Visualizza/apri - ART - Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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libro. In epoca ellenistica la produzione culturale ha come premessa<br />
necessaria la “conservazione” del sapere, inteso come il frutto dei<br />
maestri del passato. I poeti ellenistici, in particolar modo quelli che<br />
lavorano all’interno del Museo <strong>di</strong> Alessandria, si de<strong>di</strong>cano in primo<br />
luogo alla “manutenzione” e alla “sistemazione” della tra<strong>di</strong>zione,<br />
posseduta e catalogata in forma scritta.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o e la profonda conoscenza <strong>degli</strong> autori antichi, dai quali i poeti<br />
alessandrini non prescindono mai, ingenera in costoro una nuova<br />
coscienza e una nuova concezione della poesia. Essa è ormai <strong>di</strong>venuta<br />
una <strong>di</strong>sciplina, è cioè oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, e con un referente elitario – gli<br />
intellettuali <strong>di</strong> corte. Tuttavia, è proprio sulla base dello stu<strong>di</strong>o e dell’<br />
investigazione che essa rinasce 31 . Sebbene i poeti alessandrini anelino<br />
all’innovazione, ricercando con ogni mezzo l’originalità, la loro poesia<br />
presuppone sempre un “modello”, sulla base del quale cercare la<br />
variazione 32 .<br />
Alla stregua del poeta arcaico, il poeta <strong>di</strong> epoca ellenistica va così<br />
considerato ancora depositario della tra<strong>di</strong>zione, tramite la quale viene<br />
tenuto vivo il legame fra il passato e il presente; tra<strong>di</strong>zione che però<br />
non è più affidata alla memoria, giacché da orale essa è <strong>di</strong>venuta scritta,<br />
e non più destinata ad un’ intera collettività in quanto bagaglio <strong>di</strong> valori<br />
e <strong>di</strong> ammaestramenti paideutici in cui la collettività si identifica.<br />
Può allora il poeta ellenistico essere considerato ancora portavoce <strong>di</strong><br />
verità? E inoltre, <strong>di</strong> che tipo <strong>di</strong> verità?<br />
Tramite uno stu<strong>di</strong>o sistematico del lessico inerente la sfera semantica<br />
dell’ ÞlÔqeia, la mia ricerca mira ad in<strong>di</strong>viduare quale sia l’esatto<br />
valore e in che ottica tali termini vengano impiegati dai poeti<br />
alessandrini, al fine <strong>di</strong> inferire cosa essi intendessero e che concetto<br />
avessero <strong>di</strong> “verità”, e in particolare <strong>di</strong> “verità poetica”, alla luce delle<br />
mutazioni del pensiero, della metamorfosi delle strutture della società e<br />
della ra<strong>di</strong>cale trasformazione dei mezzi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della cultura.<br />
31 A proposito dei poeti-filologi alessandrini, M. G. Bonanno, 1995, p. 85, osserva che essi sono<br />
“consapevoli <strong>di</strong> poter “creare” soltanto leggendo, e rileggendo, nella loro unica e accidentale identità, i<br />
testi tra<strong>di</strong>zionali, promuovendoli a “classici”, rimotivandone la parola data, riaffermandone il destino <strong>di</strong><br />
ktÖma æj Þeí, e così salvando anche se stessi per il futuro”.<br />
32 Cfr. Lanza-Vegetti, op. cit., p. 117 “il poeta alessandrino assume questa ricchissima tra<strong>di</strong>zione e ci si<br />
muove, per così <strong>di</strong>re, trasversalmente, combinando generi e contenuti, moduli <strong>di</strong>alettali e metrici,<br />
giocando con la massima libertà con allusioni e citazioni.”<br />
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