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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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poi non mantiene. La scoperta dell’infelicità come<br />

con<strong>di</strong>zione permanente dell’uomo avviene però soltanto<br />

in seguito.<br />

3. Il poeta non vuol vedere quel che è oltre la siepe.<br />

Potrebbe farlo: dovrebbe soltanto sporgersi e guardare.<br />

Non lo fa e non lo vuole fare. Preferisce immaginarlo:<br />

ciò è molto più emozionante e coinvolgente. In<br />

questo senso la poesia <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong> è poesia del pensiero<br />

e dell’immaginazione, poesia della riflessione e<br />

poesia del ricordo. Il poeta si volta in<strong>di</strong>etro, e vede<br />

l’abisso delle morte stagioni, che paragona alla stagione<br />

presente e ai suoni vivi che essa gli fa sentire.<br />

Ed egli naufraga piacevolmente in questa immensità<br />

spaziale e temporale.<br />

Alla luna (1820)<br />

O graziosa luna, io mi ricordo che, un anno fa, io venivo<br />

spesso sopra questo colle per guardati. Tu allora<br />

stavi sospesa su quel bosco, proprio come fai ora, che<br />

lo rischiari interamente. Ma il tuo volto appariva ai<br />

miei occhi incerto e tremulo a causa del pianto che<br />

spuntava dalle ciglia, poiché la mia vita era piena <strong>di</strong><br />

angoscia. E lo è ancora, né è destinata a cambiare, o<br />

mia <strong>di</strong>letta luna. E tuttavia provo piacere a ricordare e<br />

a ripensare il tempo del mio dolore. Oh come è gra<strong>di</strong>to<br />

durante la giovinezza (quando la speranza ha un<br />

cammino ancor lungo da percorrere e la memoria ne<br />

ha fatto uno breve) ricordare gli avvenimenti passati,<br />

anche se essi sono tristi ed anche se l’angoscia continua<br />

a rimanere!<br />

Commento<br />

1. Il poeta è angosciato, perciò si rivolge alla natura:<br />

la luna, che è <strong>di</strong>vinamente lontana e sopra la con<strong>di</strong>zione<br />

umana, lo può ascoltare e confortare. La natura<br />

sembra bellezza, la con<strong>di</strong>zione umana sembra dolore.<br />

Eppure anche i ricor<strong>di</strong> dolorosi <strong>di</strong>ventano piacevoli,<br />

quando si è giovani e la memoria ha poche cose da<br />

ricordare, ed il futuro si presenta pieno <strong>di</strong> possibilità e<br />

illuminato dalla speranza. Il poeta fonde i fatti con la<br />

riflessione sui fatti, con la memoria del passato e la<br />

proiezione della vita nel futuro.<br />

2. Nell’i<strong>di</strong>llio il dolore riguarda soltanto l’uomo e la<br />

sua vita <strong>di</strong> relazione con gli altri uomini. È dolore fisico<br />

e morale. La natura svolge il ruolo <strong>di</strong> consolatrice.<br />

Il poeta però poco dopo scopre che la natura non è<br />

benevola nei confronti dell’uomo: è bellissima e promette<br />

gioia e felicità, ma poi non mantiene le promesse,<br />

ed è fonte <strong>di</strong> ulteriori dolori per l’uomo.<br />

A Silvia (1828)<br />

1. O Silvia, ricor<strong>di</strong> ancora quel tempo della tua vita<br />

mortale, quando la bellezza risplendeva nei tuoi occhi<br />

sorridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensierosa, ti preparavi<br />

a varcare la soglia della giovinezza?<br />

2. Le stanze e le vie circostanti risuonavano al tuo<br />

canto continuo, quando sedevi occupata nei lavori<br />

femminili, assai contenta <strong>di</strong> quel bello e indeterminato<br />

avvenire, che avevi in mente. Era il mese <strong>di</strong> maggio,<br />

134<br />

pieno <strong>di</strong> profumi. E tu eri solita passare in questo modo<br />

la giornata.<br />

3. Io, interrompendo talvolta gli stu<strong>di</strong> belli e gli scritti<br />

faticosi, nei quali si spendeva la mia adolescenza e la<br />

miglior parte <strong>di</strong> me, dai balconi della casa paterna<br />

porgevo gli orecchi per ascoltare il suono della tua<br />

voce e la mano veloce, che si muoveva velocemente<br />

sul telaio. Guardavo il cielo sereno, le vie indorate dal<br />

sole e i giar<strong>di</strong>ni, da una parte il mare in lontananza,<br />

dall’altra la montagna. Nessuna lingua mortale sarebbe<br />

stata capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>re ciò che io provavo dentro <strong>di</strong><br />

me.<br />

4. Quali pensieri soavi, quali speranze, quali sentimenti<br />

[provavamo], o Silvia mia! Come ci apparivano<br />

belli allora la vita umana ed il nostro destino! Quando<br />

mi ricordo <strong>di</strong> tali speranze, sono preso da un tormento<br />

acerbo e sconsolato, e torno a provar dolore per la mia<br />

sorte sventurata. O natura, o natura, perché non mantieni<br />

poi ciò che prima hai promesso? Perché inganni<br />

completamente i tuoi figli?<br />

5. Tu, prima che l’inverno rendesse arida l’erba, stremata<br />

e vinta da una malattia che ti consumava da dentro,<br />

morivi, o poverina. E non vedevi gli anni della tua<br />

giovinezza; non ti addolciva il cuore la dolce lode per<br />

i tuoi capelli neri e per gli sguar<strong>di</strong> innamorati e pudìchi,<br />

né con te le tue coetanee nei giorni <strong>di</strong> festa parlavano<br />

d’amore.<br />

6. Di lì a poco moriva anche la mia dolce speranza: ai<br />

miei anni il destino ha negato anche la giovinezza.<br />

Ahi, come, come sei passata, o cara compagna (=è la<br />

speranza, che viene personificata) della mia giovinezza,<br />

o mia cara e rimpianta speranza! Questo è quel<br />

mondo, quei piaceri, l’amore, le azioni, gli avvenimenti,<br />

<strong>di</strong> cui tanto abbiamo <strong>di</strong>scusso insieme? Questo<br />

è il destino riservato agli uomini? 7. Quando apparve<br />

la realtà, tu (=la speranza, ma anche Silvia, perché la<br />

speranza del poeta segue lo stesso destino della ragazza),<br />

o infelice, cadesti; e con la mano, ormai lontana,<br />

mi in<strong>di</strong>cavi la fredda morte ed una tomba spoglia.<br />

Riassunto. 1. Il poeta si rivolge a Silvia e le chiede se<br />

ricorda ancora quand’era in vita e si preparava a varcare<br />

la soglia della giovinezza. 2. Il suo canto risuonava<br />

per le vie illuminate dal sole, mentre era occupata<br />

nei lavori femminili e immaginava un futuro felice.<br />

Era maggio, e lei trascorreva così le giornate. 3. Il poeta<br />

interrompeva i suoi stu<strong>di</strong> faticosi e porgeva gli orecchi<br />

per sentire la sua voce. Nessuna lingua mortale<br />

può <strong>di</strong>re quel che egli provava nel cuore. 4. Com’erano<br />

fiduciosi allora nel futuro! Quando pensa a tali<br />

speranze, egli torna a lamentarsi della sua sventura. E,<br />

angosciato, si chiede perché la natura fa tante promesse,<br />

che poi non mantiene, e perché inganna in<br />

quel modo i suoi figli. 5. Prima che giungesse l’inverno,<br />

Silvia, colpita dalla malattia, moriva e non conosceva<br />

la giovinezza né l’amore. 6. Poco dopo moriva<br />

anche la speranza del poeta: il destino gli ha negato<br />

anche la giovinezza. Di tutte le speranze che ha riposto<br />

nel futuro non è rimasto nulla. E la morte <strong>di</strong> Silvia<br />

come la caduta delle speranze mostrano che il futuro<br />

gli riserva soltanto la morte e una tomba spoglia.

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