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WE.ARE.ABLE, social wearable augmented reality - Accademia di ...

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conto <strong>di</strong> come l’evoluzione della potenza degli elaboratori poteva accrescere lepossibilità <strong>di</strong> interazione dei suoi responsive environments.Inoltre aveva ormai capito che, mentre i corpi dei partecipanti sono vincolati daleggi fisiche (gravità), le loro immagini potevano essere spostate sullo schermo,ridotte, ruotate, colorate e <strong>di</strong>gitate insieme in modo arbitrario.Quin<strong>di</strong> una maggiore potenza <strong>di</strong> elaborazione video poteva essere utilizzata perme<strong>di</strong>are l'interazione e le consuete leggi <strong>di</strong> causa ed effetto con alternativeproposte dall’artista.Ben presto VIDEOPLACE <strong>di</strong>venne l’incarnazione delle sue idee sugli ambienticreati dalle percezioni umane stimolate o me<strong>di</strong>ate da tecnologie video e<strong>di</strong>nformatiche.VIDEOPLACE è un ambiente concettuale privo <strong>di</strong> esistenza fisica. Riunisce persone situate inluoghi <strong>di</strong>fferenti all’interno <strong>di</strong> un’esperienza visiva comune, permettendo loro <strong>di</strong> interagire in mo<strong>di</strong>inaspettati tramite il mezzo video. Il termine VIDEOPLACE è basato sulla premessa che l’attodella comunicazione crea un luogo che è composto dalle informazioni che tutti i partecipanticon<strong>di</strong>vidono in quel momento. [...] VIDEOPLACE tenta <strong>di</strong> aumentare questa percezione delluogo, includendo la visione, la <strong>di</strong>mensione fisica ed una nuova interpretazione del tatto. ("LaRealtà Virtuale" Howard Rehingold, 1993)Le prime versioni <strong>di</strong> VIDEOPLACE consistevano in due o più stanze separategeograficamente (che possono essere a<strong>di</strong>acenti o a centinaia <strong>di</strong> chilometri <strong>di</strong><strong>di</strong>stanza) l’una dall’altra. In ogni ambiente una sola persona poteva entrare in unastanza buia dove videocamere, mixer e proiettori consentivano <strong>di</strong> interagire con leimmagini video provenienti dalle altre stanze. L’aspetto più interessante <strong>di</strong> questotipo <strong>di</strong> interazione a <strong>di</strong>stanza era che le persone si identificavano con le proprieimmagini video, anche se sotto forma <strong>di</strong> silhouette. Quelle silhouette lirappresentavano non solo visivamente, ma anche fisicamente, erano la lorotrasposizione in uno spazio virtuale. Durante i primi esperimenti <strong>di</strong>VIDEOPLACE, Krueger ed un suo assistente (situato in un’altra stanza remota)stavano usando le mani per in<strong>di</strong>care gli oggetti all’interno dello spazio virtualecon<strong>di</strong>viso: l’immagine della mano <strong>di</strong> Krueger si sovrappose a quella del sua116

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