Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Eronda si serve in questo passo <strong>di</strong> un termine tecnico per caratterizzare<br />
in modo caricaturale un personaggio, Cinno, una delle due protagoniste<br />
del mimo. E tuttavia, non v’è dubbio che il ritratto delle due donne<br />
venga eseguito da Eronda con mani altrettanto ¢lhqinaí quanto quelle<br />
<strong>di</strong> Apelle. Concordo con la Esposito 712 nel ritenere che “tramite<br />
l’esaltazione <strong>di</strong> una galleria <strong>di</strong> sculture e pitture tutte accomunate da<br />
realismo e vivacità figurativa e da lui riprodotte in scrittura con<br />
tecniche analoghe a quelle sperimentate dalle arti visive, il nostro<br />
autore sembra voler stabilire una corrispondenza con il raffinato<br />
realismo che caratterizza i suoi mimi”. Pertanto, seppur mi sembra che<br />
sarebbe forse eccessivo fare del quarto mimiambo erondeo un vero e<br />
proprio manifesto poetico, è pur vero che tramite l’esaltazione della<br />
verosimiglianza delle opere <strong>di</strong> Apelle, Eronda certamente offre la prova<br />
<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> vedute, e manifesta la percezione <strong>di</strong> una<br />
sensibilità creativa comune con questo artista.<br />
Gli ulteriori passi erondei in cui compaiono o l’aggettivo ÞlhqÔj o il<br />
sostantivo ¢lhqeíh non sono dotati delle stesse implicazioni<br />
concettuali possedute dall’aggettivo ¢lhqinÒj nel quarto mimiambo. In<br />
altri luoghi tali lessemi si incontrano infatti per lo più in connessione a<br />
verba <strong>di</strong>cen<strong>di</strong> o a sostantivi che implicano atti <strong>di</strong> parola, principalmente<br />
al fine <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re la corrispondenza al vero <strong>di</strong> un enunciato.<br />
Non si registra in questo autore la presenza <strong>di</strong> lessemi sinonimici, fatta<br />
eccezione per un’unica occorrenza dell’aggettivo œtumoj. Questo<br />
vocabolo viene impiegato ancora all’ interno del quarto mimiambo, v.<br />
38, per rappresentare la somiglianza <strong>di</strong> un ritratto all’ originale. Il<br />
lessema possiede pertanto una sfumatura analoga a quella <strong>di</strong> ¢lhqinÒj<br />
al v. 72, sebbene œtumoj, come si è visto, essendo un termine che non<br />
rientrava nella terminologia tecnica, venga appositamente scelto da<br />
Eronda per caratterizzare la personalità dell’altra protagonista, Coccale,<br />
popolana priva <strong>di</strong> pretese culturali 713 .<br />
712 Art. cit., p. 199.<br />
713 Cfr. cap. III e V.<br />
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