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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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essenzialmente dei valori tipici da esso posseduti in Omero,<br />

esprimendo, oltre che l’idea <strong>di</strong> correttezza, quella <strong>di</strong> completezza della<br />

conoscenza, in sintonia con <strong>di</strong>versi luoghi omerici, ove ad ¢trek»j è<br />

sotteso il concetto <strong>di</strong> esposizione verbale Punkt für Punkt, generatrice<br />

<strong>di</strong> conoscenza esaustiva e dettagliata.<br />

Il marcato intento emulativo nei confronti della <strong>di</strong>zione epica fa sì che<br />

Apollonio ricorra ai fossili omerici anche in contesti “atipici”.<br />

Nell’ambito dell’ œkfrasij del manto <strong>di</strong> Giasone, per rilevare la<br />

somiglianza al vero delle figure ricamatevi nella settima scena – Frisso<br />

che <strong>di</strong>aloga con il montone 717 –, l’Alessandrino adotta teÒj; in tal<br />

modo il lessema viene utilizzato quale termine <strong>di</strong> quello che, a<br />

proposito dei brani ecfrastici, è stato definito “lessico del verismo”.<br />

Come si è osservato, esaltando il verismo dei <strong>di</strong>segni, Apollonio mostra<br />

<strong>di</strong> percepire le suggestioni dell’arte contemporanea alla stregua dei<br />

poeti a lui coevi, in virtù <strong>di</strong> un’analogia con i principi della sua poesia,<br />

alla quale, nonostante il tema trattato (il mito), soggiace un’aspirazione<br />

realistica 718 . Tuttavia, ragioni <strong>di</strong> coerenza stilistica lo inducono a<br />

sfruttare l’omerico teÒj in luogo <strong>di</strong> ÞlhqÔj/¢lhqinÒj o œtumoj,<br />

ovvero dei vocaboli genericamente impiegati nei brani ecfrastici<br />

alessandrini 719 , per esaltare il realismo delle immagini. In modo simile,<br />

ancora nell’ ambito dell’ œkfrasij del manto <strong>di</strong> Giasone, Apollonio si<br />

serve anche dell’ aggettivo ¢trek»j. Descrivendo la terza scena<br />

intessutavi, – Afro<strong>di</strong>te che si specchia nello scudo <strong>di</strong> Ares – il poeta<br />

riferisce ¢trek»j al ricamo della dea riflessa nello scudo del suo<br />

amante 720 . L’ attributo esprime così l’ idea <strong>di</strong> “precisione” nella<br />

riproduzione dei tratti della figura riflessa, e <strong>di</strong> coincidenza “esatta” tra<br />

il doppio della dea ricamato all’ interno dello scudo e il ricamo dell’<br />

Afro<strong>di</strong>te vera e propria. In virtù del suo significato <strong>di</strong> “accurato”<br />

“preciso” “dettagliato”, l’ aggettivo ¢trek»j risulta senza dubbio<br />

idoneo a significare un’ identità tra le forme dell’ immagine riflessa e<br />

717<br />

A. R. I, 763.<br />

718<br />

Cfr. M. G. Bonanno, 1990, p. 27, la quale, a proposito dei poeti alessandrini, osserva che essi sono<br />

“alla ricerca <strong>di</strong> una verità eziologica, e realisticamente espressa, fuori della celebre <strong>di</strong>stinzione tra storia<br />

e poesia”.<br />

719<br />

Cfr. anche gli epigrammi dell’ Antologia Palatina citati nei cap. III e IV.<br />

720<br />

A. R. I, 745.<br />

219

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