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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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(1887), e che aveva costantemente attuato nelle opere<br />

successive. Anche qui viene negato qualsiasi <strong>di</strong>aframma<br />

che si possa interporre tra il poeta e la sua poesia<br />

da una parte e la natura, percepita in termini vitalistici,<br />

dall’altra. Il verso è sempre vario e mutevole, e<br />

forma un tutt’uno con la realtà che esprime e alla quale<br />

si sostituisce.<br />

2. Le stirpi canore, cioè le fonti del suo canto, sono<br />

innumerevoli e si ra<strong>di</strong>cano nella natura. Il naturalismo<br />

irrazionale, estetizzante e sensitivo <strong>di</strong> D’Annunzio<br />

non ha però nulla a che fare con il naturalismo<br />

d’ispirazione darwiniana proposto quasi contemporaneamente<br />

da Emile Zola, che parla <strong>di</strong> operai parigini<br />

che non possono sottrarsi alla loro ere<strong>di</strong>tarietà biologica;<br />

né, tanto meno, con il Verismo attento alla realtà<br />

sociale meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Giovanni Verga, il quale propone<br />

una visione drammatica e pessimistica della vita.<br />

3. L’antecedente <strong>di</strong> questa professione poetica è G.<br />

Marino (1569-1625), che con l’Adone, un’opera <strong>di</strong><br />

ben 40.904 versi, vuole scrivere il poema dei poemi,<br />

cimentarsi in tutti i generi letterari e, in un brano famoso,<br />

gareggiare con l’usignolo (VII, 32-37). Come<br />

Marino, anche D’Annunzio si pone il problema <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

il pubblico <strong>di</strong> possibili lettori (i nobili e le<br />

corti il primo, il pubblico piccolo borghese assetato <strong>di</strong><br />

evasione il secondo) e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare con la produzione<br />

poetica i desideri nascosti <strong>di</strong> tale pubblico, per ottenere<br />

fama, gloria e ricchezze. Ambedue gli scrittori ottengono<br />

i risultati voluti. In questa prospettiva l’opera<br />

letteraria non deve avere necessariamente un qualche<br />

contenuto, e si risolve nelle immagini e nell’intrattenimento<br />

creati dal potere della Parola. E, se ce l’ha,<br />

è quello richiesto dal pubblico <strong>di</strong> lettori, le cui richieste<br />

vanno sod<strong>di</strong>sfatte, altrimenti non comperano i libri.<br />

D’Annunzio è attento all’industria letteraria, che<br />

al suo tempo in Italia stava facendo i primi passi e che<br />

conosce uno sviluppo enorme: i romanzi francesi <strong>di</strong><br />

avventure basati sulla scienza (e presto tradotti in italiano)<br />

<strong>di</strong> Jules Verne, i romanzi <strong>di</strong> avventure esotiche<br />

<strong>di</strong> Emilio Salgàri, Le avventure <strong>di</strong> Pinocchio (1883)<br />

<strong>di</strong> Carlo Lorenzini, in arte Collo<strong>di</strong> (1826-1890), Cuore<br />

(1886) <strong>di</strong> Edmondo De Amicis (1846-1908), i romanzi<br />

d’appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> numerosi altri autori.<br />

Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 185<br />

LE CORRENTI LETTERARIE DEL NOVE-<br />

CENTO (1900-1960)<br />

Il Decadentismo <strong>di</strong> Giovanni Pascoli (1855-1812) e <strong>di</strong><br />

Gabriele D’Annunzio (1863-1938) chiude l’Ottocento<br />

ed apre il Novecento. Le nuove correnti letterarie ne<br />

sono fortemente con<strong>di</strong>zionate, sia quando vi si riallacciano,<br />

sia quando intendono superarlo, sia quando polemizzano<br />

con esso.<br />

Nella prima metà del Novecento le maggiori correnti<br />

sono:<br />

a) il Futurismo (1909-1925ca.) iniziato da Filippo<br />

Tommaso Marinetti (1876-1944), che ne pubblica il<br />

manifesto a Parigi su “Le Figaro”(1909);<br />

b) la complessa opera teatrale <strong>di</strong> Luigi Pirandello<br />

(1867-1936), che rinnova la produzione teatrale e fa<br />

conoscere le sue comme<strong>di</strong>e e i suoi drammi in tutto il<br />

mondo;<br />

c) la poesia crepuscolare <strong>di</strong> Guido Gozzano (1883-<br />

1916), che dà origine alla corrente dei poeti crepuscolari<br />

(1905-15);<br />

d) il romanzo psicoanalitico <strong>di</strong> Italo Svevo (1861-<br />

1928), che rinnova il romanzo e si collega alla cultura<br />

europea;<br />

e) la vasta corrente dell’Ermetismo (1925-50), che<br />

raccoglie numerosi poeti, i più importanti dei quali<br />

sono Giuseppe Ungaretti (1888-1970), Eugenio Montale<br />

(1896-1981), Vincenzo Cardarelli (1887-1959),<br />

Salvatore Quasimodo (1901-1968); il gruppo più ristretto<br />

che si riunisce intorno alla rivista fiorentina<br />

“Frontespizio”: Carlo Bo (1911), Carlo Betocchi<br />

(1899-1986), quin<strong>di</strong> Mario Luzi (1914), Alfonso Gatto<br />

(1909-1976), Vittorio Sereni (1913-1983);<br />

d) la poesia antiermetica e improntata alla “chiarezza”<br />

<strong>di</strong> Umberto Saba (1883-1957), che tuttavia con<strong>di</strong>vide<br />

il <strong>di</strong>simpegno politico dell’Ermetismo.<br />

Oltre a queste correnti e a questi autori c’è Benedetto<br />

Croce (1866-1952), le cui teorie filosofiche, storiografiche<br />

ed estetiche dominano la cultura <strong>italiana</strong> dalla<br />

fine dell’Ottocento fino alla metà del Novecento. Il<br />

maggiore teorico del regime fascista è il filosofo Giovanni<br />

Gentile (1875-1944), che con Croce è il maggiore<br />

esponente del Neoidealismo italiano.<br />

Nel 1923-24 avviene poi la riforma della scuola <strong>italiana</strong>,<br />

nota come Riforma Gentile. La riforma peraltro<br />

si fonda sulle <strong>di</strong>scussioni e sulle esperienze, che avevano<br />

coinvolto la scuola e la classe docente ormai da<br />

molti anni.<br />

Agli inizi del Novecento compaiono alcune riviste: “Il<br />

Leonardo” (1903-07), <strong>di</strong>retto da Giuseppe Prezzolini<br />

e Giovanni Papini, “La Voce” (1908-14), <strong>di</strong>retta da<br />

Giuseppe Prezzolini, “Lacerba” (1913-15), <strong>di</strong>retta da<br />

Giovanni Papini e Ardengo Soffici, “La Ronda”<br />

(1919-23), <strong>di</strong>retta da Vincenzo Cardarelli. Le prime<br />

sono più o meno sensibili alle tendenze e alle novità<br />

artistiche e culturali del tempo, in particolare al Futurismo;<br />

l’ultima ripropone un modello classico ed aristocratico<br />

<strong>di</strong> <strong>letteratura</strong>. Appare anche una rivista po-

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