Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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per motivi ideologici o <strong>di</strong> opportunità, bensì puramente razionalistici.<br />
In Hel. 21, Elena stessa, descrivendo la trasformazione <strong>di</strong> Zeus in cigno<br />
allo scopo <strong>di</strong> unirsi a Leda, esprime perplessità sul mito relativo alle<br />
sue origini, affermando: e„ saf¾j oátoj lÒgoj; questo stesso mito<br />
viene messo in <strong>di</strong>scussione anche dal coro 48 dell’ Ifigenia in Aulide,<br />
794: e„ d¾ f£tij œtumoj. In H.F. 1315 Teseo, nel tentativo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ssuadere Eracle dal suici<strong>di</strong>o, si serve dell’ argomentazione dell’<br />
antropomorfismo <strong>di</strong>vino, asserendo che neppure gli dèi sono immuni dal<br />
male, ma scetticamente premette: ¢oidîn e‡per oÙ yeude‹j lÒgoi. 49 A<br />
questo passo fa eco la risposta <strong>di</strong> Eracle, 1346, che dopo aver demolito<br />
le argomentazioni <strong>di</strong> Teseo sugli dèi conclude: ¢oidîn o†de dÚsthnoi<br />
lÒgoi.<br />
La tendenza a contestare la veri<strong>di</strong>cità dei racconti mitici, già<br />
riscontrabile in epoca arcaica, si ra<strong>di</strong>calizza dunque in epoca classica<br />
con Euripide, precursore <strong>di</strong> un atteggiamento razionalistico che trova<br />
massima espressione in epoca alessandrina. La crisi della struttura della<br />
polis, la metamorfosi della cultura, nonché la rivoluzione del pensiero<br />
testimoniata dalla storiografia e dalla filosofia, determinano nel poeta<br />
<strong>di</strong> età ellenistica un vero e proprio <strong>di</strong>stacco intellettualistico nei<br />
confronti del mito, per cui la fede nella veri<strong>di</strong>cità dei suoi contenuti<br />
risulta ormai definitivamente incrinata.<br />
La considerazione <strong>di</strong> tutto ciò porta a spostare la prospettiva <strong>di</strong><br />
interpretazione dei vv. 60-65 dell’ Inno a Zeus.<br />
Come si è detto, esordendo al v. 60 con la contestazione nei confronti<br />
dei poeti non veritieri, l’ Alessandrino sembrerebbe richiamarsi al<br />
principio dell’ ÞlÔqeia della poetica arcaica, ma poi giunge al v. 65 –<br />
yeudoímhn, Þíontoj !a ken pepíqoien ÞkouÔn – ad una conclusione<br />
che ribalta completamente la premessa, augurandosi <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re<br />
48 Il coro conferma peraltro il suo scetticismo quattro versi oltre, 798-800, sentenziando: e#it' n déltoij<br />
Pier…sin / mûqoi t£d' j ¢nqrèpouj / ½negkan parà kairòn ¥llwj. Euripide si esprime in modo<br />
analogo in Hipp. 197, allorché la nutrice contesta l’ atten<strong>di</strong>bilità del racconto omerico sull’ al<strong>di</strong>là,<br />
contenuto nell’ un<strong>di</strong>cesimo libro dell’ O<strong>di</strong>ssea: múqoij d’¥llwj ferÒmesqa. Anche in questo caso il<br />
sintagma férein ¥llwj si trova in connessione al termine mûqoj ad in<strong>di</strong>care un’ azione fuorviante del<br />
mito.<br />
49 In questo passo il razionalismo euripideo trova massima espressione. Come potrebbe risultare infatti<br />
pienamente convincente un’ argomentazione (peraltro tesa a <strong>di</strong>stogliere il mégaj fíloj - così viene<br />
definito Eracle da Teseo al v. 1252 - dalla volontà <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o) introdotta da una clausola che ne mette in<br />
dubbio l’ atten<strong>di</strong>bilità? Cfr. anche El. 737-44.<br />
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