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WE.ARE.ABLE, social wearable augmented reality - Accademia di ...

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isognava pensare ad un sistema <strong>di</strong>verso che esuli dalla volontà <strong>di</strong> collegare lemacchine <strong>di</strong>rettamente tra loro, un contributo molto importante su questo tipo <strong>di</strong>interazione arrivò grazie all'informatico Wesley Clark (1927). La sua idea, moltosemplice ed efficace, consisteva nel creare una sottorete <strong>di</strong> computer tutti uguali,denominati IMP (Interface Message Processor), e pienamente compatibili traloro, de<strong>di</strong>cati esclusivamente alla trasmissione e ricezione dei dati. In questomodo tali macchine avrebbero comunicato tramite lo stesso linguaggio senzariscontrare particolari <strong>di</strong>fficoltà, e ogni nodo (costituito dal mainframe del centro<strong>di</strong> ricerca) della Rete che si stava progettando, avrebbe dovuto essere istruito perinterpretare e <strong>di</strong>alogare esclusivamente con la sottorete, anziché con tutti gli altricomputer della Rete.Le tecnologie per la costruzione della Rete <strong>di</strong>stribuita erano ormai tutte<strong>di</strong>sponibili e ampiamente testate, occorreva passare dalla teoria all’azione. Nel1969 grazie agli sforzi dell’ARPA ed in particolare dei centri <strong>di</strong> ricerca affiliati,che avevano testato la commutazione <strong>di</strong> pacchetti e sviluppato gli IMP necessarialla creazione della sottorete per la comunicazione con i no<strong>di</strong> principali, venneroufficialmente stabilite le prime connessioni.Il 30 agosto L’IMP numero 1, un computer <strong>di</strong> 12k <strong>di</strong> memoria il cui co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>sistema necessario al funzionamento occupa circa 800 metri <strong>di</strong> nastro perforato,viene interfacciato al computer Siggma-7 dell’UCLA (University of CaliforniaLos Angeles). Il 1° ottobre L’IMP numero 2 raggiunge lo Stanford ReserachInstitute a Menlo Park in California ed iniziano le sperimentazioni <strong>di</strong> invio ericezione messaggi. Il primo tentativo consisteva nell’invio della parola login, magiunsero a destinazione solo le lettere “l” e “o” prima <strong>di</strong> una caduta improvvisadella connessione. Successivamente, solo dopo aver ripristinato il sistema, fupossibile leggere dall’altro lato del collegamento la parola intera.Fu un successo.Nel giro <strong>di</strong> pochi mesi vennero aggiunti altri importanti no<strong>di</strong> e stabilizzate leconnessioni.Era ufficialmente nata Arpanet.60

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