pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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ascoltare il linguaggio delle forze ignote della natura,<br />
che essa comprende.<br />
Commento<br />
1. Anche in questa poesia Pascoli rifiuta la ragione, la<br />
scienza, la realtà, che sono <strong>di</strong> gran lunga inferiori,<br />
meno sod<strong>di</strong>sfacenti e meno efficaci dell’intuizione e<br />
del sogno.<br />
2. La poesia si sviluppa sulle <strong>di</strong>slocazioni dei tempi e<br />
dei luoghi: Alessandro è giunto sulle rive dell’Oceano<br />
In<strong>di</strong>ano, non ha più nulla da conquistare davanti a lui,<br />
perciò si volta in<strong>di</strong>etro, a pensare al momento della<br />
partenza, alle sue vittorie militari, a come apparivano<br />
le <strong>di</strong>fficoltà prima che le affrontasse e dopo che le aveva<br />
affrontate. Egli è in riva all’oceano, ma pensa a<br />
tutti i luoghi (e a tutte le avventure) che ha percorso<br />
prima <strong>di</strong> giungere alla fine del suo viaggio, al luogo<br />
che non permette <strong>di</strong> passare in alcun altro luogo. Questa<br />
impossibilità provoca il dramma e l’insod<strong>di</strong>sfazione<br />
interiore: la realtà risulta molto – troppo –<br />
inferiore al desiderio del cuore, al sogno. E l’insod<strong>di</strong>sfazione<br />
<strong>di</strong>venta connaturata con la vita e la natura<br />
umana. La scelta giusta risultava fin dall’inizio<br />
quella <strong>di</strong> sua madre, che aveva rifiutato la realtà a favore<br />
del sogno. Il sogno, non l’azione né la razionalità,<br />
le permetteva <strong>di</strong> entrare in contatto con le forze<br />
smisurate e misteriose della natura.<br />
3. Il rifiuto della razionalità da parte <strong>di</strong> Pascoli risulta<br />
più solido e motivato se si tiene presente che il Positivismo<br />
dominante – superficialmente ottimistico – era<br />
in crisi, che Freud conquistava nuovi territori alla ricerca<br />
scientifica, che la scienza stava subendo trasformazioni<br />
ra<strong>di</strong>cali che la staccavano completamente<br />
dalla fisica galileo-newtoniana, che la società europea<br />
era <strong>di</strong>laniata da tensioni e da conflitti a cui si rispondeva<br />
con la forza, con la violenza, con l’attivismo irrazionalistico,<br />
con il nazionalismo, con il culto della<br />
guerra o della violenza o del superuomo. Alla fine del<br />
secolo la società europea era in crisi, perché aveva<br />
perso ogni certezza e ogni speranza. L’esplosione degli<br />
irrazionalismi porta alla prima guerra mon<strong>di</strong>ale<br />
(1914-18).<br />
4. Il viaggio insod<strong>di</strong>sfacente <strong>di</strong> Alessandro Magno<br />
può essere confrontato con quello dell’Ulisse dantesco<br />
(If. XXVI), che abbandona il figlio, il padre e la<br />
moglie e con i pochi fidati compagni sfida la volontà<br />
degli dei, supera le colonne d’Ercole, si avventura<br />
nell’oceano <strong>di</strong>sabitato, e infine incontra la morte davanti<br />
ad una montagna altissima (è la montagna del<br />
purgatorio), pur <strong>di</strong> raggiungere “virtute e canoscenza”.<br />
Ma l’Ulisse dantesco rimanda alla interpretazione<br />
pascoliana dell’eroe greco. Ulisse sta tornando a casa<br />
con i suoi compagni, è giunto in prossimità della sua<br />
isola, quando si addormenta. I compagni aprono gli<br />
otri, dove erano racchiusi i venti sfavorevoli. La nave<br />
è spinta nuovamente in alto mare. Svegliandosi, egli<br />
vede in lontananza qualcosa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>stinto, da cui ora i<br />
venti lo allontanano. Ma non sa se è soltanto una nuvola<br />
o se è la sua terra: il sonno gli ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> essere<br />
pronto all’appuntamento che il destino gli aveva<br />
178<br />
preparato (Poemi conviviali, Il sonno <strong>di</strong> O<strong>di</strong>sseo,<br />
1904).<br />
5. Anche D’Annunzio reinterpreta in termini decadenti<br />
il mondo classico, ma in modo completamente <strong>di</strong>verso.<br />
Il suo Ulisse non manca all’appuntamento con<br />
il destino, è anzi artefice del suo destino. Il poeta lo<br />
incontra mentre sta veleggiando a nord della sua isola,<br />
gli chiede <strong>di</strong> metterlo alla prova, <strong>di</strong> fargli provare<br />
l’arco. Ulisse lo guarda per un attimo, e da quel momento<br />
il poeta è <strong>di</strong>venuto <strong>di</strong>verso da tutti i suoi compagni<br />
(Lau<strong>di</strong> del cielo, del mare, della terra e degli<br />
eroi. Maia, IV. L’incontro con Ulisse, 1903).