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manifestato da Apollonio nella sezione proemiale del primo libro delle
Argonautiche 495 . In I, 22, l’alessandrino dichiara la propria
indipendenza dalle Muse, che, con un ribaltamento dei ruoli e del
rapporto tradizionale 496 poeta-Musa, sono chiamate øpofÔtorej,
ovvero “ministre” del canto: Moàsai d’ øpofÔtorej e%ien ÞoidÖj.
Tuttavia tra IV, 1381-82, ove il poeta si autodefinisce Øpakouòj
Pier…dwn – “servitore delle Pieridi” –, e I, 22, una vera contraddizione
non esiste, non solo poiché, come osserva Paduano 497 , la dichiarazione
di subalternità alle Muse in IV 1381-82 è “un omaggio-
rimando…circoscritto alla situazione e motivato dal suo carattere
specifico 498 ”, ma anche perché Apollonio, limitandosi ad asserire la
veridicità dell’attestazione di un màqoj – senza alludere al suo
contenuto – non solo non smentisce, bensì conferma la propria
intellettualistica sophia, intesa come conoscenza della tradizione, la
quale si configura come laica ed erudita doctrina 499 , e che dunque nulla
deve alla divina ispirazione da parte delle Muse.
CAPITOLO V
495
Cfr. Livrea, op. cit., pp. 388-90.
496
In epoca arcaica il poeta riveste il ruolo di mediatore delle Muse; cfr. ad es. Pind. fr. 150 S.M.; su
questo argomento cfr. Lanata, in particolare p. 77.
497
Op. cit., pp. 680-81.
498
Va peraltro osservato che nei poeti alessandrini la prassi di autodefinirsi mediatore delle Muse, (cfr.
Theocr. XXII, 116-117; Call. H. 3, 186) in ossequio formale alla tradizione, coesiste con quella di
intervenire personalmente esplicitando la propria originilità e la propria individualità poetica; su ciò cfr.
D’ Alessio, op. cit., I, p. 118, n. 41.
499
Sulla laica doctrina degli alessandrini cfr. Lombardi, art. cit., in particolare pp. 168-69; Finkelberg
1998.
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