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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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la realtà oggettiva, a lui chiaramente nota grazie all’ onniscienza<br />

concessagli dagli dei, per mezzo <strong>di</strong> un lessema – ¢trekéwj –<br />

appartenente alla sfera semantica dell’ ÞlÔqeia.<br />

Non si registrano <strong>di</strong>fferenze sostanziali a proposito <strong>di</strong> III, 815-16: Kaì<br />

té oƒ ºélioj gluk…wn génet’ e„sor£asqai / À p£roj, e„ teÒn ge nÒJ<br />

pema…eq’ ›kasta. Relativamente a questo passo, in cui viene descritto<br />

il ripensamento <strong>di</strong> Medea per mezzo dell’ intervento del nÒoj, a seguito<br />

della precedente ed istintiva formulazione <strong>di</strong> un proposito suicida 362 ,<br />

Ar<strong>di</strong>zzoni 363 parafrasa “se veramente ponderava (letter. “tastava”) con<br />

la ragione ogni cosa”, cioè “via via che ponderava…”, chiarendo il<br />

valore “formulare” del sintagma e„ teÒn ge, che dunque anche in<br />

questo frangente afferma e non smentisce la corrispondenza al vero <strong>di</strong><br />

un enunciato o <strong>di</strong> un fatto.<br />

Il valore “affermativo” enucleato da Ar<strong>di</strong>zzoni a proposito della<br />

iunctura, nonostante la sua scarsa pregnanza e sebbene dotata<br />

principalmente <strong>di</strong> una funzione “retorica” e formulare, è dunque ben<br />

testimoniato in tutti i passi sin qui analizzati. Il caso più nitido si<br />

coglie tuttavia in IV, 292-93 – … e„ teÒn dÕ / Ømetérhj ga…hj<br />

:Acelèioj xan…hsin. – dove Apollonio fornisce, attraverso le parole<br />

<strong>di</strong> Argo, un’ in<strong>di</strong>cazione geografica del tutto certa, relativa alla<br />

presenza in Grecia del fiume Acheloo, il più famoso dell’ Ellade. Ciò<br />

che non risulta del tutto chiaro è se Apollonio utilizzi il sintagma per<br />

introdurre una sorta <strong>di</strong> sillogismo, intendendo “come è vero che nella<br />

vostra patria scorre il fiume Acheloo, e dunque che la vostra patria è la<br />

Grecia, l’ Istro vi condurrà lì…” e dunque allo scopo <strong>di</strong> rafforzare il<br />

precedente assioma, relativo alla biforcazione dell’ Istro 364 e all’<br />

ulteriore itinerario <strong>di</strong> uno dei suoi rami fino in Grecia 365 , oppure se<br />

362<br />

Cfr. vv. 801-809.<br />

363<br />

1958, p. 196<br />

364<br />

Così credono Vian, 1981, p. 159 e Paduano 1986, p. 565, n. al v. 293, sebbene quest’ ultimo<br />

manifesti qualche perplessità;<br />

365<br />

Apollonio infatti osserva che l’ Istro, ovvero il Danubio, <strong>di</strong>ramandosi all’ altezza del paese dei Traci<br />

e <strong>degli</strong> Sciti, possiede un braccio che sfocia nel Mar Nero, ed uno che sfocia nel Mare Adriatico,<br />

arrivando così sino al mare <strong>di</strong> Sicilia. Sulle questioni geografiche relative all’ Istro-Danubio, cfr. Vian,<br />

op. cit., pp. 157-159; Livrea, 1973, pp. 96-100; Delage, 1930, p. 200.<br />

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