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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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imento ed il modello <strong>di</strong> comportamento. Comunque<br />

sia, qualcosa ha cambiato l’antica opposizione tra nobili<br />

e borghesi, se Geri Spina accetta <strong>di</strong> bere insieme<br />

con il ricco fornaio: la classe borghese emergente non<br />

ha tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sangue alle spalle, ma ha il denaro ed<br />

il potere connesso al denaro. Il denaro accumulato e la<br />

libertà che ad esso è collegata permettono a Cisti <strong>di</strong><br />

avvicinarsi alla nobiltà.<br />

6. Il servo, come tutti gli altri servi del Decameron,<br />

non partecipa né del mondo della ricchezza, né del<br />

mondo della cortesia, né del mondo dell’intelligenza:<br />

va da Cisti con una bottiglia troppo grande, non capisce<br />

il comportamento né la battuta <strong>di</strong> Cisti, è giustamente<br />

rimproverato dal padrone. Ed è costantemente<br />

stizzito perché non ha potuto gustare il vino del fornaio,<br />

uno dei tanti beni materiali da cui è escluso e<br />

che suscitano i suoi desideri. Cisti non ha alcuna considerazione<br />

<strong>di</strong> lui. Dice esplicitamente che il suo vino<br />

non è vino da servi.<br />

7. Gli ambasciatori esistono, ma stanno sullo sfondo,<br />

per non turbare e per non togliere spazio alle azioni <strong>di</strong><br />

Cisti e agli affari importanti che Geri Spina tratta con<br />

loro. Essi sono “invisibili” come gli ospiti <strong>di</strong> Currado<br />

Gianfigliazzi (VI, 4).<br />

8. Un personaggio a parte è il papa Bonifacio VIII, il<br />

deus ex machina della novella. Il papa appare con la<br />

stessa funzione anche in Ser Ciappelletto (I, 1), dove<br />

richiama in Italia Musciatto Franzesi. Boccaccio lo<br />

presenta non come il rappresentante <strong>di</strong> Dio in terra,<br />

ma come un grande principe, che ha molti affari da<br />

sbrigare o da far sbrigare: non sta bene che un nobile<br />

sbrighi certe faccende in prima persona. Ben <strong>di</strong>verso è<br />

il giu<strong>di</strong>zio – positivo – che egli ne dà, rispetto al giu<strong>di</strong>zio<br />

molto negativo espresso da Dante, che accusa il<br />

papa <strong>di</strong> simonia e lo condanna alle pene dell’inferno<br />

prima ancora <strong>di</strong> essere morto (If. XIX, 52-57).<br />

9. La novella è breve e gira intorno al concetto <strong>di</strong> nobiltà:<br />

alla nobiltà <strong>di</strong> sangue tra<strong>di</strong>zionale si affianca un<br />

nuovo tipo <strong>di</strong> nobiltà: la nobiltà d’animo. Peraltro<br />

l’apertura <strong>di</strong> Boccaccio non va oltre: Cisti può dare<br />

una lezione <strong>di</strong> cortesia ad un nobile, ma soltanto perché<br />

<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé non ha il vuoto, ha il potere che deriva<br />

dal denaro. In tal modo può <strong>di</strong>ventare legittimo ed accettabile<br />

che un ricco fornaio si avvicini alla nobiltà.<br />

In ogni caso il popolo <strong>di</strong> servi è e resta escluso da<br />

questi nobili <strong>di</strong> sangue o d’animo, forti <strong>di</strong> prestigio o<br />

<strong>di</strong> denaro. Anche in questo caso Boccaccio si schiera<br />

con i nobili. Ciò <strong>di</strong>pende sia dalla sua esperienza alla<br />

corte <strong>di</strong> Napoli, dove dominava la nobiltà legata al<br />

sovrano o la nobiltà latifon<strong>di</strong>sta, sia dal fatto che nel<br />

Trecento la società e l’economia italiane perdono<br />

slancio e ritornano a modelli del passato: la rifeudalizzazione.<br />

In tal modo egli fa un passo in<strong>di</strong>etro rispetto<br />

a Dante, che con i poeti del Dolce stil novo 60<br />

anni prima aveva contrapposto la nobiltà d’animo alla<br />

nobiltà <strong>di</strong> sangue ed aveva <strong>di</strong>sprezzato quest’ultima.<br />

Comunque sia, per Boccaccio tra la vecchia nobiltà <strong>di</strong><br />

sangue e la nuova nobiltà <strong>di</strong> denaro non ci sono conflitti<br />

sociali. La cosa è curiosa, perché la novella è<br />

ambientata nel 1300, quando Dante era uno dei priori,<br />

Geri è un Nero e gli ambasciatori del papa erano an-<br />

56<br />

dati a Firenze per rappacificare Bianchi e Neri. In realtà<br />

per favorire il colpo <strong>di</strong> Stato dei Neri, che sarebbe<br />

costato l’esilio a Dante.<br />

10. Nella società me<strong>di</strong>oevale, come in tutte le altre<br />

società, è un valore e una <strong>di</strong>stinzione sociale poter avere<br />

ospiti, soprattutto ospiti importanti, a pranzo.<br />

L’importanza è intellettuale (il prestigio dato dall’ospite<br />

importante, le novità portate dall’ospite, i <strong>di</strong>scorsi<br />

e lo scambio <strong>di</strong> esperienze), ma anche sociale<br />

(la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cibo e la possibilità <strong>di</strong> offrirlo in<br />

abbondanza e <strong>di</strong> qualità).<br />

Chichibìo e la gru (VI, 4)<br />

Riassunto. Currado Gianfigliazzi ama andare a caccia.<br />

Un giorno cattura una giovane e grossa gru. La dà al<br />

suo cuoco, Chichibìo, per cucinarla. Chichibìo, un<br />

veneziano sciocco ma molto bravo come cuoco, la<br />

prepara. Il profumo si spande per tutta la via. Una ragazza<br />

<strong>di</strong> nome Brunetta, che piaceva al cuoco, entra<br />

in cucina e gli chiede una coscia. Chichibìo non vuole<br />

dargliela, ma la ragazza insiste e ricorre alle minacce:<br />

se non gliela dà, neanche lei gli avrebbe più dato quel<br />

che a lui piaceva. Chichibìo allora cede. Quando porta<br />

in tavola la gru, Currado si accorge che manca una<br />

zampa. Chichibìo risponde che le gru hanno una<br />

gamba sola. Il padrone, per rispetto verso gli ospiti,<br />

non insiste; ma, frenando l’ira, gli <strong>di</strong>ce che il giorno<br />

dopo avrebbero controllato se le gru hanno una gamba<br />

sola. Il giorno dopo il padrone, a cui non era passata<br />

l’ira, e il cuoco, spaventato a morte, vanno a cavallo<br />

verso un lago lì vicino, solitamente frequentato dalle<br />

gru. Quando arrivano vedono numerose gru che<br />

stavano dormendo appoggiandosi ad una sola gamba,<br />

come sono solite fare. Il cuoco, tutto contento, lo fa<br />

notare al padrone, pensando <strong>di</strong> cavarsela. Il padrone<br />

allora fa un verso, che spaventa le gru, le quali abbassano<br />

la zampa e spiccano il volo. Currado in questo<br />

modo pensa <strong>di</strong> aver sconfitto il cuoco. Ma Chichibìo,<br />

con un colpo <strong>di</strong> genio che neanche lui sa da dove viene,<br />

risponde che Currado ha ragione, ma la sera precedente<br />

non aveva spaventato la gru; se l’avesse fatto,<br />

essa avrebbe abbassato la gamba. Currado scoppia a<br />

ridere e si rappacifica con il cuoco.<br />

Commento<br />

1. I protagonisti della novella, come al solito, sono<br />

poco numerosi: Currado Gianfigliazzi, il cuoco Chichibìo,<br />

la serva Brunetta, la gru.<br />

2. Currado è l’ideale perfetto della nobiltà: ama la<br />

caccia, ama la buona cucina, ama avere ospiti, è educato<br />

e rispettoso verso gli ospiti (non litiga con il servo<br />

davanti ad essi), ha un preciso ideale <strong>di</strong> giustizia e<br />

una idea precisa <strong>di</strong> come si devono comportare coloro<br />

che non sono nobili, cioè i servi; ma è anche litigioso,<br />

collerico ed irascibile. E tuttavia non vive né applica<br />

meccanicamente i suoi ideali nobiliari e i canoni che<br />

informano la sua vita. Egli è garante della legge o,<br />

meglio, delle norme sociali che stabiliscono la superiorità<br />

dei nobili sulle altre classi. Ma è talmente sicuro<br />

<strong>di</strong> questa superiorità che può permettersi <strong>di</strong> essere<br />

indulgente e <strong>di</strong> ascoltare anche le ragioni della con-

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