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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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uguaglianza e soprattutto riforme politiche, sociali ed<br />

economiche) e della stessa Rivoluzione (l’ideale <strong>di</strong><br />

patria).<br />

Commento<br />

1. Sul piano filosofico l’Illuminismo è assai superficiale:<br />

affeerma che gli uomini sono tutti uguali ma<br />

non <strong>di</strong>ce perché. Gli illuministi però non si preoccupano<br />

<strong>di</strong> tale superficialità: quel che conta è il consenso<br />

sociale che hanno le loro proposte. L’ideale<br />

dell’uguaglianza non è originale, è preso dalla Chiesa<br />

cattolica (che esso contesta), ma essa lo giustificava<br />

solidamente affermando che essi sono tutti uguali in<br />

quanto figli <strong>di</strong> Dio.<br />

2. Questo ideale per altro va inteso in un modo particolare:<br />

non che tutti gli uomini sono uguali, ma che i<br />

borghesi sono ugauli al clero e ai nobili. Il popolo minuto<br />

veniva considerato canaglia.<br />

3. La ragione che gli illuministi propongono è una ragione<br />

strumentale, che fa gli interessi economici della<br />

borghesia a cui essi appartengono e che viene contrabbandata<br />

come ragione universale, valida per tutti<br />

gli uomini. Tale ragione ha lo scopo ad essa estraneo<br />

<strong>di</strong> costruire strade, ponti, e<strong>di</strong>fici, in modo che i commerci<br />

ne siano avvantaggiati.<br />

4. D’altra parte anche la concezione della storia elaborata<br />

dagli illuministi era funzionale alla borghesia:<br />

il presente è milgiore del passato, è migliore del Me<strong>di</strong>o<br />

Evo. La storia è progresso continuo e, ad<strong>di</strong>rittura,<br />

inarrestabile. Nessuno può fermare l’avanzata della<br />

borghesia nella società e nella economia: lo vuole la<br />

storia!<br />

5. La resistenza delle classi tra<strong>di</strong>zionali, che <strong>di</strong>fendono<br />

i loro privilegi, spinge gli intellettuali ad abbandonare<br />

la richiesta <strong>di</strong> riforme sociali (sostanzialmente<br />

moderate) e <strong>di</strong> conquistare il potere politico. Lo fanno<br />

con la rivoluzione francese (1789). La conquista dei<br />

mercati si trasforma in conquista dei territori delle altre<br />

nazioni.<br />

6. I soldati non sono più sud<strong>di</strong>ti, sono citta<strong>di</strong>ni. E, infiammati<br />

dall’ideale <strong>di</strong>i patria (una crazione originale<br />

della rivoluzione), vanno a depredare per loro, non<br />

più per il sovrano, gli Stati stranieri.<br />

7. La definizione <strong>di</strong> Kant dell’Illuminismo mostra<br />

quanto poco conoscevano il passato e quanto erano<br />

interessati a denigrarlo per poter scalzare le classi che<br />

al presente gestivano il potere. Quel che cobnta però<br />

non è se conoscevano o denigravano il passato, ma se<br />

la loro strategia era efficace epr scalzare nobili e clero<br />

e per aprire loro la strada delle rigorme e/o del potere.<br />

Tale strategia era straor<strong>di</strong>nariamente efficace ed essi<br />

conquistano il potere.<br />

8. Ogni classe ha il “<strong>di</strong>ritto” <strong>di</strong> fare i suoi interessi.<br />

Ciò vale anche per l’Illuminismo e la borghesia francese.<br />

Ed in guerra non esistono regole da rispettare…<br />

112<br />

L’ILLUMINISMO IN ITALIA (1760-1790)<br />

In Italia l’Illuminismo si <strong>di</strong>ffonde sia nel milanese,<br />

che allora faceva parte dell’impero asburgico, sia nel<br />

granducato <strong>di</strong> Toscana, sia nel Regno <strong>di</strong> Napoli. Esso<br />

presenta toni moderati ma costituisce un effettivo<br />

svecchiamento della cultura e dell’economia. Le riforme<br />

avvengono dall’alto e trovano il sostegno dei<br />

maggiori intellettuali del tempo.<br />

A Milano sorge il gruppo che pubblica la rivista “Il<br />

caffè” (1764-66). I maggiori esponenti sono i fratelli<br />

Pietro (1728-1797) e Alessandro Verri (1741-1816) e<br />

Cesare Beccaria (1738-1794). Nel caffè, il luogo pubblico<br />

<strong>di</strong> incontro, si <strong>di</strong>scute <strong>di</strong> economia, finanza, agricoltura<br />

e politica. Beccaria scrive anche il trattato<br />

Dei delitti e delle pene (1764), in cui espone le sue<br />

motivazioni contro la pena <strong>di</strong> morte.<br />

Nel regno <strong>di</strong> Napoli si formano in questi anni quegli<br />

intellettuali che poi daranno luogo alla rivoluzione<br />

napoletana del 1799. La rivoluzione fallisce perché,<br />

come nel resto d’Italia, l’abisso che separa gli intellettuali<br />

dalle altre classi sociali è troppo grande. Alle loro<br />

spalle gli intellettuali hanno il vuoto, mentre in<br />

Francia essi avevano da decenni una classe, la borghesia,<br />

già affermata economicamente, che chiedeva<br />

ora riforme politiche.<br />

In questo contesto culturale si inserisce la produzione<br />

dei maggiori intellettuali del tempo: a Venezia lo<br />

scrittore <strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e Carlo Goldoni (1707-1793), a<br />

Milano il poeta civile e autobiografico Giuseppe Parini<br />

(1729-1799), a Torino lo scrittore <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e Vittorio<br />

Alfieri (1749-1803).<br />

La cultura dell’Illuminismo e l’implicito riformismo<br />

non si inserisce bene nella cultura <strong>italiana</strong>, che ormai<br />

è <strong>di</strong>venuta una cultura letteraria e immobilistica e<br />

consapevolmente d’evasione. Negli stessi anni in cui<br />

si <strong>di</strong>ffonde l’Illuminismo sorge e si <strong>di</strong>ffonde il Neoclassicismo<br />

(1760-1830), che trova un’accettazione<br />

convinta e vastissima tra gli intellettuali.<br />

Osservazioni<br />

1. L’Italia, che dal Trecento a tutto il Seicento aveva<br />

prodotto e <strong>di</strong>ffuso la cultura e l’arte in tutta Europa,<br />

nella seconda metà del Settecento è travolta da una<br />

profonda decadenza culturale, che la spinge a procurarsi<br />

o a subire cultura <strong>di</strong> importazione. Nel Cinquecento<br />

e nel Seicento aveva prodotto cultura e arte non<br />

ostante la per<strong>di</strong>ta delle libertà politiche, ora mostra<br />

una decadenza economica che si ripercuote anche sulla<br />

produzione intellettuale. Continuerà a subire cultura<br />

straniera anche per tutto l’Ottocento (Romanticismo,<br />

Realismo, Naturalismo, Decadentismo), fino<br />

all’avvento del Futurismo (1909), il cui Manifesto per<br />

altro viene lanciato da Parigi.

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