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WE.ARE.ABLE, social wearable augmented reality - Accademia di ...

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fondamentali che stanno alla base del loro linguaggio e dei loro meccanismi <strong>di</strong>interazione, sono facilmente elaborabili dalla mente del fruitore in modo sempliceed intuitivo, creando così un continuo scambio <strong>di</strong> aspettative, illusioni, azioni ereazioni tra l’ambiente e il partecipante.Ognuna delle esperienze dei mon<strong>di</strong> <strong>di</strong> Krueger è strettamente personale, ed èlegata alle capacità espressive e creative <strong>di</strong> ogni singolo in<strong>di</strong>viduo che vipartecipa: l’opera, e conseguentemente il suo significato, quin<strong>di</strong> non è unica, masono tante quanti sono i personaggi che interagiscono con essa.man-machine interaction is usually limited to a seated man poking at a machine with hisfingers...I was <strong>di</strong>ssatisfied with such a restricted <strong>di</strong>alogue and embarked on research exploringmore interesting ways for men and machines to relate. (Myron Krueger)5.4 L’ingresso nel CyberspazioL’idea <strong>di</strong> interagire con un ambiente fisico intelligente, che capisce i nostricomportamenti, rispondendo <strong>di</strong> conseguenza, e che proietta la mente umanaall’interno <strong>di</strong> una nuova forma <strong>di</strong> esperienza artificiale strettamente collegata allospazio in cui si trova il corpo, può essere considerata per molti aspettirivoluzionaria. Sebbene i primi approcci alle realtà virtuali tra la fine degli anni'60 e la prima metà degli anni '70 siano da considerare come i primi “voli” deifratelli Wright, avevano comunque tracciato il percorso da seguire per ciò cheavrebbe dovuto essere il futuro. Ivan Sutherland sperimentò i primi <strong>di</strong>spositiviHead Mounted e i primi <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> input gestuali (appren<strong>di</strong>sta stregone),<strong>di</strong>versamente Myron Krueger aveva concepito un'idea <strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> realtà virtuale:non sarebbero stati gli ingombranti (ed isolanti) marchingegni a condurre l’uomoall’interno <strong>di</strong> mon<strong>di</strong> artificiali, bensì le pareti <strong>di</strong> una stanza appositamentestu<strong>di</strong>ata.A Myron Krueger, come abbiamo visto, interessavano gli aspetti artistici,comportamentali, performativi e comunicativi che potevano essere generatiall’interno <strong>di</strong> questi ambienti. Inevitabilmente per raggiungere il suo scopo ha121

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