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un filo rosso tra i due passi anche dal punto di vista poetologico. Serrao
ha iniziato la sua analisi dall’ aggettivo filokértomoj.
Sebbene in Teocrito esso rappresenti un hapax, vi sono nei suoi idilli
due occorrenze del verbo kertoméw, I 62 e XIII 73.
In XIII 73 prevale nel verbo l’ accezione di “beffa” intesa come
“scherno”: `Hrakléhn d’ ¼rweς kertÒmeon liponaÚtan; ma in I 60-
62 l’ accezione di beffa insita nel verbo piega verso la sfumatura
semantica di “inganno”, “menzogna”: (…) tù kà tu m£la prÒfrwn
¢resa…man, / a‡ kà moi tù f…loς tòn f…meron Ûmnon ¢e…sVς. /
koÜti tu kertoméw. (...). Dal momento che in questo passo dell’ idillio
I siamo in presenza di una promessa, quella del capraio di donare a
Tirsi il suo kissÚbion, il sintagma koÜti tu kertoméw indica da un
punto di vista logico il “non trasgredire alla parola data”, dunque la
mancanza di inganno o menzogna. Nell’ aggettivo filokértomoς 161 va
ravvisato lo stesso tipo di accezione semantica, dal momento che esso si
trova in opposizione ai due sintagmi Þlaqéa pánt’ Þgoreúw e ko÷dèn
kaucéomai, di cui in questo passo rappresenta l’ antitesi. Nell’ accusa
rivolta da Comata a Lacone di essere un filokértomoς risiede dunque
quella di essere “uno che desidera ingannare”, cioè che desidera far
apparire qualcosa che non è, a discapito della verità. E di fatto, il voler
celare la propria condizione servile da parte di Lacone rappresenta a
tutti gli effetti un inganno. Al contrario Comata non manifesta alcun
disagio a denunciare la realtà della propria condizione, anzi ne fa
ammissione con la più totale spontaneità. Ne deriva che Comata è
161
Anteriormente a Teocrito dell’ aggettivo filokértomoς si riscontra un’ unica altra attestazione,
Hom., Od. XXII, 287: ’W Poluqerse…dh filokértome..., che Esichio glossa: filîn skèptein. Il
verbo kertoméw è invece frequentissimo nei contesti poetici e spesso assume il valore semantico
indicato da Serrao a proposito di Theocr. I, 60-62; così ad es. in Hom. Od. XIII, 326-327: sè dè
kertoméousan Ñ…w / taàt’ ¢goreuémenai, †n’ màς frénaς ºperopeÚ+ς; Aesch. Pr. 968:
;EkertÒmhsaj dÖqen és pa‹d£ me; Eur. Hel. 619-620: OÙk î se kertome‹n / ¹m©ς tÒd’ aâqiς,
æς ¥dhn n 'Il…_; IA 849: ‡swς kertÒmhse k¢mè kaì sé tiς; e in particolar modo cfr. Soph. Phil.
1235-36, ove si incontra una contrapposizione tra il verbo kertoméw, il suo deverbativo kertÒmhsiς e
l’ aggettivo ÞlhqÔς: (OD) pÒtera d¾ kertomîn légeiς t£de / (NE) E„ kertÒmhs…ς sti t¢lhqÁ
légein; ed Eur. Alc. 1124-25, ove all’ avverbio thtÚmwς viene contrapposto l’ aggettivo kértomoς:
guna‹ka leÚssw t»nd’ m¾n thtÚmwς / À kértomoς qeoà tiς kpl»ssei car£. L’ aggettivo
kértomoς si incontra anche in Esiodo, Op. 788-89, in un passo in cui esso viene impiegato in qualità di
sinonimo di termini indicanti “menzogna” e “inganno”: filéoi d’ Ó ge kértoma bázein / yeÚdeá q’
aƒmul…ouj te lÒgouj kruf…ouj t’ ÑarismoÚj. D’ altra parte LSJ, Suppl. p. 83, riporta tra i significati
del termine quello di “mock by false statement”. A tale riguardo cfr. anche J. Jackson, 1955, p. 26.
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