Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Mimiambo V, 35-36<br />
¢poktene‹j, Bítinna, m’ oÙd’ ælégxasa<br />
e‡t’ œst’ ¢lhqéa prîton e‡te kaì yeudéa;<br />
“Mi ucciderai, Bitinna, senza nemmeno aver provato<br />
se è vero o falso?”<br />
La contrapposizione tra “verità” e “menzogna” si riscontra anche nel<br />
quinto mimiambo erondeo.<br />
Il componimento si apre con le truculente accuse da parte della<br />
protagonista, Bitinna, nei confronti del suo schiavo e amante Gastrone,<br />
imputato <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>mento con una donna <strong>di</strong> nome Anfitea, vv. 1-3: lége<br />
moi sÚ G£strwn, ¼d’ Øperkor¾j oÛtw / ést’ oÙkét’ ¢rke‹ t¢m£ soi<br />
skélea kine‹n / ¢ll’ 'Amfuta…V; tÍ Ménwnoj œgkeisai.<br />
La replica <strong>di</strong> Gastrone alle accuse mossegli dalla sua padrona si<br />
<strong>di</strong>spiega in una serie <strong>di</strong> sterili tentativi <strong>di</strong>fensivi. Sulle prime lo schiavo<br />
reagisce negando la tresca, e definendo le insinuazioni <strong>di</strong> Bitinna un<br />
“pretesto” per dar sfogo ai sospetti da cui è tormentata, e per tormentare<br />
anche lui, vv. 4-6: gë 'AmfutaíV; tÕn légeij Ðrèrhka / guna‹ka;<br />
prof£sij p©san ¹méran ›lkeij, / Bítinna, doàlÒj e„mi (…).<br />
Il sintagma ›lkein prof£sij 300 trova un esatto parallelo in Erodoto,<br />
VI, 86, 1: æj dè ¢pikÒmenoj Leutuc…dhj j tàj 'Aq»naj ¢pa…tee t¾n<br />
paraq»khn, oƒ d’ 'Aqhna‹oi prof£siaj e*ilkon oÙ boulÒmenoi<br />
¢podoànai e Aristofane, Lys., 726-27: p£saj te prof£seij ést’<br />
¢pelqe‹n o‡kade / ›lkousin (…). In Erodoto il sintagma si riferisce ai<br />
pretesti inventati dagli Ateniesi per eludere la restituzione del deposito<br />
lasciato ad Atene da Leotichida; in Aristofane esso allude alle scuse<br />
addotte a Lisistrata dalle donne, incapaci <strong>di</strong> tollerare l’ astinenza<br />
sessuale 301 , per tornare a casa dai loro mariti. Come si desume dalle<br />
300 Sulle motivazioni relative alla preferenza accordata alla variante prof£sij in luogo <strong>di</strong> prof£seij<br />
dalla maggior parte <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>tori cfr. Di Gregorio, op. cit., p. 74.<br />
301 Peraltro pochi versi prima, vv. 709-10, denunciando alla Corifea la debolezza dell’ indole delle<br />
donne, Lisistrata sostiene <strong>di</strong> <strong>di</strong>re il vero, venendosi così a creare una sorta <strong>di</strong> contrasto tra l’ autenticità<br />
delle sue parole e la falsità <strong>di</strong> quelle delle altre donne: C. GU.: t… fÇj; t… fÇj; / LU.: ¢lhqÁ, ¢lhqÁ.<br />
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