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pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana

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lettuale, sia sul piano economico, sia sul piano <strong>di</strong><br />

classe sociale. Per questo Mirandolina, realisticamente<br />

e con buon senso, lo preferisce a tutti gli altri pretendenti.<br />

9. I personaggi si <strong>di</strong>stinguono imme<strong>di</strong>atamente tra loro<br />

sia come in<strong>di</strong>vidui sia come appartenenti ad una<br />

specifica classe sociale. Essi hanno uno specifico carattere<br />

e usano uno specifico linguaggio personale,<br />

che li rende facilmente riconoscibili fin dalla prima<br />

battuta con cui appaiono in scena. Nel corso della<br />

comme<strong>di</strong>a essi mantengono le loro caratteristiche e<br />

restano fedeli a se stessi. Il loro carattere però non è<br />

meccanico e fissato una volta per tutte: si evolve se la<br />

trama lo richiede; e conosce dei mutamenti se la situazione<br />

lo richiede. I cambiamenti sono però sempre<br />

giustificati e verosimili sul piano psicologico. Mirandolina<br />

è sicura <strong>di</strong> sé, ma teme <strong>di</strong> perdere il controllo<br />

della situazione, quando il Cavaliere si arrabbia. Il<br />

Cavaliere è in genere tranquillo, ma si inalbera, quando<br />

si accorge della crudele beffa che la locan<strong>di</strong>era gli<br />

ha giocato. Il Marchese, che è il meno dotato intellettualmente,<br />

è anche il personaggio più ripetitivo e meno<br />

capace <strong>di</strong> provare nuovi sentimenti. Ogni personaggio<br />

poi recita costantemente il suo ruolo sociale:<br />

Mirandolina è sempre la donna che ama farsi corteggiare<br />

e la capace amministratrice del suo patrimonio<br />

(economico ed affettivo) dagli inizi alla fine della storia.<br />

Fabrizio resta al suo posto sociale, ed ha un comportamento<br />

da servitore fedele (e innamorato) dall’inizio<br />

alla fine. Lo stesso vale per tutti gli altri personaggi.<br />

10. In modo garbato e senza essere <strong>di</strong>datticamente pesante<br />

ed irritante, Goldoni delinea la sua visione della<br />

società ed i suoi valori, che egli intende trasmettere al<br />

pubblico piccolo o me<strong>di</strong>o borghese. La società è <strong>di</strong>visa<br />

in classi, ogni classe ha le sue caratteristiche ed i<br />

suoi valori. Esiste però un valore supremo, ed è la ricchezza,<br />

o meglio un minimo <strong>di</strong> benessere, valido per<br />

tutte le classi sociali. La ricchezza però non deve <strong>di</strong>ventare<br />

un’ossessione: essa va ricercata con misura e<br />

con buon senso. E ugualmente con misura e con buon<br />

senso si affrontano i problemi della vita: si evitano i<br />

desideri irrealizzabili, gli arricchimenti facili, i passaggi<br />

da una classe a una classe superiore; ci si accontenta<br />

<strong>di</strong> cambiare con misura il proprio tenore <strong>di</strong><br />

vita e si resta legati il più possibile alla propria classe<br />

sociale. Egli sceglie la classe borghese – o meglio<br />

piccolo-borghese – e i suoi ideali: l’onestà, il lavoro,<br />

l’obbe<strong>di</strong>enza ed il rispetto dei genitori, un minimo <strong>di</strong><br />

benessere economico, il matrimonio, la famiglia,<br />

l’affetto, il buon senso. E rispetta ad oltranza l’or<strong>di</strong>ne<br />

e le regole sociali, scritte e non scritte (le leggi della<br />

Repubblica Veneta non permettevano che una popolana<br />

sposasse un nobile, e Mirandolina non prende<br />

nemmeno in considerazione la possibilità <strong>di</strong> sposare<br />

un nobile; in tal modo lo scandalo è evitato e l’or<strong>di</strong>ne<br />

sociale è salvo). L’autore quin<strong>di</strong> propone una visione<br />

fortemente moderata e blandamente riformista della<br />

società in cui vive: egli non propone che la borghesia<br />

<strong>di</strong>venti la nuova classe centrale della società, non<br />

propone né riforme ra<strong>di</strong>cali né, tanto meno, la rivolu-<br />

116<br />

zione. Il progresso, tanto decantato dall’Illuminismo<br />

(che raggiunge il culmine a metà Settecento, proprio<br />

quando l’autore scrive le sue maggiori comme<strong>di</strong>e),<br />

non lo interessa; il rifiuto del passato, in cui i nobili<br />

fondavano i loro privilegi, non lo interessa nemmeno.<br />

Questa pratica ad oltranza della misura e del buon<br />

senso – che in sé potrebbe essere più che apprezzabile<br />

– rivela invece i modestissimi orizzonti culturali, economici<br />

e politici in cui ormai si era richiusa<br />

l’aristocrazia e la borghesia veneziane, che davanti a<br />

sé non avevano realistiche prospettive politiche ed<br />

economiche da percorrere. La prima viveva pericolosamente<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta, consumando il patrimonio accumulato<br />

nel corso dei secoli; la seconda viveva con la<br />

misurata ricchezza che produceva. Così la Repubblica<br />

<strong>di</strong> Venezia alla fine del secolo si sarebbe lasciata<br />

consegnare da Napoleone Bonaparte all’Impero asburgico<br />

(1797) senza il minimo tentativo <strong>di</strong> resistenza.<br />

E, se non ci sono gran<strong>di</strong> speranze nell’avvenire,<br />

resta soltanto il rifugio nella famiglia, negli affetti, nel<br />

buon senso, in un minimo <strong>di</strong> benessere economico.<br />

L’atmosfera soffocante e senza prospettive della Repubblica<br />

<strong>di</strong> San Marco si rivela anche nei contrasti tra<br />

lo scrittore e i seguaci della comme<strong>di</strong>a dell’arte, contrasti<br />

inutili e provinciali, che lo spingono ad espatriare.<br />

Eppure, che egli non fosse un rivoluzionario che<br />

volesse rovesciare il passato, la società e la cultura,<br />

risulta chiaramente dal fatto che la Rivoluzione francese<br />

gli toglie la modesta pensione <strong>di</strong> cui godeva. Ma<br />

proprio grazie a questa mancanza <strong>di</strong> prospettive politiche,<br />

sociali ed economiche Goldoni <strong>di</strong>venta lo straor<strong>di</strong>nario<br />

cantore del mondo in cui vive, della vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana, dei suoi valori e dei piccoli e gran<strong>di</strong> fatti<br />

che in essa succedono.<br />

11. Il mondo poetico, i personaggi, le trame delle<br />

comme<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Goldoni possono essere opportunamente<br />

confrontati con la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> personaggi e <strong>di</strong> situazioni<br />

immaginati esattamente 400 anni prima da<br />

Boccaccio nel Decameron (1348-51). Lo scrittore del<br />

Trecento celebra la nobiltà ed i suoi valori, che contrappone<br />

al clero, apprezza la ricchezza della borghesia<br />

ed è durissimo con il popolo, che è credulone, ha<br />

poca ricchezza e poco cervello. Celebra anche la realtà,<br />

la gioia <strong>di</strong> vivere, l’avventura, l’amore a lieto fine<br />

e l’amore tragico. Celebra soprattutto l’intelligenza e<br />

il suo straor<strong>di</strong>nario potere <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> indagare<br />

la realtà. De<strong>di</strong>ca ben tre giornate alla beffa. È proiettato<br />

fiduciosamente verso la complessità del mondo,<br />

che si può dominare in molteplici maniere: con<br />

l’intelligenza, con l’astuzia, con la forza, con la ricchezza.<br />

Il mondo <strong>di</strong> Goldoni invece non ha questa<br />

ampiezza <strong>di</strong> respiro: Venezia non è Firenze. I due<br />

scrittori peraltro hanno qualcosa che li accomuna: la<br />

straor<strong>di</strong>naria abilità nell’indagine psicologica e nel<br />

costruire personaggi psicologicamente reali e cre<strong>di</strong>bili.<br />

12. Goldoni può anche essere confrontato con i gran<strong>di</strong><br />

scrittori <strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e del primo Cinquecento: il car<strong>di</strong>nale<br />

Bernardo Dovizi da Bibbiena (1470-1520),<br />

Niccolò Machiavelli (1469-1527), Ludovico Ariosto<br />

(1474-1533) e Angelo Beolco, detto il Ruzante

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