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Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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ognuno <strong>di</strong> essi mostra <strong>di</strong> possedere una sua specifica concezione della<br />

“verità”, naturalmente intesa come verità poetica.<br />

Per Callimaco la verità si identifica essenzialmente con ciò che trova<br />

riscontro nella tra<strong>di</strong>zione. Quando questo poeta impiega i termini<br />

attinenti alla sfera semantica della “verità”, li riferisce quasi sempre a<br />

qualcosa che è attestato nella tra<strong>di</strong>zione, che proprio in virtù <strong>di</strong> ciò<br />

sembrerebbe da lui venir giu<strong>di</strong>cato “vero”.<br />

Tutto questo si riscontra sia nei contesti in cui viene impiegato l’<br />

aggettivo ÞlhqÔj, sia in quelli in cui compaiono i lessemi sinonimici, i<br />

quali svolgono per lo più la medesima funzione <strong>di</strong> ÞlhqÔj, ma che<br />

vengono in alcuni luoghi preferiti da Callimaco principalmente per<br />

ragioni stilistiche, ovvero in virtù <strong>di</strong> un fine “zelotico-lu<strong>di</strong>co” nei<br />

confronti della <strong>di</strong>zione omerica.<br />

Quanto detto vale in modo particolare per l’aggettivo teój, termine<br />

peculiare del lessico omerico che sparisce dal panorama letterario greco<br />

già fin da Esiodo, finché non viene riesumato proprio dai poeti<br />

alessandrini. Tale vocabolo doveva essere percepito da Callimaco come<br />

un omerismo molto forte 689 , ma, come si desume dai contesti in cui<br />

viene utilizzato, il valore che esso assume è per lo più il medesimo <strong>di</strong><br />

quello acquisito da ÞlhqÔj in altri passi. Lo zÁloj `OmhrikÒj <strong>di</strong><br />

Callimaco non è ravvisabile solo tramite l’elevata incidenza <strong>di</strong> teój, il<br />

più frequente tra i sinonimi <strong>di</strong> ÞlhqÔj nel corpus callimacheo, bensì<br />

anche tramite la quasi completa esclusione <strong>di</strong> un lessema quale œtumoj<br />

– in Callimaco questo aggettivo è hapax –, il quale, nella letteratura<br />

successiva a Omero, <strong>di</strong>viene il più comune sinonimo <strong>di</strong> ÞlhqÔj, ma <strong>di</strong><br />

cui nell’ Iliade e nell’ O<strong>di</strong>ssea si riscontrano solo scarse attestazioni 690 .<br />

Esistono inoltre casi in cui l’alessandrino pre<strong>di</strong>lige i sinonimi per<br />

precise ragioni semantiche. Ciò avviene in modo particolare per<br />

l’aggettivo t»tumoj, che Callimaco impiega in contesti ove si tratti <strong>di</strong><br />

689<br />

Un omerismo si deve considerare anche ¢trek»j, sebbene esso non sparisca definitivamente dal<br />

panorama letterario greco, come invece avviene per teój. Esso viene tuttavia impiegato da<br />

Callimaco un’ unica volta; cfr. Inno per i lavacri <strong>di</strong> Pallade, 137.<br />

690<br />

In Omero quest’ ultimo aggettivo è molto raro; se ne registrano due attestazioni nell’ Iliade, X, 534;<br />

XXIII, 440, e quattro attestazioni nell’ O<strong>di</strong>ssea, IV, 140; XIX, 203, 567; XXIII, 26, mentre risulta<br />

assente negli Inni omerici.<br />

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