Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Va peraltro constatata, oltre all’ affinità lessicale, anche un’ affinità
contestuale tra il sopra citato passo in cui il poeta alessandrino
inserisce la locuzione ¢ll’ ¥ge moi kat£lexon t»tumon, e alcuni dei
passi in cui Omero sfrutta il verso formulare kaì moi toût’ Þgóreuson
t»tumon, Ôfr’ œu eêdî. In Od. I, 169-176, Telemaco rivolgendosi ad
Atena che ha acquisito le sembianze di Mente, re dei Tafi, la interroga a
proposito della sua origine e della sua stirpe: Þll’ ¥ge moi tÒde eêpè
kaì ¢trekéwj kat£lexon / t…j pÒqen e„j Þndrîn; pÒqi toi pÒlij ºdè
tokÁej; Ðppo…hj t’ pì nhòj Þf…keo; pÏj dé se naûtai / ½gagon eêj
'Iq£khn; tínej œmmenai eÙcetÒwnto; / … / kaì moi toût’ Þgóreuson
t»tumon, Ôfr’ œu eêdî, / ºè néon meqépeij,  kaì patrè"iój ssi /
xeînoj (…). In Od. XIV 186-89, allorché il porcaro Eumeo indaga sull’
origine di Odisseo che si trova sotto le sembianze di un vecchio
mendico, il passo ricorre per lo più identico: kaì moi toût’ Þgóreuson
t»tumon, Ôfr’ œu eêdî / t…j pÒqen e„j Þndrîn; pÒqi toi pÒlij ºdè
tokÁej; Ðppo…hj t’ pì nhòj Þf…keo< pÏj dé se naûtai / ½gagon eêj
'Iq£khn; tínej œmmenai eÙcetÒwnto; così avviene anche in Od. XXIV,
297-98, ove le stesse domande vengono rivolte a Odisseo da Laerte: kaì
moi toût’ Þgóreuson t»tumon, Ôfr’ œu eêdî / t…j pÒqen e„j
Þndrîn; pÒqi toi pÒlij ºdè tokÁej 420 ;.
Tali formule si incontrano spesso impiegate da Omero come premessa
ad indagini relative all’ identità e alla discendenza, nonché, talvolta,
alle motivazioni di un viaggio. Il passo apolloniano, II, 1137-39,
introdotto dalla locuzione dal tono formulare ¢ll’ ¥ge moi kat£lexon
t»tumon sembra così rappresentare sul piano lessicale e contestuale,
una eco dei brani omerici sopra analizzati.
Va infine osservato che, per quanto l’ espressione apolloniana contenuta
al v. 1137, sia forgiata in base agli stilemi omerici, va rilevata ancora la
“è sempre nell’ ambito del “presque-homérique”, che Apollonio costruisce i suoi versi: ma con abilità
sempre maggiore, egli gioca sull’ approssimazione, sulla somiglianza apparente, sull’ eco.”
420 Esistono analogie contestuali anche con Od., XXIV, 256-59, ove Odisseo interroga il padre Laerte, di
cui pure conosce l’ identità: ¥ge moi tÒde eêpè kaì ¢trekéwj kat£lexon / teû dmÍj e„j Þndrîn; teû
d’ Ôrcaton ÞmfipoleÚeij; / kaì moi toût’ Þgóreuson t»tumon, Ôfr’ œu eêdî, / e„ teÒn g’
'Iq£khn t»nd’ ƒkÒmeq’, (...). Inoltre in Od. XIII, 232, il verso formulare kaì moi toût’ Þgóreuson
t»tumon, Ôfr’ œu eêdî costituisce il preludio ad una serie di domande che Odisseo, appena giunto ad
Itaca, rivolge ad Atena riguardo alla propria patria, 233-35: tíj gÖ, tíj dÖmoj, tínej Þnérej
ggeg£asin; ½ poÚ tij n»swn eÙdeíeloj, Âé tij Þkt¾ / keîq’ ßlì kekliménh ribÍlakoj Òpeíroio;.
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