Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Se tale esegesi è esatta il sintagma ¢laqinòj ¢nÔr si caricherebbe <strong>di</strong><br />
ulteriori sfumature, in quanto l’ aggettivo ¢laqinÒj, oltre ad in<strong>di</strong>care<br />
la perfetta formazione dal punto <strong>di</strong> vista etico, racchiuderebbe anche un<br />
significato erotico. Teocrito cioè affermerebbe che Ila <strong>di</strong>verrebbe un<br />
“vero uomo” non solo tramite l’ acquisizione delle virtù eroiche <strong>di</strong><br />
Eracle, bensì anche attraverso una maturazione <strong>di</strong> natura erotica.<br />
Va a questo punto constatato che a proposito del v. 15 non sono<br />
mancate proposte esegetiche alternative. Il Gow 218 propone <strong>di</strong> integrare<br />
il testo con l’espressione oÛtw d’ eÙkleiÏj, “così con buona<br />
reputazione” alludendo al kléoj che Ila otterrebbe grazie agli<br />
insegnamenti <strong>di</strong> Eracle, una volta perfezionata la formazione; Sitzler 219<br />
propone invece l’ integrazione aÙtù d' e%u eêkÍj, “ben somigliando a<br />
lui”, la quale implica l’ idea <strong>di</strong> un modellamento <strong>di</strong> Ila sull’ esempio<br />
del suo maestro.<br />
L’ ipotesi che mi sembra presentare maggiore plausibilità è tuttavia<br />
quella proposta da U. Hübner 220 . Lo stu<strong>di</strong>oso suggerisce <strong>di</strong> emendare<br />
aÙtù d' e%u ›lkwn con aØtòn d' e%u ›lkwn 221 , e <strong>di</strong> conferire al verbo<br />
›lkw il significato <strong>di</strong> “allenarsi”, “esercitarsi” sulla base <strong>di</strong> Platone,<br />
Parm. 135 d: ›lkuson dè sautòn kaì gúmnasai mâllon <strong>di</strong>à tÖj<br />
dokoúshj ¢crÔstou e%inai kaì kalouménhj øpò tÏn pollÏn<br />
¢dolescíaj, ›wj œti néoj e%i. Il verbo ›lkw rappresenta effettivamente<br />
un termine tecnico del lessico agonistico 222 sin da Omero 223 . Come<br />
osserva Gar<strong>di</strong>ner 224 , ›lkw veniva impiegato “per i lottatori che avendo<br />
raggiunto una presa si sforzano <strong>di</strong> conservarla tirando i propri avversari<br />
verso <strong>di</strong> sé; un movimento che è così essenziale a ogni lotta in pie<strong>di</strong> che<br />
çlkhdòn m£cesqai è usato come sinonimo <strong>di</strong> palaíein 225 ”.<br />
218<br />
Op. cit., II, p. 234.<br />
219<br />
1897.<br />
220<br />
1992, p. 313. Cfr anche H. White 1979, pp. 79-80.<br />
221<br />
La sostituzione <strong>di</strong> aÙtù con aØtòn al v. 15 potrebbe risultare incongruente dal punto <strong>di</strong> vista<br />
stilistico, in quanto si perderebbe l’ anafora consistente nella ripetizione dell’ aÙtù del verso<br />
precedente. L’ anafora verrebbe tuttavia sostituita da un poliptoto; inoltre, essendo il verso corrotto, l’<br />
inserimento <strong>di</strong> aÙtù nel v. 15 potrebbe essere stato determinato e con<strong>di</strong>zionato proprio dalla sua<br />
presenza nel v. 14.<br />
222<br />
Su questo argomento cfr. Campagner, 2001, pp. 135-37, con i relativi riferimenti bibliografici.<br />
223<br />
Cfr. Il. XXIII, 714-15: tetrígei d’ ¥ra nÏta qrasei£wn ¢pò ceirÏn / çlkÒmena stereÏj.<br />
224<br />
1905, p. 266.<br />
225<br />
Cfr. [Hes.] Scutum 301-2:…o‰ d’ m£conto / pÚx te kaì çlkhdón.<br />
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