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verità celate all’ interno dell’ animo 194 , i desideri reconditi e la natura
stessa dell’ uomo 195 . Il vino veniva infatti definito anche “specchio”
dell’ anima, come ci testimonia ancora Alceo, fr. 333 V.: o%inoj gàr
¢nqrèpoij d…optron 196 , o Eschilo, fr. 393 R.: kátoptron e‡douj
calkÒj æst’, o%inoj dè noà. A queste si connettono anche le
testimonianze 197 di Theogn., 500: ¢ndròj d’ o%inoj œdeixe nÒon; e Ion.
fr. 1.12 Gent.-Prat.: tÏn ÞgaqÏn basileùj o%inoj œdeixe fúsin.
Nel contesto in cui la gnome venne elaborata, il simposio di hetairoi del
VI sec. a. C., essa aveva valore sia da un punto vista erotico che
politico. Il vino era infatti un medium per “verificare la coralità dei
singoli, svelando il compagno ai compagni”, come osserva Privitera 198 ,
cioè la loro aderenza ideologica al gruppo, oltre che le propensioni
amorose. In Alceo la “verità” menzionata nella gnome molto
probabilmente pertiene a entrambi gli ambiti, erotico e politico.
La citazione del verso alcaico da parte di Teocrito nell’ incipit del
componimento ha fondamentalmente la funzione di conferire ad esso
un’ ambientazione simposiale, e di fornire al lettore un’ indicazione
precisa riguardo al proprio referente poetico 199 . In Teocrito tuttavia
viene meno qualunque genere di valenza politica nella gnome, e tramite
il neutro plurale Þlaqéa vengono caldeggiate verità di natura
squisitamente erotica 200 . Il resto del carme si dispiega infatti in una
194
Cfr. Ath. 10, 427 f, il quale inserisce la citazione all’ interno di un aneddoto in cui si narra delle
esortazioni di Pittaco a Periandro a non bere per impedirgli di rivelare la sua vera natura: Þllà kaì
Pittakòj Periándr_ tù Korinq…_ parÇnei m¾ meqÚskesqai mhdè kwmázein, †n’, œfh, m¾
gnwsqÍj o*ioj ín tugcáneij, Þll’ oÙc o*ioj prospoiÍ. Cfr. inoltre il proverbio tò n tÍ kard…= toà
nÔfontoj æpì tÖj glÍsshj toà meqúontoj attestato in Plutarco, De Garrulitate, 503 f e Schol. Plat.
Symp., 217e.
195
Cfr. peraltro Ath. 2, 37e: oë pínontej o÷ mónon çautoùj æmfanízousin
o†tinej e„sin, ¢llà kaì tîn ¥llwn ›kaston ¢nakalúptousi parrhsían
¥gontej.
196
Va tuttavia precisato che con il termine d…optron si indicava lo “specolo”, strumento che consentiva
di guardare all’ interno delle cavità.
197
Cfr. anche Callia di Argo, A. P. XI, 232, 3-4: Aêeì moi dokéeij kakòj œmmenai< o%inoj ælégcei / tòn
trópon< o÷k ægénou nûn kakòj, Þll’ æfánhj.
198
1970, p. 101.
199
L’ Idillio XXIX, come si è detto, costituisce infatti uno dei carmi “eolici” della raccolta, non solo per
metro e dialetto, come l’ Idillio XXVIII, bensì anche per i contenuti, come l’ Idillio XXX. Attraverso la
tematica trattata, l’ amore omoerotico, Teocrito si riaggancia infatti alla lirica erotica arcaica di matrice
eolica destinata al simposio. Per un’ analisi dettagliata del componimento cfr. R. Pretagostini, art. cit.,
1997, pp. 9-17.
200
Una eco molto forte è rappresentata da Asclepiade, A. P. XII, 135, 1-2, che
definisce il vino “controprova” dell’ amore: O%inoj œrwtoj œlegcoj< ærân
Þrneúmenon Ómîn / ½tasan aë pollaì Nikagórhn propóseij.
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