pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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to, un uomo che poteva essere all’altezza della malvagità<br />
dei debitori. Lo fa venire e prende accor<strong>di</strong> con<br />
lui. Ser Ciappelletto era da Prato e faceva il notaio. Si<br />
preoccupava con la massima cura <strong>di</strong> fare atti notarili<br />
falsi e <strong>di</strong> farli scoprire. Se richiesto, faceva giuramenti<br />
falsi. Si applicava per far sorgere inimicizie tra parenti<br />
ed amici. Partecipava volentieri ad omici<strong>di</strong>, e<br />
senza chieder compensi. Bestemmiava Id<strong>di</strong>o e i santi<br />
per qualsiasi motivo e non andava mai in Chiesa, preferendo<br />
le osterie e gli altri luoghi <strong>di</strong>sonesti. Amava le<br />
donne come i cani amano il bastone. Avrebbe rubato<br />
con quella coscienza con cui un santo avrebbe fatto le<br />
elemosine. Era golosissimo, grande bevitore ed anche<br />
baro. Insomma era il peggiore in<strong>di</strong>viduo che mai fosse<br />
al mondo. Egli va in Borgogna, ospite <strong>di</strong> due usurai<br />
fiorentini. Qui incomincia a riscuotere i cre<strong>di</strong>ti con le<br />
buone maniere, quasi si riservasse in seguito il ricorso<br />
alle cattive. All’improvviso però si ammala. A nulla<br />
valgono gli interventi dei me<strong>di</strong>ci fatti venire dai due<br />
fratelli, perché ormai è vecchio ed ha il fisico minato<br />
da una vita <strong>di</strong>ssoluta. I due usurai perciò si preoccupano:<br />
non possono allontanarlo <strong>di</strong> casa dopo averlo<br />
fatto curare con sollecitu<strong>di</strong>ne, perché i borgognoni li<br />
avrebbero biasimati. Tuttavia, se restava, era vissuto<br />
così malvagiamente che non si sarebbe voluto confessare;<br />
e, anche se si fosse confessato, per i suoi gravissimi<br />
peccati nessuno l’avrebbe assolto. Così sarebbe<br />
stato sepolto in terra sconsacrata. I borgognoni li avrebbero<br />
accusati <strong>di</strong> ospitare gente non <strong>di</strong> chiesa e ne<br />
avrebbero approfittato per derubarli e forse anche per<br />
ucciderli. Ser Ciappelletto sente i loro <strong>di</strong>scorsi e li fa<br />
venire, riconoscendo che sarebbe successo come essi<br />
avevano immaginato. Egli però ha fatto tante ingiurie<br />
a Dio che fargliene ora una in punto <strong>di</strong> morte non avrebbe<br />
fatto <strong>di</strong>fferenza. Li prega perciò <strong>di</strong> far venire il<br />
frate più santo e valente che potevano, ed egli avrebbe<br />
sistemato le cose con reciproca sod<strong>di</strong>sfazione. Viene<br />
un vecchio frate, <strong>di</strong> santa e buona vita, maestro nelle<br />
Scritture, venerato in tutta la regione. Il frate, appena<br />
giunto, consola ser Ciappelletto, quin<strong>di</strong> gli chiede se<br />
vuole essere confessato. Ser Ciappelletto risponde affermativamente.<br />
Il frate allora gli chiede da quanto<br />
non si confessa. Il notaio, che non si era mai confessato<br />
in vita, risponde che ha l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> confessarsi<br />
una volta alla settimana, ma che a causa della malattia<br />
non si confessava da otto giorni. Però ogni volta che<br />
si confessa ha l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> confessare tutti i peccati<br />
che ha commesso fin da piccolo. Il frate, contento della<br />
risposta, incomincia a confessarlo, partendo dai<br />
peccati meno gravi e proseguendo con quelli più gravi.<br />
Chiede perciò se ha commesso peccati <strong>di</strong> lussuria.<br />
Ser Ciappelletto si può veramente vantare, perché è<br />
vergine come quando è uscito dal grembo materno. Il<br />
frate si entusiasma della risposta e lo elogia; quin<strong>di</strong><br />
chiede se ha commesso peccati <strong>di</strong> gola. Ser Ciappelletto<br />
risponde che è solito <strong>di</strong>giunare tre giorni alla settimana,<br />
oltre i <strong>di</strong>giuni comandati, ma che alcune volte,<br />
dopo un <strong>di</strong>giuno, ha mangiato con troppo gusto<br />
certe insalatuzze. Il frate è contento della risposta;<br />
quin<strong>di</strong> chiede se ha peccato in avarizia. Ser Ciappelletto<br />
gli risponde che ha <strong>di</strong>viso con i poveri la ricca<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 45<br />
ere<strong>di</strong>tà paterna, che gli affari, grazie a Dio, gli sono<br />
sempre andati bene e che ha sempre <strong>di</strong>viso con i poveri<br />
i suoi guadagni <strong>di</strong> mercante. Il frate lo elogia ancora;<br />
quin<strong>di</strong> gli chiede se si è a<strong>di</strong>rato. Ser Ciappelletto<br />
gli risponde <strong>di</strong> sì, e molto spesso anche, contro gli<br />
uomini che tutto il giorno fanno cose sconce, non osservano<br />
i comandamenti <strong>di</strong> Dio e seguono le vanità<br />
del mondo. Il frate gli risponde invece che questa è<br />
buona ira; quin<strong>di</strong> gli chiede se ha offeso, ingiuriato o<br />
ucciso qualcuno. Ser Ciappelletto protesta vivamente:<br />
come può porgli una tale domanda? se avesse fatto<br />
così, poteva pensare che Id<strong>di</strong>o l’avrebbe aiutato?<br />
Quin<strong>di</strong> il frate gli chiede se ha testimoniato il falso o<br />
se ha sparlato <strong>di</strong> qualcuno. Ser Ciappelletto riconosce<br />
d’averlo fatto: ha riferito ai parenti che un suo vicino<br />
batteva la moglie. Il frate gli chiede quin<strong>di</strong> se, come<br />
mercante, ha imbrogliato. Ancora una volta l’ammalato<br />
risponde affermativamente: per sbaglio ha trattenuto<br />
alcuni spiccioli e, poiché non ha potuto restituirli,<br />
li ha dati in elemosina ai poveri. Ser Ciappelletto<br />
quin<strong>di</strong> si accusa <strong>di</strong> aver sputato in chiesa. Il frate lo<br />
scusa: essi, che sono religiosi, lo fanno tutto il giorno.<br />
Ser Ciappelletto allora rimprovera il frate: non ci si<br />
deve comportare così nel tempio in cui si rende il sacrificio<br />
a Dio. Poi si mette a sospirare. Il frate chiede<br />
che cos’ha. Ser Ciappelletto continua a sospirare. Il<br />
frate insiste. Egli infine cede alle insistenze. Ha un<br />
peccato che non ha mai confessato: ha bestemmiato<br />
contro sua madre quand’era piccolino. Il frate gli risponde<br />
che non è un gran peccato: gli uomini bestemmiano<br />
Id<strong>di</strong>o tutto il giorno, ma Egli perdona<br />
sempre volentieri; e, anche se fosse uno <strong>di</strong> quelli che<br />
l’avessero crocifisso, Egli lo avrebbe perdonato. Non<br />
restando nient’altro da confessare, il santo frate gli dà<br />
l’assoluzione, convinto <strong>di</strong> trovarsi davanti ad un santo;<br />
quin<strong>di</strong> gli augura <strong>di</strong> guarire. Gli chiede però, qualora<br />
Id<strong>di</strong>o lo chiamasse a Lui, se vuole essere sepolto<br />
nel convento. Ser Ciappelletto risponde affermativamente.<br />
I due fratelli, temendo che l’ospite li ingannasse,<br />
si erano posti in una stanza vicina ad origliare. Essi<br />
non sapevano quasi trattenere le risate, sentendo la<br />
confessione, ed esprimono ammirazione verso il moribondo,<br />
che né la vecchiaia né la malattia né la paura<br />
della morte né l’imminente giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio erano riusciti<br />
a <strong>di</strong>stoglierlo dalla malvagità con cui era sempre<br />
vissuto. Ma, avendo risolto il loro problema, non si<br />
curano <strong>di</strong> altro. Ser Ciappelletto <strong>di</strong> lì a poco si comunica,<br />
riceve l’estrema unzione e muore. Il giorno dopo<br />
il frate confessore viene in processione con tutti i frati<br />
del convento a prendere il corpo del morto per portarlo<br />
in chiesa, seguiti da quasi tutto il popolo. E, salito<br />
sul pulpito, racconta la confessione del moribondo,<br />
parla dei suoi <strong>di</strong>giuni, della sua purezza, della sua<br />
santità, e sottolinea il timore <strong>di</strong> non venire perdonato<br />
da Dio per il suo peccato più grave, l’offesa alla<br />
mamma. Quin<strong>di</strong> rimprovera la folla che per un niente<br />
bestemmia Id<strong>di</strong>o e tutta la Corte del para<strong>di</strong>so. Dopo la<br />
cerimonia funebre i presenti fanno calca per baciare le<br />
mani ed i pie<strong>di</strong> al morto, e gli strappano le vesti <strong>di</strong><br />
dosso per farne reliquie. Prima <strong>di</strong> notte il corpo <strong>di</strong> ser<br />
Ciappelletto è sepolto in un’arca <strong>di</strong> marmo. Il giorno