pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
LA SCUOLA TOSCANA (1260-1280)<br />
La Scuola toscana <strong>di</strong>ffonde in Toscana la problematica<br />
della Scuola siciliana nella seconda metà del Duecento.<br />
I poeti più importanti sono Guittone d’Arezzo<br />
(1230-1294ca.) e il lucchese Bonagiunta Orbicciani<br />
(metà del Duecento), che propongono temi <strong>di</strong> forte<br />
impegno morale e civile.<br />
La produzione poetica <strong>di</strong> Guittone, come la sua vita, è<br />
<strong>di</strong>visa in due parti: la prima, in cui prevale la poesia<br />
amorosa, sul modello della poesia siciliana e soprattutto<br />
provenzale; la seconda, dominata dall’esperienza<br />
religiosa, che lo spinge a lasciare la moglie e i figli,<br />
per entrare nell’or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri <strong>di</strong> S.ta Maria,<br />
detto anche dei Frati Godenti, che si proponeva <strong>di</strong> pacificare<br />
le opposte fazioni politiche, <strong>di</strong>fendere le donne<br />
e i bambini, proteggere i poveri in nome della Vergine<br />
Maria.<br />
Bonagiunta è ricordato da Dante, che polemizza garbatamente<br />
con lui e <strong>di</strong>fende il nuovo modo stilnovistico<br />
<strong>di</strong> fare poesia (Pg. XXIV, 49-63).<br />
GUITTONE D’AREZZO (1230-1294ca.), Tuttor<br />
ch’eo <strong>di</strong>rò “gioi’”, gioiva cosa<br />
Ogni volta che io <strong>di</strong>rò la parola “gioia”, o cosa gioiosa<br />
(=la donna del poeta), Intenderete che parlo <strong>di</strong> voi,<br />
Che siete gioia piena <strong>di</strong> gioiosa bellezza E gioia<br />
(=fonte) <strong>di</strong> piacere gioioso e bello,<br />
E gioia in cui riposa un gioioso avvenire, Gioia che<br />
nasce dal bel portamento e gioia che nasce dal corpo<br />
snello, Gioia in cui fisso lo sguardo e gioia tanto piena<br />
d’amore Che è una gioia gioiosa fissare gli occhi<br />
sul vostro corpo.<br />
Gioia <strong>di</strong> volere e gioia <strong>di</strong> pensare E gioia <strong>di</strong> <strong>di</strong>re e<br />
gioia <strong>di</strong> fare gioioso (=<strong>di</strong> ogni atteggiamento gioioso)<br />
E gioia <strong>di</strong> ogni gioioso movimento.<br />
Perciò io, o mia gioia gioiosa, mi ritrovo Così desideroso<br />
<strong>di</strong> voi, che mai gioia non sento Se io nella vostra<br />
gioia non ripongo in pace il mio cuore.<br />
Riassunto. Il poeta vuole parlare della sua donna come<br />
della gioia che è fonte <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> piacere per lui.<br />
Egli prova gioia nel guardare il suo aspetto gioioso e<br />
il suo corpo snello. Prova gioia nel pensare a lei e<br />
nell’ammirarla. Egli potrà provare gioia e trovare pace<br />
soltanto se il suo cuore potrà riposare in lei. Il riassunto,<br />
che riferisce semplicemente la trama o il contenuto,<br />
è inadeguato: per il poeta ciò che conta è la capacità<br />
<strong>di</strong> usare il maggior numero possibile <strong>di</strong> volte la<br />
parola gioia e la capacità <strong>di</strong> rendere il sentimento <strong>di</strong><br />
estasi amorosa che egli prova davanti alla sua donna,<br />
la sua gioia.<br />
Commento<br />
1. Il poeta ripropone l’estasi mistica che Giacomo da<br />
Lentini (1210ca.-1260ca.) provava davanti al volto<br />
della sua donna nel sonetto Lo viso mi fa andare alegramente.<br />
Il poeta siciliano ripeteva all’infinito la parola<br />
viso. Guittone invece ripete la parola gioia o<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 17<br />
l’aggettivo derivato ben 25 volte. La figura retorica<br />
adoperata è la ripetizione (o anafora), accompagnata<br />
però da una gradazione ascendente (o climax ascendente).<br />
1.1. L’anafora ed il climax estatico nascondono l’area<br />
in cui si sviluppa il sonetto: si tratta semplicemente <strong>di</strong><br />
una lode che il poeta rivolge alla sua donna, una lode<br />
che risulta per un certo verso povera, perché il poeta<br />
deve preoccuparsi <strong>di</strong> usare il numero più elevato possibile<br />
<strong>di</strong> volte la parola gioia. Egli ha due possibilità:<br />
o articola il complimento e la lode o sacrifica<br />
l’articolazione della lode per usare una volta in più la<br />
parola chiave. Il climax riesce a controbilanciare adeguatamente<br />
l’anafora. Il sonetto va perciò valutato<br />
come espressione <strong>di</strong> abilità, non da altri punti <strong>di</strong> vista.<br />
Da altri punti <strong>di</strong> vista esso potrebbe perdere il suo fascino<br />
e il suo impatto sul lettore.<br />
2. Guittone si riallaccia alla poesia provenzale del<br />
trobar clus (fine sec. XII), che era la poesia chiusa,<br />
<strong>di</strong>fficile e per pochi eletti. Egli però abbandona i propositi<br />
provenzali <strong>di</strong> una poesia enigmatica, per dare<br />
prova <strong>di</strong> bravura e <strong>di</strong> estrema perizia retorica. Il sonetto<br />
però è anche tutto pervaso da un profondo sentimento<br />
<strong>di</strong> gioia, alla cui origine sta la donna, la sua<br />
bellezza e il piacere che essa riesce a dare e a far provare<br />
al poeta con il suo bell’aspetto fisico e con il fascino<br />
che emana.<br />
2.1. Negli stessi decenni <strong>di</strong> Guittone Jacopone da To<strong>di</strong><br />
(1236ca.-1306) scrive la laude drammatica Donna<br />
de para<strong>di</strong>so, nella quale usa l’anafora ed il climax.<br />
Egli canta però l’amore mistico o, meglio, il dolore<br />
della Madonna davanti al Figlio crocifisso. La parola<br />
più volte ripetuta è figlio. E la Madonna viene presentata<br />
come una madre comune, che perde il figlio. Il<br />
coinvolgimento non è sognante ed estatico, è violento,<br />
angoscioso e drammatico.<br />
2.2. Sempre negli stessi anni Dante (1265-1321) affronta<br />
il motivo della lode e dell’effetto che la donna<br />
provoca nel sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare<br />
la donna mia, che ha un livello artistico senz’altro più<br />
elevato. Il poeta ha scelto <strong>di</strong> costruire il sonetto sul<br />
saluto che riceve dalla sua donna, sull’effetto che essa<br />
fa su chi incontra (gli occhi non hanno il coraggio <strong>di</strong><br />
guardarla) e sull’effetto che la donna ha sull’animo <strong>di</strong><br />
chi saluta. Egli sceglie un ritmo lento, che sottolinea<br />
la dolcezza che la donna infonde negli animi <strong>di</strong> chi la<br />
ammira. E sceglie anche una struttura più complessa,<br />
le vie della città, il saluto atteso, l’effetto sugli occhi e<br />
sugli animi, l’aspetto angelicato, l’invito a sospirare.<br />
2.3. Dopo Guittone Petrarca (1304-1374) si cimenta<br />
nel riprodurre questa ascesi mistica me<strong>di</strong>ante anafora<br />
e climax. Nel sonetto Benedetto sia ‘l giorno e ‘l mese<br />
e l’anno (LXI) parla del suo innamoramento per Laura,<br />
la donna dei suoi pensieri. Egli bene<strong>di</strong>ce tutto ciò<br />
che riguarda il suo incontro con la donna (l’anno, il<br />
mese, il giorno e l’ora in cui l’ha incontrata ed anche<br />
le pene d’amore), quin<strong>di</strong> conclude <strong>di</strong>cendo che pensa<br />
soltanto a lei e che nel suo cuore non c’è posto per<br />
nessun’altra.<br />
2.4. I <strong>di</strong>versi poeti quin<strong>di</strong> costituiscono delle varianti<br />
sullo stesso motivo letterario. Ciò si può presentare