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IV. a - teÒj
Il sinonimo di ÞlhqÔj che compare più frequentemente all’ interno
delle Argonautiche è l’ aggettivo teÒj, di cui si registrano dieci
attestazioni. In nove di questi casi esso compare in qualità di neutro
avverbiale – teÒn – e una sola volta con funzione predicativa (I, 153-
55). Inoltre, in otto di queste dieci occorrenze esso s’ incontra
preceduto da e„.
La frequenza del lessema, il suo impiego in forma prevalentemente
avverbiale, e soprattutto la costante connessione a e„, manifestano la
fedele riproduzione dell’ uso che ne fa Omero 346 . Nell’ Iliade e nell’
Odissea l’ aggettivo si incontra infatti complessivamente ventidue
volte, quasi esclusivamente in forma avverbiale 347 , di cui ventuno
congiuntamente a e„ 348 .
346
Cfr. Il. II, 300; V, 104; VII, 359; VIII, 423; XII, 217, 233; XIII, 153, 375; XIV, 125; XV, 53; XVIII,
305; XX, 255; Od. III, 122; IX, 529; XIII, 328; XVI, 300, 320; XIX, 216; XXIII, 36, 107; XXIV, 259,
352. In Esiodo l’ aggettivo è del tutto assente.
347
Cfr. anche H. Merc. 242.
348
L’ aggettivo teÒj dopo Omero si riscontra quasi esclusivamente in Aristofane, che lo impiega solo
in qualità di neutro avverbiale, cfr. Nub. 35, 93, 820, 1502; Eq. 32, 733; Vesp. 8, e in diversi casi, come
osserva Blaydes 1887 p. 287, col peculiare significato di non sine causa; cfr. Ach. 411, 413; Av. 915;
Thesm. 921; Eccl. 245; Pl. 404, 1166. Per l’ impiego di teÒj con questo significato cfr. anche Plat.
Resp. 3, 414 E; 8, 568 A.
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