pietro genesini appunti e versioni di letteratura italiana
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<strong>di</strong> gloria appaia agli animi forti e all’Italia, da qui<br />
(=dalle tombe <strong>di</strong> Santa Croce) noi prenderemo ispirazione<br />
e buoni auspici. E a questi sepolcri venne spesso<br />
Vittorio [Alfieri] ad ispirarsi. 190. A<strong>di</strong>rato contro i<br />
patrii numi, camminava silenzioso dove l’Arno è meno<br />
frequentato, guardando affranto il paesaggio ed il<br />
cielo; e, poiché niente <strong>di</strong> ciò che vedeva gli addolciva<br />
il dolore, qui (=a Santa Croce) si fermava l’austero; e<br />
aveva sul volto il pallore della morte e la speranza.<br />
195. Con questi gran<strong>di</strong> ora egli abita per sempre, e le<br />
sue ossa fremono ancora amore per la patria. Ah, sì,<br />
da quella pace religiosa dei sepolcri parla un nume:<br />
egli nutriva contro i persiani a Maratona 200. (dove<br />
Atene consacrò le tombe ai suoi valorosi soldati) il<br />
valore e la furia dei greci. Il navigante, che percorse<br />
quel mare sotto l’Eubèa, vedeva nell’oscurità della<br />
notte balenare scintille <strong>di</strong> elmi e <strong>di</strong> spade cozzanti tra<br />
loro, vedeva le cataste <strong>di</strong> legna 205. emettere vapori<br />
<strong>di</strong> fuoco, vedeva fantasmi <strong>di</strong> guerrieri, scintillanti<br />
d’armi, cercare il combattimento; e nell’orrore del silenzio<br />
notturno si spandevano per la campagna il rumore<br />
dei reparti ed il suono delle trombe, 210. e<br />
l’incalzare dei cavalli all’attacco, che calpestavano i<br />
soldati caduti, e il pianto e gli inni <strong>di</strong> vittoria e il canto<br />
delle Parche.<br />
Felice te, o Pindemonte, che 215. nei tuoi anni giovanili<br />
correvi l’ampio regno dei venti (=il mare)! E, se il<br />
pilota <strong>di</strong>resse la nave oltre le isole del mar Egèo, certamente<br />
u<strong>di</strong>sti risuonare <strong>di</strong> antichi fatti le spiagge<br />
dell’Ellesponto e certamente u<strong>di</strong>sti la marea mugghiare,<br />
220. portando sulle spiagge del promontorio Retèo<br />
le armi <strong>di</strong> Achille sopra le ossa <strong>di</strong> Aiace: ai generosi<br />
la morte è una giusta <strong>di</strong>spensatrice <strong>di</strong> gloria. Né<br />
l’astuzia, né il favore <strong>di</strong> Agamennone poterono conservare<br />
ad Ulisse le armi <strong>di</strong>fficili da meritare, 225.<br />
poiché alla sua nave errabonda le ritolse l’onda marina<br />
incitata dagli dei dell’Averno. E me, che la situazione<br />
politica e il desiderio <strong>di</strong> mantenermi onorato<br />
fanno andare in fuga in mezzo a popoli stranieri, me<br />
le Muse, 230. che ispirano il pensiero umano, chiamino<br />
ad evocare gli eroi. Le pimplèe (=le Muse) siedono<br />
custo<strong>di</strong> dei sepolcri e, quando il tempo con la sua forza<br />
<strong>di</strong>struttrice ne spazza via anche le rovine, allietano<br />
con i loro canti quei luoghi ormai deserti, e l’armonia<br />
[<strong>di</strong> quei canti] vince il silenzio <strong>di</strong> mille secoli. 235. Ed<br />
oggi nella Troade non più coltivata per sempre risplende<br />
ai pellegrini un luogo eterno per merito della<br />
ninfa alla quale fu sposo Giove, ed a Giove <strong>di</strong>ede un<br />
figlio, Dàrdano, dal quale <strong>di</strong>scesero Troia, Assàraco, i<br />
cinquanta 240. figli <strong>di</strong> Priamo e il regno della gente<br />
Giulia (=l’impero romano). E, quando Elettra udì la<br />
Parca, che la chiamava dalla vitale aria del giorno ai<br />
cori dei Campi Elisi, a Giove espresse il suo ultimo<br />
desiderio: “Se” <strong>di</strong>ceva, 245. “a te furono care le mie<br />
chiome e il mio viso e le dolci veglie e non mi concede<br />
un premio migliore la volontà del destino, guarda<br />
almeno dal cielo la morta amica, affinché resti la fama<br />
della tua Elettra”. 250. Con questa preghiera moriva.<br />
E per la sua morte piangeva l’Olimpio (=Giove); e,<br />
muovendo il capo immortale, faceva piovere dai suoi<br />
capelli ambrosia sulla ninfa, e fece sacro quel corpo e<br />
Genesini, Appunti e <strong>versioni</strong> <strong>di</strong> Letteratura <strong>italiana</strong> 131<br />
la sua tomba. In quella tomba fu posto Erittònio, e<br />
dorme 255. la cenere del giusto Ilo. Ivi le troiane si<br />
scioglievano i capelli, ahi invano!, cercando <strong>di</strong> allontanare<br />
con preghiere dai loro mariti la morte incombente.<br />
Ivi venne Cassandra, quando il nume (=Apollo)<br />
in petto le faceva vaticinare il giorno mortale <strong>di</strong> Troia;<br />
e alle tombe degli avi cantò un carme pieno d’affetto;<br />
260. e guidava i nipoti e insegnava l’amoroso lamento<br />
ai giovinetti. E <strong>di</strong>ceva sospirando: “Oh, se mai da Argo,<br />
dove 265. pascerete i cavalli <strong>di</strong> Diomede o del figlio<br />
<strong>di</strong> Laèrte (=Ulisse), a voi permetta il cielo <strong>di</strong> tornare,<br />
invano cercherete la vostra patria! Le mura, opera<br />
<strong>di</strong> Apollo, fumeranno sotto le loro macerie. Ma gli<br />
dei tutelari <strong>di</strong> Troia avranno <strong>di</strong>mora 270. in queste<br />
tombe, perché è dono degli dei conservare nell’infelicità<br />
il nome superbo. E voi, o palme e cipressi, che<br />
le nuore <strong>di</strong> Priamo pianteranno [intorno a queste tombe],<br />
crescerete ahi presto! Innaffiàti <strong>di</strong> lacrime vedovili,<br />
275. proteggéte i miei antenati: e chi terrà lontana<br />
la scure da questi alberi piantati per devozione, avrà<br />
meno a dolersi per lutti familiari e santamente potrà<br />
accostarsi all’altare. Proteggéte i miei antenati! Un<br />
giorno vedrete 280. mendìco un cieco (=Omero) errare<br />
sotto le vostre antichissime ombre e a tentoni penetrare<br />
nei sepolcri e abbracciare le urne e interrogarle.<br />
Gemeranno i sepolcri sotterranei e tutta la tomba narrerà<br />
[la fine] 285. <strong>di</strong> Troia due volte <strong>di</strong>strutta e due<br />
volte ricostruita splen<strong>di</strong>damente sulle vie silenziose,<br />
per far più bella l’ultima vittoria ai <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Pelèo<br />
(=ai Greci). Il sacro poeta, placando quelle anime<br />
afflitte con il suo canto, renderà eterni 290. i condottieri<br />
greci per tutte le terre che abbraccia il gran padre<br />
Oceano. E tu, o Ettore, avrai l’onore <strong>di</strong> pianti, dove<br />
sia santo e compianto il sangue versato per la patria e<br />
finché il sole 295. risplenderà sulle sciagure umane”.<br />
Riassunto. Il sonno della morte – <strong>di</strong>ce il poeta – non è<br />
meno duro perché confortato dalle lacrime dei propri<br />
cari. Quando il sole non risplenderà più per noi,<br />
l’unica ricompensa dei giorni passati sarà soltanto una<br />
inutile lapide, che <strong>di</strong>stingue le nostre ossa dalle infinite<br />
ossa <strong>di</strong>sseminate in terra e in mare dalla morte. È<br />
ben vero: anche la Speranza ha abbandonato le tombe.<br />
[...]<br />
Le tombe dei gran<strong>di</strong> spingono il forte animo a compiere<br />
gran<strong>di</strong> imprese. Il poeta, quando vide nella chiesa<br />
<strong>di</strong> Santa Croce le tombe <strong>di</strong> Niccolò Machiavelli, <strong>di</strong><br />
Michelangelo Buonarroti e <strong>di</strong> Galileo Galilei, gridò<br />
che Firenze era fortunata per il suo clima e per i suoi<br />
fiumi; e perché per prima sentiva la Divina comme<strong>di</strong>a<br />
e conosceva la poesia <strong>di</strong> Francesco Petrarca. Era però<br />
ancor più fortunata perché in quella chiesa conservava<br />
le uniche glorie che forse erano rimaste all’Italia. E,<br />
quando gli italiani vorranno riconquistare la libertà,<br />
da qui trarranno l’augurio <strong>di</strong> vittoria. A quei sepolcri<br />
venne spesso Vittorio Alfieri ad ispirarsi; e ora con<br />
quei gran<strong>di</strong> italiani riposa per sempre. Dalla pace <strong>di</strong><br />
Santa Croce parla lo stesso <strong>di</strong>o protettore della patria<br />
che a Maratona aveva ispirato i greci a combattere<br />
con furia contro i persiani invasori. Il marinaio, che <strong>di</strong><br />
notte passa davanti alla pianura <strong>di</strong> Maratona, assiste