua zappa,<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 169<br />
perché il passero saputello è già felice nel suo cuore e<br />
spia i loro movimenti [restandosene nascosto] in mezzo<br />
ai rami spinosi del moro; ed il pettirosso [fa la<br />
stessa cosa]: nelle siepi fa sentire il suo canto tintinnante<br />
e melo<strong>di</strong>oso come il suono <strong>di</strong> una moneta d’oro.<br />
Riassunto. Qualche pampino rosso brilla nel filare <strong>di</strong><br />
viti e la nebbia del mattino si alza dal terreno ricoperto<br />
<strong>di</strong> cespugli. I conta<strong>di</strong>ni sono occupati nell’aratura,<br />
nella sarchiatura e nella semina. Il passero, nascosto<br />
tra i rami del moro, spia i loro movimenti, assaporando<br />
il momento in cui andrà a beccare le sementi. La<br />
stessa cosa fa il pettirosso in mezzo alla siepe, da dove<br />
fa sentire il suo canto melo<strong>di</strong>oso.<br />
Commento<br />
1. Il poeta tratteggia il campo nella nebbia del mattino;<br />
quin<strong>di</strong> descrive il lavoro dei conta<strong>di</strong>ni, intenti<br />
all’aratura ed alla semina; infine si sofferma sul passero<br />
e sul pettirosso, che aspettano il momento in cui i<br />
conta<strong>di</strong>ni se ne vanno per andare a becchettare le sementi.<br />
Il pettirosso fa sentire il suo canto, tintinnante<br />
come una moneta d’oro.<br />
2. La poesia può essere facilmente confrontata con il<br />
T’amo, pio bove (1872), pesante, faticoso e inverosimile<br />
<strong>di</strong> Carducci, che trasforma il muggito dell’animale<br />
in lieto inno. Il confronto è tutto a vantaggio <strong>di</strong><br />
Pascoli, che vede i conta<strong>di</strong>ni, vede gli uccellini in attesa,<br />
vede la siepe e sente i suoni.<br />
Orfano (1891)<br />
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. Senti: una culla<br />
dondola pian piano. Un bimbo piange, con il piccolo<br />
<strong>di</strong>to in bocca; una vecchia canta, tenendo il mento sulla<br />
mano. La vecchia canta: “Intorno al tuo lettino ci<br />
sono rose e gigli, tutto un bel giar<strong>di</strong>no”. Nel bel giar<strong>di</strong>no<br />
il bimbo si addormenta. La neve fiocca lenta,<br />
lenta, lenta.<br />
Riassunto. La neve cade fitta. In una casa un bambino<br />
piange. Una vecchia gli canta una ninna nanna per<br />
farlo addormentare: “Intorno al tuo lettino c’è un<br />
giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> rose e <strong>di</strong> gigli”. In questo giar<strong>di</strong>no il bambino<br />
si addormenta, mentre la neve continua a cadere<br />
lentamente.<br />
Commento<br />
1. Il titolo primitivo era Neve; soltanto in seguito il<br />
poeta lo sostituisce con Orfano, un titolo meno felice,<br />
perché appesantisce la poesia con un significato simbolico<br />
e lacrimoso. La composizione è un rispetto,<br />
molto usato nella poesia toscana dei primi secoli. Lo<br />
schema metrico è ABABCCDD. Le rime però, come<br />
altrove, non si sentono, “schiacciate” dai suoni, dalle<br />
immagini e dalle figure retoriche. C’è una corrispondenza<br />
tra la ninna nanna cantata dalla vecchia e la<br />
stessa poesia: anche quest’ultima può essere considerata<br />
una ninna nanna. Orfano ripete la stessa struttura<br />
<strong>di</strong> Lavandare: la ninna nanna della vecchia corrisponde<br />
alla cantilena delle lavandaie. È il principio della