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Callimaco, fr. 617 Pf.
p£ntej ¢f’ `HraklÖoj t»tumon †œssa kÍmou†
œxoca d’ æn pedíoij o‰ pÒlin òkísate
'Italîn
“Tutti da Eracle davvero †(…)† / ma soprattutto voi che fondaste la
città nella piana / (…) degli Itali”.
Come si desume dallo scolio a Dionisio Periegete 376 s.: Táraj d’
¡lÕj æggÚqi naíei, / ¼n pot’ 'Amukla…wn æpol…ssato karteròj
”Arhj] ¼ntina Táranta qhlukîj dè e%ipe. Mémnhtai dè tÖj
ëstoríaj kaì Kallímacoj, légwn oÛtwj: ‘p£ntej-'Italîn òkísate’
[…], il fr. 617 Pf. fa riferimento alla fondazione di Taranto da parte
degli Eraclidi.
La maggiore difficoltà presentata dal frammento consiste nell’
individuazione dell’ esatta esegesi del v. 1, resa incerta dalla perdita
del verbo principale, il quale doveva probabilmente trovarsi nella parte
precedente 588 .
La presenza dell’avverbio œxoca al v. 2 ha tuttavia indotto studiosi
quali Schneider, e sulla sua scia Pfeiffer 589 , a ritenere che Callimaco
faccia qui riferimento a una qualità che, seppur posseduta da tutti gli
Eraclidi, caratterizzasse al massimo grado – œxoca – i fondatori di
Taranto. Osservando infatti che “conditores Tarenti non œxoca
Heraclidae appellari possunt: aut sunt Heraclidae aut non sunt”, Pfeiffer
propone di sottintendere a soluzione del v. 1, un sintagma quale Ósson
¥mumoi, il quale farebbe riferimento alla bellicosità dei discendenti di
Eracle. In tal modo l’ œxoca del v. 2 si riferirebbe al maggior grado di
bellicosità dei fondatori di Taranto, i Dori di Sparta, rispetto agli altri
Eraclidi 590 .
588
Cfr. D’ Alessio, op. cit. II, p. 748, n. 103.
589
Seguiti da D’ Alessio, op. cit. II, p. 748, n. 103.
590
Tale proposta esegetica è affine a quella prospettata dallo Schneider, il quale ritiene che il v.
precedente debba essere integrato con un’espressione quale .
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