Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Idillio XXIV, 64-68
Ôrnicej tr…ton ¥rti tÕn œscaton Ôrqron ¥eidon
Teires…an Óka m£ntin Þlaqéa pánta légonta
;AlkmÔna kalésasa téraj katélexe neocmón,
kaí nin øpokrínesqai, Ópwj teléesqai œmellen,
ºnègei...
“Allorché i galli, cantando per la terza volta, annunziarono il giorno, /
Alcmena chiamò Tiresia, l’ indovino verace; / il recente prodigio gli
narrava e l’ esortava / a dire tutto ciò che doveva avvenire”.
Il carme XXIV, uno degli epilli del corpus teocriteo, ha per oggetto
alcune delle vicende relative all’ infanzia e all’ adolescenza di Eracle.
Il carme si apre con il racconto dell’ uccisione dei serpenti inviati da
Era, prima impresa del piccolo Eracle. Segue ad essa la profezia di
Tiresia, convocato da Alcmena per lo sbigottimento suscitatole dall’
impresa del figlio, e definito da Teocrito m£ntiς Þlaqéa pánta légwn.
La definizione di un indovino come colui che dice Þlaqéa pánta
rientra in una sorta di cliché. Venendo considerati dai Greci detentori,
grazie all’ ispirazione divina 171 , della conoscenza degli eventi passati,
presenti e futuri, e relatori della parola divina 172 , agli indovini veniva
attribuita veridicità.
Le prime testimonianze al riguardo risalgono a Omero. Il poeta, che in
Il. I, 69-70, ci riferisce dell’ onniscienza degli indovini descrivendo
così Calcante: K£lcaj Qestor…dhj, o„wnopÒlwn Ôc’ ¥ristoj / Öj
171 La profezia per ispirazione divina non era l’ unica forma di divinazione. L’ indovino poteva infatti
formulare responsi anche tramite l’ oêwnoskopía; cfr. ad es. Soph. O.T. 394-96: (…) ¢llà manteíaj
œdei: / ¿n oÜt’ ¢p’ oêwnîn sù prouf£nhj œcwn / oÜt’ k qeîn tou gnwtÒn (...). Tuttavia, come
osserva Platone in Phaedr. 244d, questa seconda forma di divinazione era ritenuta inferiore alla prima:
Ós_ dÕ o%un teleèteron kaì ntimÒteron mantikÕ oêwnistikÖj...tÒs_ k£llion marturoàsin oƒ
palaioì manían swfrosÚnhj tÕn k qeoà tÖj par’ ¢nqrèpwn gignomšnhj. Cfr. anche Cicerone,
De divinatione, 1, 11. In generale sulla divinazione cfr. Bouché-Leclercq, 1879; R. Flacelière, 1961.
172 Sulla veridicità degli dèi cfr. ad es. Soph. Phil. 991-993: (FI) % W mîsoj, o*ia kÞxaneurískeij
légein / qeoùj proteínwn toùj qeoùj yeudeîj tíqhj. / (OD) OÜk, Þll’ Þlhqeîj. `H d’ Ðdòj
poreutéa; Eur. Ion., 1537: ñ qeòς ÞlhqÕj À m£thn manteÚetai; Tryph. 641: Þlhqéoj ƒApÒllwnoς.
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