Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

1275-77, nel tentativo di scuotere Edipo dall’ ostinato silenzio 319 in cui
si è chiuso, Polinice esorta così le sue sorelle a “smuovere la bocca” del
padre: %w spérmat’ ¢ndròj toàd’, maì d’ Ðma…monej / peir£sat’
¢ll’ Øme‹j ge kinÁsai patròj / tò dusprÒsoiston k¢pros»goron
stÒma 320 .
La base sintattica e logica per spiegare lo spostamento del fuoco dal
movimento della “bocca” al movimento del “dente”, per continuare a
postulare il significato di “parlare” nell’ enunciato erondeo, potrebbe
risiedere in un’ espressione di matrice comica, presente anche in Eronda
in III, 66-67: gè se q»sw kosmièteron koÚrhj, / kineànta mhdè
k£rfoj...; e I, 54-55: ploutéwn tò kalÒn, oÙdè k£rfoj k tÁj gÁj /
kinéwn. Il proverbio 321 mhdè k£rfoj kine‹n, letteralmente “non
muovere nemmeno una pagliuzza”, che trova una precedente
formulazione in Aristofane, Lys., 473-74: peì 'qélw 'gë swfrÒnwj
ésper kÒrh kaqÁsqai / lupoàsa mhdén’ nqad…, kinoàsa mhdè
k£rfoj, come testimoniano i paremiografi 322 veniva usato pì tîn
¹sÚcwn. Esso implicava infatti l’ idea di completa stasi, e dunque di
“tranquillità” determinata dall’ assenza del movimento persino di un’
entità minima quale il k£rfoj.
L’ espressione mhd’ ÑdÒnta kinÖsai potrebbe rappresentare una
variazione delle locuzioni sopra citate. Come si può constatare infatti le
formulazioni attestate da Eronda e Aristofane, kineànta mhdè k£rfoj;
oÙdè k£rfoj ... / kinéwn; kinoàsa mhdè k£rfoj, presentano un
modulo sintattico affine a mhd’ ÑdÒnta kinÖsai, nonché un comun
denominatore linguistico rappresentato dal verbo kinéw. Ciò che viene
a mutare nella consecutiva del v. 49 è l’ oggetto retto da kinéw.
Il probabile proverbio originario mhdè k£rfoj kine‹n potrebbe essere
stato in sostanza risemantizzato da Eronda tramite la mutazione dell’
319 Cfr. vv. 1271-75: t… sig´j; / fÍnhson, %w p£ter, ti: mÔ m’ ¢postrafÍj. / oÙd’ ¢ntame…b+ m’
oÙdén; ¢ll’ ¢tim£saj / pémyeij ¥naudoj, oÙd’ § mhn…eij fr£saj;.
320 Cfr. Liban. Ep. 1029, 3, 5: „Rouf…nou toû méga kérdoj Ógouménou práttein ¢e… ti toioûton, Ö
pân stÒma kin»sei pròj eÙfhm…an.
321 Tale locuzione è confluita nella tradizione paremiografica; cfr. Diog. VI 67, I 280 Leutsch-Schneid.:
mhdè k£rfoj kine‹n: pì tîn ¹sÚcwn; Apostol. XI 47, II 527 Leutsch: mÕ k£rfoj kine‹n: pì tîn
¹sÚcwn; Suda III 382, 10 Adl.
322 Così glossano Diog. VI 67, I 280 Leutsch-Schneid.; Apostol. XI 47, II 527 Leutsch; nel lessico
bizantino l’ espressione viene invece glossata pì toû ¹sÚcou.
90