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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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tal modo ottiene anche un altro risultato: evita che essi,<br />

per il fatto <strong>di</strong> essere stati licenziati, si ven<strong>di</strong>chino e<br />

sparlino <strong>di</strong> lei. Il proprio buon nome va sempre <strong>di</strong>feso...<br />

3. Davanti ad Astolfo le reazioni della maga sono velocissime:<br />

lo vede, se ne innamora subito, escogita e<br />

attua il piano <strong>di</strong> isolarlo dai suoi compagni e <strong>di</strong> rapirlo,<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>chiara il suo amore. Dopo tre mesi, mentre<br />

il pala<strong>di</strong>no è ancora “innamorato”, lei è già stanca<br />

e lo trasforma in un bel cespuglio. La donna è indubbiamente<br />

lussuriosa, ma Astolfo ha l’innamoramento<br />

facile e <strong>di</strong> poche pretese, poiché cerca soltanto la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

dei sensi.<br />

4. La maga Alcina si inserisce nella galleria <strong>di</strong> personaggi<br />

femminili creati dal poeta: Angelica, l’ideale<br />

concreto <strong>di</strong> femminilità; Bradamante, la donna astuta<br />

e guerriera; la maga Alcina, la donna lussuriosa e sensuale.<br />

Il poema presenta però numerosi altri personaggi<br />

femminili, ognuno dei quali si <strong>di</strong>stingue e si caratterizza<br />

rispetto a tutti gli altri.<br />

5. Con la figura <strong>di</strong> Alcina Ariosto rovescia la figura<br />

sociale della donna, che in genere è sempre passiva.<br />

Con la figura <strong>di</strong> Astolfo riversa la sua ironia sulla figura<br />

maschile: il pala<strong>di</strong>no è l’uomo più saggio del poema,<br />

ma senza opporre alcuna resistenza perde la testa<br />

per la prima donna che incontra e che si <strong>di</strong>ce “innamorata”<br />

<strong>di</strong> lui. Egli prima subisce l’amore, poi subisce<br />

la trasformazione in mirto. Nell’ipotesi migliore<br />

quin<strong>di</strong> gli uomini sono passivi e succubi delle donne...<br />

6. I poemi tra<strong>di</strong>zionali erano opere d’evasione oppure<br />

che celebravano il lettore-committente. Ariosto riesce<br />

a trasformare la sua opera in uno strumento <strong>di</strong> conoscenza<br />

e <strong>di</strong> valutazione della realtà del suo tempo. La<br />

ragione si <strong>di</strong>mostrava incapace <strong>di</strong> interpretare e ancor<br />

più <strong>di</strong> dominare gli avvenimenti politici che drammaticamente<br />

si susseguivano. Occorreva una rete concettuale<br />

più vasta, occorreva la rete del mondo<br />

dell’immaginazione, da lanciare sulla realtà. Lo strumento<br />

era all’altezza della situazione: erano più incre<strong>di</strong>bili<br />

i fatti che accadevano nella realtà o i fatti<br />

immaginati nel poema? Era più incre<strong>di</strong>bile l’invasione<br />

dell’Italia oppure un cavallo che vola o un <strong>di</strong>alogo tra<br />

un uomo e un mirto?<br />

La pazzia d’Orlando (XXIII, 102-136)<br />

102. Guardandosi intorno, Orlando vide incisi molti<br />

arbusti sulla riva ombreggiata. Non appena vi fermò e<br />

vi fissò gli occhi, fu certo che [le incisioni] erano state<br />

fatte dalla sua donna. Questo era uno <strong>di</strong> quei luoghi,<br />

già descritti, dove spesso la bella donna, regina del<br />

Catai, veniva con Medoro dalla casa, lì vicina, del pastore.<br />

103. Egli vede [i nomi <strong>di</strong>] Angelica e Medoro<br />

legati insieme con cento no<strong>di</strong>. Quante sono le lettere,<br />

tanti sono i chio<strong>di</strong>, con i quali il <strong>di</strong>o Amore gli trafigge<br />

e gli ferisce il cuore. Con il pensiero cerca in mille<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> non credere quel che, a suo <strong>di</strong>spetto, crede: si<br />

sforza <strong>di</strong> credere che è stata un’altra Angelica a scrivere<br />

il proprio nome sulla corteccia <strong>di</strong> quegli alberi.<br />

104. Poi <strong>di</strong>ce: “Conosco anch’io questi caratteri: ne<br />

ho visti e letti <strong>di</strong> simili tante volte! Ella si immagina<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 73<br />

questo Medoro: forse ha dato a me questo soprannome!”.<br />

Con tali opinioni, lontane dal vero, cercando <strong>di</strong><br />

ingannare se stesso, Orlando, scontento, si ferma nella<br />

(=si aggrappa alla) speranza che riuscì a procurare a<br />

se stesso. 105. Ma egli accende sempre più e sempre<br />

più rinnova il sospetto maligno, quanto più cerca <strong>di</strong><br />

spegnerlo. Come l’incauto uccellino, che si ritrova<br />

impigliato nella rete e nel vischio, quanto più batte le<br />

ali e quanto più prova a liberarsi, tanto più s’impiglia.<br />

Orlando giunge dove la montagna s’incurva come un<br />

arco sopra una fonte limpida. 106. Le edere e le viti<br />

avevano adornato l’entrata <strong>di</strong> quel luogo con i loro<br />

rami contorti. Qui i due amanti felici solevano rimanere<br />

abbracciati durante la calura del giorno. Vi avevano<br />

scritti i loro nomi dentro ed intorno più che in<br />

qualsiasi altro luogo circostante, ora con il carbone,<br />

ora con il gesso, ora con la punta dei coltelli. 107. Il<br />

conte mestamente <strong>di</strong>scese qui a pie<strong>di</strong> e vide sull’entrata<br />

della grotta numerose parole, incise con la propria<br />

mano da Medoro, che sembravano scritte proprio<br />

allora. [...] 110. Erano scritte in arabo, che il conte capiva<br />

bene come il latino. Fra le molte lingue che conosceva,<br />

il pala<strong>di</strong>no conosceva benissimo quella lingua,<br />

[la cui conoscenza] gli evitò più volte danni ed<br />

offese, quando si trovò tra i saraceni. Ma non deve<br />

vantarsi, perché ora ne riceve un danno, che gli fa<br />

scontare tutti i vantaggi precedenti. 111. Quell’infelice<br />

lesse le incisioni tre, quattro volte, sei volte, cercando<br />

sempre (ma invano!) che non vi fosse scritto<br />

quel che vi era scritto, e sempre le vedeva più chiare e<br />

comprensibili, ed ogni volta nel mezzo del petto afflitto<br />

sentiva il cuore agghiacciarsi con la sua mano<br />

fredda. Alla fine rimase con gli occhi e con la mente<br />

fissati nel sasso, non <strong>di</strong>verso dal sasso. 112. Allora fu<br />

sul punto <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> senno e si lasciò andare completamente<br />

in preda al dolore. Credete a me, che l’ho<br />

provato: questo è il dolore che supera tutti gli altri! Il<br />

mento gli era caduto sopra il petto, la fronte era senza<br />

baldanza ed abbassata; né poté dare voce ai lamenti<br />

né lacrime al pianto, perché il dolore lo riempì tutto.<br />

113. L’angoscia violentissima rimase dentro <strong>di</strong> lui,<br />

perché voleva uscire tutta troppo in fretta. Così ve<strong>di</strong>amo<br />

l’acqua restare nel vaso, che ha il ventre largo<br />

e la bocca stretta, perché, nel rovesciarlo sul suo sostegno,<br />

l’acqua, che vorrebbe uscire, si affretta a tal<br />

punto e si intrica a tal punto nella stretta apertura, che<br />

esce fuori con fatica, a goccia a goccia. 114. Poi ritorna<br />

un po’ in sé e pensa come possa essere che la cosa<br />

non sia vera: forse qualcuno vuole infangare così il<br />

nome della sua donna, e crede, brama e spera [che sia<br />

così]; o forse [questo qualcuno] lo vuole gravare<br />

dell’insopportabile peso della gelosia, tanto da farlo<br />

morire; o forse costui (chiunque sia stato) ha imitato<br />

molto bene la mano <strong>di</strong> lei. 115. Con una speranza così<br />

piccola e così debole risveglia e rinfranca un po’ il<br />

suo spirito, quin<strong>di</strong> sprona il suo Brigliadoro, mentre il<br />

sole cede il posto alla luna. Non va molto lontano,<br />

prima <strong>di</strong> vedere fumo uscire dalle aperture più alte dei<br />

tetti, e sente i cani abbaiare e gli armenti muggire.<br />

Giunge ad una casa <strong>di</strong> campagna e prende alloggio.<br />

116. Smonta da cavallo con l’animo abbattuto e lascia

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