pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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anima <strong>di</strong>schiude, [piove] sulla bella favola dell’amore,<br />
che ieri illuse te, che oggi illude me, o Ermione.<br />
2. O<strong>di</strong>? La pioggia cade sulle fronde solitarie del bosco<br />
con un crepitìo che perdura e che è sempre <strong>di</strong>verso<br />
nell’aria, secondo le fronde, più rade, meno rade.<br />
Ascolta. Al pianto [della pioggia] risponde il canto<br />
delle cicale, che il pianto [della pioggia portato dal<br />
vento] del sud non impaurisce, né [impaurisce] il cielo<br />
grigio-cenere. Ed il pino produce un suono, il mirto<br />
ne produce un altro, il ginepro un altro ancora: sono<br />
strumenti <strong>di</strong>versi sotto le innumerevoli <strong>di</strong>ta [delle<br />
gocce]. E noi siamo immersi nello spirito del bosco, e<br />
viviamo la verde vita degli alberi; ed il tuo volto inebriato<br />
è bagnato dalla pioggia come una foglia, ed i<br />
tuoi lunghi capelli profumano come le ginestre lucenti,<br />
o creatura della terra, che hai nome Ermione.<br />
3. Ascolta, ascolta. L’accordo delle cicale, che abitano<br />
l’aria, a poco a poco si fa più sordo sotto il pianto<br />
[della pioggia] che aumenta; ma ad esso si mescola un<br />
canto più rauco, che si alza da laggiù, dalla lontana<br />
ombra umida. Esso rallenta il ritmo, [si fa] più sordo e<br />
più fioco, poi si spegne. Soltanto una nota trema ancora,<br />
poi si spegne, si fa risentire, trema, e si spegne.<br />
Non si ode il rumore del mare. Ora si ode su tutte le<br />
fronde cadere la pioggia d’argento, che pulisce<br />
[l’aria], il rumore varia secondo la fronda, più fitta,<br />
meno fitta. Ascolta. La figlia dell’aria (=la cicala) è<br />
<strong>di</strong>venuta silenziosa; ma la figlia del fango in lontananza,<br />
la rana, canta nell’ombra più fitta, chi sa dove,<br />
chi sa dove! E piove sopra le tue ciglia, o Ermione.<br />
4. Piove sopra le tue ciglia nere, così che pare che tu<br />
pianga, ma <strong>di</strong> piacere; non sei più pallida, ma sei quasi<br />
<strong>di</strong>venuta <strong>di</strong> color verde, sembra che tu esca dalla<br />
corteccia [d’un albero]. E tutta la vita scorre dentro <strong>di</strong><br />
noi fresca e profumata. Il cuore nel petto è come una<br />
pèsca intatta, tra le palpebre gli occhi sono come polle<br />
<strong>di</strong> acqua che sgorga tra le erbe, i denti nelle gengive<br />
sono come mandorle acerbe. E an<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> cespuglio<br />
in cespuglio ora tenendoci per mano ora restando <strong>di</strong>visi<br />
(e la stretta vigorosa dei rami ver<strong>di</strong> e degli arbusti<br />
ci lega le caviglie, c’impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> muovere le ginocchia),<br />
chi sa dove, chi sa dove! E piove sopra i nostri<br />
volti che ormai appartengono al bosco, piove sulle<br />
nostre mani nude, sui nostri vestiti leggeri, sui nostri<br />
freschi pensieri, che la nostra nuova anima <strong>di</strong>schiude,<br />
[piove] sulla bella favola dell’amore, che ieri illuse<br />
me, che oggi illude te, o Ermione.<br />
Riassunto. Il poeta e una evanescente figura <strong>di</strong> donna<br />
sono sorpresi dalla pioggia in un bosco. Egli invita la<br />
donna ad ascoltare i rumori delle gocce d’acqua sulla<br />
vegetazione, il canto delle cicale, che si affievolisce e<br />
scompare, il canto delle rane, che <strong>di</strong>venta sempre più<br />
intenso. E, mentre la natura del bosco si appropria<br />
della loro vita e dei loro corpi, egli invita la donna a<br />
lasciarsi andare alle sensazioni, e alla favola dell’amore,<br />
che prima aveva illuso lui e che ora illude lei.<br />
Commento<br />
1. I due protagonisti, la donna ed il poeta, sono evanescenti<br />
ed immateriali, puri centri <strong>di</strong> sensazioni, come<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 183<br />
ne La sera fiesolana. La ragione è completamente assente<br />
e il poeta si abbandona (e invita la donna ad abbandonarsi)<br />
alle sensazioni della natura, che entrano<br />
ed avvolgono la coscienza. In tal modo l’uomo perde<br />
la sua umanità ed entra a far parte della vita primor<strong>di</strong>ale<br />
della natura.<br />
2. Il poeta tratta il tema, a lui caro, della passeggiata.<br />
E riba<strong>di</strong>sce la <strong>di</strong>fficoltà del <strong>di</strong>alogo tra uomo e donna:<br />
la favola dell’amore ieri ha illuso lei, oggi illude lui;<br />
e, ancora, ieri ha illuso lui, oggi illude lei. Insomma<br />
sia l’uomo sia la donna si imprigionano con le loro<br />
mani dentro le loro illusioni e non riescono a rompere<br />
il bozzolo che li circonda per comunicare con l’altro.<br />
Il tema della passeggiata e dell’incomunicabilità fra<br />
uomo e donna si inserisce in un evento naturale – il<br />
temporale –, che provoca nei due esseri una trasformazione<br />
e li porta a <strong>di</strong>venire parte della vita imme<strong>di</strong>ata,<br />
onnipervasiva e “vitalistica” della natura.<br />
3. La poesia trasforma la realtà in pure sensazioni au<strong>di</strong>tive,<br />
visive e olfattive. La ragione è assente, sostituita<br />
da un rapporto imme<strong>di</strong>ato e panico con la natura.<br />
La realtà – il fatto banale <strong>di</strong> un temporale che coglie<br />
<strong>di</strong> sorpresa due innamorati mentre stanno facendo una<br />
passeggiata in mezzo al bosco – viene trasformata in<br />
un flusso continuo ed affascinante <strong>di</strong> sensazioni e <strong>di</strong><br />
emozioni, che aggirano la razionalità del lettore, superano<br />
le sue <strong>di</strong>fese e lo strappano dalla noia della vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana. In fin dei conti fare una passeggiata in un<br />
bosco (e aspettare il temporale) è alla portata <strong>di</strong> tutti.<br />
Il poeta riesce a trasformare in modo suggestivo e<br />
coinvolgente un fatto comune – in questo caso il temporale<br />
–, che, quando succede, in genere dà luogo soltanto<br />
ad irritazione e ad imprecazioni. La vita inimitabile,<br />
piena <strong>di</strong> un raffinato estetismo, non è quin<strong>di</strong><br />
riservata unicamente ai personaggi dalla sensibilità<br />
eccezionale. È anche alla portata del lettore, che deve<br />
soltanto imparare a vedere e a percepire la realtà in<br />
modo <strong>di</strong>verso. In questo modo abilissimo e cre<strong>di</strong>bile<br />
il poeta riesce a provocare l’identificazione del suo<br />
pubblico nella sua produzione artistica e nella sua vita<br />
estetizzante.<br />
4. Tutta l’ode, in particolare la seconda strofa, ha<br />
suoni, rumori e una musicalità che fanno a gara con la<br />
realtà rappresentata. Il poeta ha presente l’Adone <strong>di</strong> G.<br />
Marino (1569-1625), in particolare il passo in cui il<br />
poeta secentesco si misura con il canto dell’usignolo<br />
(VII, 32-37). D’altra parte Marino, prima <strong>di</strong> D’Annunzio,<br />
volle essere consapevolmente uno scrittore<br />
professionista, che dalla produzione letteraria voleva<br />
ricavare onori, fama e ricchezza.<br />
5. In Alexandros Pascoli confronta ragione-realtà da<br />
una parte con il sogno che è infinitamente più bello<br />
dall’altra, e sceglie il sogno. Niente <strong>di</strong> tutto questo in<br />
D’Annunzio, che sceglie la Natura e la <strong>di</strong>vina onnipotenza<br />
della Parola, si abbandona alla molteplicità delle<br />
sensazioni e fa confluire l’uomo nella vita della Natura.<br />
6. Il motivo del temporale viene trattato in termini<br />
molto <strong>di</strong>versi da Leopar<strong>di</strong> (La quiete dopo la tempesta,<br />
dove il temporale è simbolo del dolore umano) e<br />
da Pascoli (La mia sera, dove la giornata sconvolta